La Procura ha firmato un Decreto d’accusa nei confronti di un operaio comunale, che si è opposto. Si va in Pretura penale
Vie di fatto. È questa l’accusa promossa a suo tempo dal Ministero pubblico nei confronti di un collaboratore della squadra esterna di Biasca gestita dall’Ufficio tecnico comunale. Non proprio, quindi, una scazzottata fra due persone – come avevamo riferito a inizio maggio –, ma un atto di violenza subito lo scorso 30 marzo dal caposquadra Ivar Albertoni. Terminata l’inchiesta, la Procura ha firmato il 12 settembre un Decreto d’accusa proponendo che l’operaio manesco venga condannato al pagamento di una multa. Questi, patrocinato dall’avvocato Patrick Gianola, ritenendosi innocente ha nel frattempo inoltrato opposizione, accettando così di sottoporsi a un processo che la Pretura penale dovrà ora agendare. I fatti così come ricostruiti dal procuratore indicano che l’operaio durante una discussione col proprio superiore – seduto alla sua scrivania nei magazzini comunali – lo avrebbe afferrato per le spalle, colpendogli la nuca e graffiandogli il braccio sinistro. E questo perché non era d’accordo con un compito assegnatogli: si è dapprima lamentato verbalmente e in seguito sarebbe passato alle vie di fatto dopo che il caposquadra ha confermato la propria decisione dicendogli che se non era d’accordo avrebbe potuto uscire e andare a casa.
Non ha invece trovato fondamento, per mancanza di prove, l’ipotesi di reato di minaccia: stando ad Albertoni, che aveva sporto querela lo stesso giorno nel quale sono avvenuti i fatti, l’operaio gli avrebbe anche detto "ti sbriso il musone" (ovvero "ti spacco la faccia"). Una versione dei fatti che, tuttavia, un testimone intervenuto a separare i due dopo l’alterco, non ha confermato, pur non escludendo che tali parole fossero effettivamente state dette. Secondo l’operaio indagato, invece, non sarebbero mai state proferite minacce e i due non sarebbero mai venuti alle mani.
Ricordiamo che a seguito di questo episodio il Municipio ha ordinato l’avvio di un’inchiesta amministrativa – condotta da una delegazione dell’esecutivo con la collaborazione dell’avvocato Marco Bertoli, già procuratore pubblico e attuale sindaco di Cadenazzo – per approfondire cosa stia succedendo all’interno dell’Ufficio tecnico, squadra esterna inclusa. Stando a nostre informazioni, si parla di comportamenti discriminatori, di mobbing e di emarginazione sistematica. Fatti che l’inchiesta, ormai in corso da diversi mesi, sta ancora accertando. Di conseguenza il clima all’interno del settore resta, evidentemente, molto teso. La speranza è quindi che la situazione si possa risolvere il più presto possibile.