La corsa al regalo fa bene ai commerci in riva ai due laghi. Quadro a tinte più fosche per Bellinzonese e Mendrisiotto
Bene a Locarno e Lugano, entusiasmo più contenuto a Bellinzona e Chiasso. È questa la mappa del commercio natalizio ticinese. Se in riva al Verbano e al Ceresio la corsa al regalo ha ridato il sorriso ai commercianti, nella capitale e a sud del cantone i riscontri delle aperture straordinarie sono più smorzati.
A Bellinzona, all’ombra dei castelli, le due domeniche di aperture straordinarie hanno restituito due dinamiche contrapposte. «La prima domenica, probabilmente per la meteo non molto favorevole, con temperature rese ancora più pungenti dal vento, è stata decisamente sotto tono – conferma la presidente della Società di commercianti di Bellinzona Claudia Pagliari –. La seconda, in generale, le cose sono andate bene, anche se ovviamente non a sufficienza per colmare la magra che c’è stata in precedenza». Che tipologia di clienti si è avuta in questi giorni nella capitale? «L’ultimo mercatino natalizio, animano anche da alcune bancarelle del Canton Uri, ha portato a Bellinzona qualche svizzerotedesco in più. Anche se, in generale, per noi commercianti della piazza bellinzonese, il cliente occasionale proveniente da oltr’Alpe è solo un surplus, mentre per poter far quadrare i conti necessitiamo di lavorare con la gente del posto».
In generale, rispetto agli anni scorsi, il bilancio che traccia Claudia Pagliari delle aperture straordinarie prenatalizie è al ribasso: «Decisamente. L’anno scorso, un po’ per le residue limitazioni dettate dalla pandemia, un po’ per timore, la gente optava per il commercio locale. Quest’anno, invece, in molti hanno (ri)preso la strada vero altre piazze, e in particolare dell’Italia. Spiace constatarlo, ma si ha quasi l’impressione che la gente si sia scordata, e anche in fretta, di quanto abbiamo fatto, veri e propri salti mortali, durante la pandemia e il lockdown. Oltre a tutto ciò c’è anche la concorrenza di Internet...». Come invertite la tendenza? «Non si può dire che non ci abbiamo provato. Anzi, abbiamo fatto di tutto e di più per affezionare il cliente alla piazza bellinzonese. Al punto che c’è anche un certo sfinimento tra i commercianti, perché al di là di tutto è stato un periodo comunque molto impegnativo, e i margini di profitto sono sempre più risicati: si lavora sempre di più per un ritorno sempre più esiguo».
E il Black Friday, quando ha influito sull’andamento dello shopping natalizio? «Anche qui la concorrenza di Internet è impari. Finché era una novità, il Black Friday aveva portato a un certo aumento degli affari, ma poi tutto è rientrato nei ranghi. Al punto che per il futuro occorrerebbe fare una seria riflessione sull’opportunità di cambiare rotta: quest’anno, ad esempio, a mio modo di vedere questo ‘evento’ ha portato poco o niente in più alla cifra d’affari di gran parte dei commercianti della piazza della capitale».
In riva al Lago Maggiore il clima natalizio ha portato una ventata di positività. «In queste ore sto raccogliendo le impressioni dei principali attori di Città Vecchia e devo dire che i riscontri sono tutti positivi – sottolinea il presidente della Pro Città Vecchia Corrado Di Salvo –. Non saranno cifre astronomiche ma sostanzialmente tutti sono unanimi nel dire che il 2022, e in particolare il periodo che precede il Natale, ha riservato belle soddisfazioni». Rispetto al periodo pandemico, o facendo il paragone con 2020 e 2021? «A grandi linee l’andamento è simile a quello precedente la pandemia. Il 2021, complici non da ultimo le restrizioni e le frontiere in parte o completamente chiuse, era stato un anno particolare per il commercio locale, falsando un po’ le vendite rispetto al saldo naturale. Logicamente all’inizio di quest’anno c’è effettivamente stato un calo percettibile delle vendite, ma riassorbito con il passare dei mesi. E questo dicembre il vento è tornato a soffiare in modo deciso nella direzione giusta. Chissà, forse a giocare a nostro favore sono state anche le chiusure di alcuni negozi in Piazza Grande; uno su tutti la Globus: probabilmente anche questo ha contribuito a far sì che la gente (ri)scoprisse i negozi a ovest della Città. Nella mia attività (un negozio di pelletteria, ndr), se paragono la cifra d’affari con quella dei due anni precedenti, siamo in positivo. E lo stesso me l’hanno confermato gli altri negozianti: la prima neve ha fatto decollare i negozi di sport, quelli della moda sono pure loro stati parecchio sollecitati nelle ultime settimane e le pasticcerie, beh, in queste settimane sono ovviamente prese d’assalto. Sì, diciamo che questo può essere considerato un buon Natale. Le cifre insomma confermano quella che era la mia impressione: che al tirar delle somme per i commerci di Città Vecchia il 2022 sarebbe stato un anno interessante».
