Ottimo per la lotta agli incendi, il bacino da 2’800 metri cubi d’acqua sarà per la Cit anche (e soprattutto) un nuovo, importante attrattore turistico
Duemilaottocento metri cubi d’acqua a 1’470 metri di quota, per aiutare, se necessario, lo spegnimento degli incendi, ma anche (e soprattutto) per fungere da punto di incontro, svago e ristoro per i numerosi escursionisti che visitano la montagna. Sono gli estremi del laghetto multifunzionale finalmente concluso – salvo piccoli lavori di cosmetica previsti in primavera – all’Alpe Cardada. Committente dell’importante operazione di salvaguardia territoriale, ma anche prettamente turistica, è la Cardada impianti turistici (Cit) Sa, mentre il terreno è di proprietà del Patriziato promiscuo (Minusio, Brione s/Minusio e Mergoscia). Il laghetto era stato inserito ormai 10 anni fa nello studio sulla valorizzazione della montagna sopra Locarno, commissionato alla Dionea Sa di Locarno dalla Cit e dall’allora Ente turistico Lago Maggiore, oggi Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli.
Per Luca Jardini, direttore della Cit, il laghetto bell’e pronto è un traguardo da debitamente sottolineare: «Da settembre tutto quel che è arrivato d’acqua, dalle poche precipitazioni e dal "troppo pieno" del Trosa, è nel laghetto. Ed è già un piacere osservarlo. Il bacino servirà naturalmente per gli incendi, affinché gli elicotteri possano approvvigionarsi senza particolari problemi, ma sarà anche, in primo luogo, un punto di incontro e di svago». Da questo importante punto di vista, Jardini nota che «il laghetto multifunzionale è quel che si dice un oggetto di marketing, un luogo di incontro in cui le persone potranno fermarsi, mangiar qualcosa e godersi la vista imperdibile sul Lago Maggiore. Andiamo quindi a ulteriormente valorizzare una fetta di montagna che dispone già dello Stallone e della Croce. Con questo nuovo attrattore turistico potremo senz’altro fare un salto di qualità».
I primi passi a livello pianificatorio risalgono al 2014, mentre le licenze edilizie da parte dei Comuni interessati (Minusio e Brione) sono datate 2018. Il definitivo via libera al sostegno finanziario cantonale risale invece all’anno successivo.
L’"operazione laghetto", come avevano spiegato al nostro giornale qualche mese fa il geologo Giacomo Ghielmi e l’ingegnere forestale Adrian Oncelli di Dionea, comprende a monte il rifacimento della condotta di captazione esistente dalla sorgente sotto la Cima della Trosa alla Capanna Stallone, per sfruttare i surplus d’acqua per le esigenze del nuovo bacino artificiale. A valle v’è invece stato il ripristino tecnico e dell’ambiente sorgivo naturale delle antiche Sorgenti Veroniche: delle 7-8 originarie, un terzo è stato recuperato e vi è stato integrato un sistema di pompaggio alimentato a energia solare. Grazie alle pompe il laghetto potrà essere rigenerato e fitodepurato, evitando che l’acqua marcisca e trasformi lo specchio d’acqua in stagno.
Come già puntualizzato a suo tempo dai due tecnici, anche Jardini rileva che «il mantenimento di un’acqua pulita non significa che il laghetto sarà balneabile. Anzi, per ragioni di sicurezza non lo sarà». Anche se inevitabilmente, conoscendo la "forma mentis" di molti turisti di giornata (specie se accaldati) non è da escludere che l’eco di qualche tuffo arriverà allo Stallone.
Dei 2’800 metri cubi d’acqua contenuti nel bacino, 1’850 saranno sfruttabili ai fini di spegnimento degli incendi.