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Carobbio: ‘Non mi dimetto. Io già in governo? Arrogante dirlo’

La consigliera agli Stati socialista e candidata in governo replica alle polemiche sulle sue mancate dimissioni: ‘A Berna ancora tanti temi da affrontare’

‘Ho rispetto per l’elettorato’
(Keystone)
16 dicembre 2022
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«Se il pomeriggio del 2 aprile sarò eletta nel governo cantonale, inoltrerò subito le mie dimissioni dal Consiglio degli Stati. Fino ad allora continuerò a lavorare a Berna nell‘interesse del Ticino, come previsto dalla mia attuale funzione». Ne parlano giornalisti, addetti ai lavori, se ne parla dentro e fuori il parlamento, tanti hanno espresso le loro opinioni. A mancare con completezza, finora, è stata la voce della diretta interessata. In un lungo colloquio con ‘laRegione’, la ‘senatrice’ del Ps Marina Carobbio, candidata al Consiglio di Stato ticinese con la lista ‘Socialisti e Verdi’ motiva la sua decisione.

Per quale motivo ha deciso di mantenere il seggio agli Stati nonostante da più parti si siano fatti pressanti gli inviti a dimettersi per far partire prima il meccanismo dell’elezione suppletiva?

Ho assunto degli impegni nei confronti delle numerose persone che mi hanno votata, è quindi mia intenzione portare avanti il mio lavoro al Consiglio degli Stati, e ho espresso la volontà di continuare a impegnarmi per loro se sarò eletta in governo a Bellinzona il prossimo aprile. Non sarebbe rispettoso e neanche serio dimettermi in anticipo da Berna per fare la campagna elettorale rinunciando all’impegno preso soprattutto considerando che ci sono temi importanti di cui mi occupo e che interessano direttamente il Ticino.

Quali?

Sono l’unica rappresentante ticinese nella commissione della sicurezza sociale e della sanità a Berna. A gennaio in commissione, e in marzo nel plenum, tratteremo l’iniziativa sul freno ai costi sanitari, quindi delle misure per arginare gli effetti sui premi. Sempre a gennaio tratteremo la 13esima Avs, molto urgente per rispondere all’erosione delle rendite e alle difficoltà dei pensionati anche perché, come attesta uno studio di Pro Senectute, il Ticino è il cantone col più alto numero di anziani a rischio povertà. Poi, entro marzo, dovremmo terminare l’esame della Legge sulla previdenza professionale. In un’altra commissione in cui siedo, quella che si occupa di ricerca, formazione e cultura, invece, a gennaio affronteremo proposte legate alla parità di genere, ma anche legate alla ricerca, che è importantissima per il Ticino, dal momento che investendo nella transizione energetica e nella biomedicina possiamo creare posti di lavoro qualificati ed evitare l’esodo di giovani dal nostro cantone. Credo sia giusto continuare a impegnarmi su questi temi, anche nell’interesse del Ticino, e compiere fino in fondo il mio dovere. Sarebbe un atto di arroganza nei confronti delle elettrici e degli elettori pretendere di avere già il seggio in Consiglio di Stato, perché la lista rossoverde è composta da candidati qualificati.

Ieri in Gran Consiglio nella discussione sull’iniziativa dell’Udc è stato detto che se lei avesse senso delle istituzioni si dimetterebbe per accelerare l’iter delle suppletive. Come replica?

È proprio il rispetto delle istituzioni che mi ha fatto prendere questa decisione, e me ne assumo la responsabilità fino in fondo. L’ultima parola chiaramente spetterà all’elettorato.

Però la sua elezione in governo viene considerata blindata. Non teme che la sua scelta sia giudicata come arrogante non nei confronti degli elettori, ma nel non voler lasciare un seggio finché non ne ha ottenuto un altro?

