Raccolta di firme a Sonogno in favore di due richiedenti l’asilo cui la Sem ha già risposto ‘picche’ per due volte, intimando loro di lasciare la Svizzera
Solidarietà ma anche tanta preoccupazione in Valle Verzasca per la sorte di una mamma e della figlioletta di 8 anni, di nazionalità afghana. Stando alla Segreteria di stato della migrazione, le due non hanno la possibilità di restare in Svizzera, dove la loro seconda domanda di asilo è già stata liquidata con una non entrata in materia.
Come riferito dalla Rsi, la comunità verzaschese si sta mobilitando a favore di madre e figlia, che benché da pochi mesi in Ticino si starebbero già integrando molto bene. Impossibile, inoltre, pensare a un rimpatrio in Afghanistan, dove la donna è stata vessata per anni dall’ex marito.
Il problema è che stando al regolamento di Dublino, una domanda di asilo dev’essere presentata nel primo Paese toccato; nel caso della donna e della sua bambina, la Slovenia, raggiunta seguendo la rotta balcanica.
Il primo arrivo in Svizzera risale a un anno fa, ma poco ci era voluto affinché la Sem pronunciasse il suo "no" alla possibilità di una permanenza. Una sorta di "déjà vu", per la sfortunata mamma, dopo che le autorità slovene avevano dimostrato scarsissima attenzione al caso. In Svizzera le due avevano subito trovato accoglienza, la bimba era stata scolarizzata e la comunità aveva appunto dimostrato grande spirito di solidarietà. Ma una notte di maggio, un’irruzione della polizia nella pensione in cui abitavano le aveva costrette all’espatrio.
Pochi mesi dopo, il secondo tentativo, inciampato ora nella seconda decisione di non entrata in materia da parte della Sem, che come troppo spesso accade si limita a seguire pedissequamente le regole della burocrazia, senza preoccuparsi se su di esse si stanno posando lacrime innocenti.
Valentina Matasci, fra le donne verzaschesi che hanno promosso una raccolta di firme a favore delle due ospiti, ha confermato alla Rsi che la famiglia è molto bene integrata e nulla osterebbe a una sua permanenza in seno alla comunità. Ma le prospettive di successo dei "buoni" sembrano essere esigue. Questo, nonostante il battagliare degli avvocati, che proveranno ancora a giocare la carta della vulnerabilità di madre e figlia, chiedendo alla Svizzera di rinunciare all’espatrio in un Paese incapace di gestire adeguatamente le domande di asilo.
Se tutti i tentativi andassero falliti, madre e figlia dovranno lasciare la Svizzera al più tardi il 1° giugno prossimo.