Nicola Bagnovini (Ssic): ‘Gli strumenti ci sono’ per evitare incarichi a ditte poco affidabili. Ma questo non esclude che continuino a esserci infrazioni
«Una tragedia è sempre una di troppo». Nicola Bagnovini, direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic), sottolinea tuttavia che nel nostro cantone «abbiamo una media di infortuni inferiore a quella nazionale. E questo dimostra che la maggioranza delle ditte opera in modo adeguato». In ogni caso, «il lavoro sottocosto, generato da una fortissima concorrenza, è da anni un grandissimo problema anche per le aziende stesse, che fanno tutto il possibile per mantenere l’occupazione soprattutto quando il lavoro diminuisce». Sottocosto che si cerca di combattere con ad esempio la legge sulle commesse pubbliche: «Per scegliere a quale ditta assegnare un’opera si valutano diversi criteri e non solo il prezzo e il programma lavori dei quali si può anche valutarne l’attendibilità». Insomma, in generale, «gli strumenti ci sono per identificare la migliore offerta che non è per forza quella dal costo minore. Penso ad esempio alle referenze e all’organizzazione dell’impresa. Ma questo non esclude purtroppo la corsa al ribasso».
Bagnovini non vuole entrare nel merito delle cause che lo scorso 9 novembre hanno provocato la morte di un operaio 44enne sul cantiere di via Ghiringhelli a Bellinzona. «Bisogna attendere l’esito dell’inchiesta», afferma a ‘laRegione’. Inchiesta che permetterà di capire quali sono stati i motivi che hanno portato a questa tragedia, così da «fare in modo che non succeda più, affidandosi maggiormente alla prevenzione». Resta il fatto che, evidentemente, c’è stato un grave problema, legato, secondo Unia, ai ritmi frenetici imposti ai propri lavoratori da una ditta di casseratura e muratura di Roveredo attiva sul cantiere in questione. Impresa che ha già ricevuto multe per decine di migliaia di franchi inflitte dalla Commissione paritetica cantonale per l’edilizia ticinese, ma che continua a essere attiva senza cambiare atteggiamento: stando al sindacato, mette eccessivamente sotto pressione gli operai affinché lavorino il più rapidamente possibile per abbattere i tempi di consegna. Con possibili conseguenze sulla sicurezza.
Ma le multe inflitte alle ditte che non rispettano le regole servono a migliorare la situazione? «In caso di infrazioni sul Contratto collettivo di lavoro la Commissione paritetica può infliggere sanzioni pesanti. Per quanto riguarda invece la sicurezza l’organo di controllo è la Suva che ha tutti gli strumenti per sanzionare le aziende, incluso il blocco del cantiere in caso di gravi violazioni delle norme di sicurezza», rileva il direttore della Ssic. Questa procedura «funge da deterrente e lo dimostrano i miglioramenti a livello di prevenzione messi in atto dalla maggior parte delle imprese. Ma più che le sanzioni, a portare un’accresciuta cultura della sicurezza sul lavoro vi è il costante lavoro di sensibilizzazione che vien fatto a tutti i livelli dell’azienda. Negli anni abbiamo ottenuto buoni risultati nella riduzione degli infortuni. Ovviamente, però, bisogna ancora migliorare soprattutto nel campo degli infortuni gravi, pur consapevoli che sui cantieri il rischio zero non esiste anche perché le varie attività sono in costante evoluzione e riguardano differenti attori».
Ma come si è arrivati a questa riduzione? «Il Contratto collettivo di lavoro a livello nazionale, impone il rispetto della sicurezza facendo capo a leggi e ordinanze federali che valgono sull’intero suolo nazionale. Poi il contratto collettivo cantonale risulta un po’ più restrittivo su alcuni punti (ad esempio, si dice che bisogna interrompere il lavoro in caso di pioggia, peraltro solo se è tecnicamente possibile e in tal caso è compito del datore di lavoro fornire ai lavoratori i necessari dispositivi di protezione individuale). Il Concetto settoriale in uso nel nostro settore stabilisce inoltre che ogni impresa di costruzione deve avere un preposto alla sicurezza appositamente formato e che deve seguire un corso di aggiornamento ogni anno», precisa Bagnovini. «E in Ticino ne abbiamo circa 600 di preposti alla sicurezza formati dalla Ssic». A ciò va poi aggiunto che «la direzione lavori su un cantiere ha anche il compito di controllare il buon svolgimento delle operazioni, mediante controlli regolari a garanzia della qualità dell’opera. Non da ultimo in Ticino vi è da oltre vent’anni l’Albo delle imprese che richiede determinate garanzie a livello di conoscenze professionali e di sicurezza, come la presenza per ogni ditta di un responsabile tecnico che funge da garante grazie a specifiche conoscenze professionali e a una pluriennale esperienza».
Misure che hanno anche portato dei risultati: «Siamo passati da 415 infortuni all’anno ogni mille lavoratori a tempo pieno nel 1990 a 150 nel 2021. Da diversi anni, in Ticino siamo sotto la media nazionale». Ciononostante, «purtroppo l’infortunio grave rimane ricorrente: tutti gli anni abbiamo mediamente un caso e questo è disarmante».
In Ticino la media di infortuni è inferiore a quella nazionale
Vi sono poi altri «strumenti per evitare scorrettezze», prosegue il direttore della Ssic. «Nel caso di una commessa pubblica vengono valutati diversi criteri. Criteri che dovrebbero permettere di identificare la miglior offerta, che non è per forza è quella con il prezzo più basso. Infatti, se quest’ultimo si scosta molto dalla media, può essere giudicato poco attendibile, così come per il programma dei lavori» e quindi l’offerta viene penalizzata. Oltre al prezzo vengono valutati anche «l’organizzazione dell’impresa, le referenze, la formazione degli apprendisti o il perfezionamento professionale. Ricordo che per le commesse pubbliche nessun criterio può avere una ponderazione superiore al 50%, neppure il prezzo».
Sono dunque questi gli strumenti per cercare di alleviare la pressione sui prezzi? «Altri non ce ne sono, anche perché con il libero mercato sono le ditte che stabilisco il loro prezzo. Noi non possiamo che richiamare tutti al rispetto dell’etica e della correttezza e la maggior parte delle nostre imprese dimostra quotidianamente professionalità e serietà e dunque è ingiusto strumentalizzare e generalizzare singoli eventi negativi mettendo in cattiva luce l’intera categoria dei costruttori».