laR+ Ticino

Ffs e Tilo, se la beffa prende il treno

Ritardi, soppressioni, vagoni sovraffollati e cattiva comunicazione. Viaggio nella mobilità su rotaia che ultimamente sembra avere sempre più problemi.

(Ti-Press)
16 novembre 2022
|

Locarno, ore 7.40 di un venerdì mattina di un paio di settimane fa. Piove e sotto il porticato della stazione, come ogni giorno, si è raccolto un folto numero di persone. Molti gli studenti e altrettanti i lavoratori che, per recarsi a scuola o in ufficio, utilizzano i mezzi di trasporto.

Alle 7.45 il treno – il regionale numero 80, in direzione di Chiasso – giunge lentamente a destinazione. La folla attende l’arresto del convoglio e l’uscita dei passeggeri per poter salire a bordo. Ma qualcosa va storto; le porte si chiudono frettolosamente. Qualcuno resta sul treno; la maggior parte invece resta chiusa fuori. «No, un’altra volta no!», esclama un signore, stretto nel suo cappotto grigio e con la bombetta, mentre nervosamente schiaccia il pulsante d’apertura delle porte. Una, due, tre, dieci volte. Niente. Non succede assolutamente niente. Per cercare di risolvere il problema arrivano anche un paio di dipendenti delle Ffs, ma il treno sembra deciso a non voler collaborare nemmeno con loro. Intanto i minuti passano. Il regionale 80, la cui partenza era prevista per le 7.55, è ancora fermo nonostante siano le 8 passate.

Alle 8.05 le porte si aprono finalmente, per la gioia dei pendolari rimasti in attesa sotto la pioggia battente per una ventina di minuti. Un po’ meno per il signore di prima che, appena messo piede all’interno dell’abitacolo mugugna a un passeggero compagno di ‘sfiga’: «Basta, getto la spugna. La prossima volta a Mendrisio ci arrivo in macchina!».

Col Ceneri Locarno e Lugano più vicine, ma non puntuali

C’è chi opta per spostarsi con i trasporti pubblici per cercare una valida alternativa all’automobile. Poiché se è pur vero che l’auto permette di non sottostare alle lancette dell’orologio, dall’altra il tempo passato fermi nel traffico o alla ricerca, talvolta pure disperata, di un parcheggio libero (sempre più raro nei grossi centri urbani) ridimensiona di molto l’utilizzo del mezzo privato. C’è chi decide di utilizzare bus e treni con l’intento di essere più ecologici oppure di risparmiare qualche soldo. E poi c’è anche chi sceglie di lasciare la macchina in garage perché incentivato dai grandi progetti di potenziamento della via su rotaia.

Prima fra tutte, lo ricordiamo, sei anni or sono l’apertura della galleria di base del San Gottardo. Un’opera che ha permesso al Ticino di avvicinarsi ancor di più al resto della Svizzera (e non solo). Poi l’inaugurazione del Tunnel del Monte Ceneri nel 2020, e il raddoppio parziale del binario a Locarno e Contone, l’anno dopo. Progetti questi che, non solo hanno permesso di rendere più vicini fra loro i due centri urbani del Sopra e Sottoceneri, ma anche di dimezzarne i tempi di percorrenza. Infatti ora in soli 29 minuti si raggiunge Lugano partendo da Locarno (e viceversa).

Eppure, nonostante l’ampliamento della rete ferroviaria, l’aumento dei treni (alcuni di ultima generazione) che ogni giorno transitano in lungo e in largo per il Ticino, non sembrano esserci importanti miglioramenti per quanto riguarda il servizio proposto all’utenza. Servizio che ultimamente sembra avere qualche acciacco.

Le tipologie di disagi riscontrate nelle ultime settimane sono molteplici: blocco totale della rete per alcune ore, soppressione delle tratte, guasti tecnici ai treni e all’infrastruttura ferroviaria, ritardi più o meno ampi, vagoni sovraffollati e comunicazioni confuse, in alcuni casi anche contraddittore.