A portare parecchia gente in Città Vecchia, fra le altre cose, ha contribuito il consueto mercatino natalizio del giovedì sera, di cui Di Salvo è un co-organizzatore. «Un appuntamento classico, che a bocce ferme si è rivelato un grande successo. Addirittura, per ambiente che c’era quella sera, sembrava di essere tornati indietro di sei-sette anni, ai tempi del vero e proprio boom, quandotutto era più rilassato». E le domeniche di aperture straordinarie, come sono andate? «La prima benissimo, la seconda, domenica scorsa, bene».
Come a Bellinzona, anche a Lugano le due domeniche di aperture straordinarie hanno conosciuto andamenti (e fortune) contrapposte. Ma qui, più che la meteo, a incidere, è stata l’atmosfera in generale. «L’impressione, raccolta un po’ da tutti gli associati, è che la marcia di avvicinamento al Natale sia partita un po’ in ritardo rispetto agli altri anni – osserva il presidente della Società dei commercianti di Lugano Rupen Nacaroglu –. Di conseguenza la prima domenica di aperture straordinarie ha avuto una risposta solo tiepida della gente. Nell’aria non c’era ancora quella sensazione di Natale imminente... Un po’ anche perché il freddo caratteristico di questo periodo dell’anno è arrivato più tardi, e un po’ perché quest’anno il Natale cade in weekend, per cui anche dopo l’ultima domenica, la gente ha ancora un’intera settimana per fare gli ultimi acquisti, cosa che per una volta rende meno determinante l’apertura straordinaria sulla cifra d’affari globale di questo periodo. Ad ogni buon conto la seconda domenica, la scorsa, è stata assai positiva, sia per l’affluenza nei negozi, sia per le vendite: un ottimo modo per introdurre il rush finale dell’ultima settimana insomma. La cosa interessante, a ogni modo, è che quest’anno si è notato un certo aumento del turismo, non tanto o non solo nei negozi, ma anche negli alberghi. L’apertura di Alptransit in questo senso ha sicuramente contribuito a questa tendenza, facendo anche crescere il numero di turisti di giornata. Aspetti, questi, che lasciano ben sperare per il futuro, sebbene la prospettiva di un 2023 marcato da un aumento generalizzato del costo della vita, con alcuni rincari già concretizzati, giocherà anch’essa un ruolo determinante nell’andamento degli affari. Così come altri fattori, non da ultimo il rapporto franco-euro... Tutte cose che hanno il loro peso nella serenità con cui la gente fa i suoi acquisti. ».
«Per quanto riguarda l’affluenza in settimana non possiamo lamentarci per come sono andate le cose in questo periodo prenatalizio: di gente ce n’era; più desolante invece è stato il quadro delle aperture domenicali straordinarie e dell’Immacolata...». La radiografia la tratteggia il Carlo Coen, presidente della Società dei commercianti del Mendrisiotto nonché titolare di un negozio di abbigliamento nella zona sud di corso San Gottardo. Come mai? Questione di prossimità con il confine? «No, non direi che il confine centri qualcosa in particolare nello specifico. Più che altro, oggi come oggi, Chiasso la domenica non ha granché da offrire. Men che meno il fine settimana, quando anche i bar sono chiusi... Se una persona non può nemmeno sedersi a un tavolino per bere un caffè tra un acquisto e l’altro, perché mai dovrebbe essere invogliata a fare shopping durante un giorno festivo? Paradossalmente una volta capitava il contrario: i sabati e le domeniche erano i giorni con le maggiori affluenze nei negozi, ora, invece, la tendenza si è invertita. Una ventina d’anni fa, però, su cento attività presenti nel centro, tutte o quasi erano negozi. Col passare del tempo questi hanno ceduto il posto ad attività di servizio: centri estetici, parrucchieri, ottici, fisioterapisti, banche, assicurazioni, dentisti, centri medici, tutti ovviamente che rimangono con la saracinesca abbassata in occasione delle aperture straordinarie. Di fronte a questo scenario, è (purtroppo) normale che il weekend il quadro sia desolante: la gente, va altrove, magari a Lugano, o Locarno, e, soprattutto in inverno cerca un posto dove può anche stare al caldo».
Quali sono i prodotti che sono andati per la maggiore quest’anno? «Nel campo della mia attività, oggi la gente punta su un prodotto di moda, ma a basso prezzo. Prima di acquistare un capo di un certo valore, oggi ci pensa due o tre volte. Anche se ovviamente le grandi firme continuano a essere prodotti ricercati». E la prossimità col confine, quanto ha inciso sull’andamento dello shopping natalizio nel Mendrisiotto? «In generale noi lavoriamo molto bene con clienti che arrivano da fuori, come da Lugano, dalla regione e pure con qualcuno che arriva dall’Italia. In dogana, ad ogni buon conto, la coda di ticinesi che sbrigano le pratiche doganali per il ‘tax free’ è immancabile. Quest’anno, però, qualcuno in più dall’Italia è arrivato». Una tendenza che per Carlo Coen ha un suo perché: «A spingerli a varcare il confine è stato soprattutto il marcato aumento dei prezzi, dettato dall’esplosione dei costi in generale, decisamente più marcato che in Svizzera. Un salasso che l’attività commerciale, per poter restare a galla, ha dovuto riversare sul cliente. In ogni caso, oggi come oggi non è tanto al confine che dobbiamo rapportarci, ma a Internet: è lì che i giovani fanno i loro acquisti, non oltre frontiera (fisica)».