Partiamo dalla questione formale: in Ticino, la legge elettorale non regola chiaramente come affrontare questa questione, a differenza di molti altri Cantoni. C’è l’esempio attuale di San Gallo, che avrà un seggio vacante durante la sessione di marzo, e sarà rioccupato solo a partire da giugno. Per il Ticino, se mi dimettessi oggi come richiesto da alcuni, non cambierebbe molto: ci sarebbe in ogni caso almeno una sessione vacante seguita da delle elezioni suppletive. La stessa situazione che si verificherebbe il prossimo aprile dopo una mia eventuale elezione al governo cantonale. Guardi, io non so cosa succederà ad aprile, ho un grande rispetto della volontà popolare e credo tocchi alla popolazione decidere liberamente da chi farsi rappresentare in governo. La politica può essere imprevedibile. Staremo a vedere, io mi propongo alle cittadine e ai cittadini con delle proposte politiche per salvaguardare il potere d’acquisto, per percorsi formativi e posti di lavoro nell’ambito dell’economia circolare, per più inclusione e un’effettiva parità di genere. Avevo messo in conto che la mia candidatura al Consiglio di Stato avrebbe suscitato reazioni negative da parte dei partiti di centrodestra, perché ciò permette di spostare l’attenzione da quella che è la vera novità di queste elezioni, e cioè la lista unitaria ‘Socialisti e Verdi’ che si pone come unica alternativa al sistema attuale. Invece che discutere dei temi che portiamo – giustizia sociale e climatica, lotta alla povertà e alle disuguaglianze, formazione come investimento per il futuro – si preferisce centrare la discussione su questo tema per cercare di indebolire le nostre proposte.

I seggi al Consiglio degli Stati sono seggi del Cantone, dice chi vorrebbe le sue dimissioni anticipate.

La camera dei Cantoni rappresenta evidentemente i cantoni, ma rappresenta anche posizioni politiche, sulla base delle quali siamo stati eletti. Ci sono temi dove si è di fatto portavoce degli interessi del Cantone e della sua popolazione, penso ai trasporti pubblici o alla difesa della lingua italiana, ma anche ai premi di cassa malati o alle riserve dove io stessa ho difeso le iniziative cantonali ticinesi. La componente della visione politica c’è eccome: se confrontiamo i miei voti con quelli di Marco Chiesa vediamo che a volte ho votato io seguendo le indicazioni del Cantone, altre volte lo ha fatto lui, altre ancora entrambi. Si tratta del sistema maggioritario, dove non c’è supplenza, e questo vale la pena ricordarlo a chi invoca un maggioritario anche in Ticino...

Mario Branda al vostro congresso avvertì del rischio che certe decisioni, democraticamente corrette, vengano recepite negativamente dalla popolazione. Allora si riferiva alla scelta di non candidare Amalia Mirante. Non pensa in questo caso che la scelta di rimanere a Berna fino ad aprile possa rivelarsi un passo falso?

Penso che la popolazione ticinese, da noi come dagli altri partiti, si aspetti soluzioni su temi più urgenti: precarietà nel mondo del lavoro, pressione sui salari, questione ambientale, transizione energetica, contrasto alla disoccupazione giovanile, costi della salute, pensioni... E sulla base di queste proposte decideranno da chi essere rappresentati nel governo cantonale. E, ripeto, una sessione vacante alla Camera dei Cantoni ci sarebbe in ogni modo, sia se me ne andassi adesso sia che partissi in aprile. Così come la questione di un’elezione suppletiva.

Nessun deficit di trasparenza quindi?

No. Noi siamo stati trasparenti fino in fondo, consapevoli che nel caso di una mia eventuale elezione al Consiglio di Stato, ci sarebbe stata questa situazione da affrontare. Del resto il mio partito ha coinvolto le altre forze politiche rappresentate a Berna per vedere di trovare la soluzione migliore. Spero che anche in prospettiva si trovi una soluzione non ‘ad personam’ ma utile per affrontare e chiarire l’argomento, così da permetterci ora di tornare a parlare veramente di ciò che conta, ossia dei temi politici.