La lingua comune dei pendolari

«Basta, getto la spugna. La prossima volta prendo l’auto!». Alzi la mano chi, almeno una volta durante l’ennesima disavventura coi trasporti pubblici, non l’abbia esclamato o anche solo pensato. Questa frase è entrata di diritto nel frasario del ‘pendolare tipo’. Un linguaggio che non conosce frontiere, che talvolta sbuffa e altre volte invece ha il fiatone di chi, per cercare di ridurre il ritardo accumulato, decide di mettersi a correre fino al posto di lavoro o a scuola.

Chi parla – e comprende – tale lingua non appartiene a un determinato ceto sociale, specifica età anagrafica o professione. Chi parla la lingua comune dei pendolari è costretto a convivere con treni sempre meno in orario e disservizi che lasciano con l’amaro in bocca. Deve di volta in volta riorganizzare la propria vita in base ai ritardi delle linee. E poco importa se il tabellone luminoso segna che la partenza è prevista per le 7.55, perché poi un avviso, scandito al megafono della stazione, ribalterà tutti i piani: "Ci scusiamo per il disagio". Un messaggio e una voce, quella della ‘signorina dei treni’, familiari a centinaia di pendolari ticinesi.

Un disagio condiviso dall’uomo con cappotto e bombetta, dalla sottoscritta (che si sposta prevalentemente coi mezzi pubblici) ma anche da molti altri. Come testimoniano le decine e decine di messaggi che sono giunti in redazione dopo la pubblicazione, oramai una settimana e mezza fra, di diversi articoli che trattavano la tematica, nati proprio dalle segnalazioni dei lettori.

"Da settembre 2021, ho iniziato un nuovo lavoro che mi porta a fare 2-4 volte a settimana la tratta Minusio-Manno. Essendo un fervente sostenitore del trasporto urbano, all’inizio non esitai a farmi l’abbonamento mensile, al costo di 220 franchi – inizia a raccontare F., che continua –. Dopo 3 mesi di patimenti ho deciso di lasciar perdere e affidarmi all’auto… Innanzitutto, c’è da segnalare un sistema di mobilità ‘Arcobaleno’ ben poco ‘integrato’ che porta il tragitto, secondo orario, a una durata di quasi un’ora e mezza da porta a porta.

Tratta coperta da un treno e due autobus dove la metà del tempo di percorrenza è rappresentata da tempi morti per l’attesa del prossimo bus o treno. Questo se tutto va bene, ma tra ritardi e treni soppressi, spesso ci si avvicina alle due ore. Parliamo di una tratta che in auto è di 37 km e si copre tra i 30 e i 45 minuti, dipendendo dal traffico. Traffico che, comunque, ritarda anche le tratte che devo coprire con il bus".

F., evidentemente amareggiato, si lascia poi andare a qualche considerazione di carattere più politico: "Certo, prendere il treno prima riduce il rischio di arrivare in ritardo, ma bisogna chiedersi se nel 2022, in Svizzera, sia accettabile che per spostarsi con i mezzi pubblici da una delle principali aree urbane del cantone sino alla sua principale area industriale, sia necessario considerare da un’ora e mezza fino a due ore di tempo? Bisogna chiedersi, inoltre, se con tali condizioni sia possibile aspettarsi che i mezzi pubblici, ai prezzi che conosciamo, diventino una valida alternativa al trasporto privato".

Dello stesso avviso anche G. ricordando come, spesso, chi si muove coi trasporti pubblici non prende solo il treno ma anche il bus e come anche il semplice ritardo di un paio di minuti possa far perdere la coincidenza: "Trovo assurdo che quasi ogni giovedì e venerdì il treno delle 7.23 sia in ritardo e non di poco, ma un minimo di 20 minuti, facendoci perdere le coincidenze più volte, ma anche il fatto di non creare degli orari compatibili con le poste. A Stabio (stazione sempre vuota tranne negli orari di arrivo e partenza del treno, non avendo neanche il chiosco) il treno arriva alle .36 ma il bus parte alle .33 non permettendo a nessuno che scende dal treno di prendere il bus che se fosse rimandato di 4-5 minuti sarebbe un ottimo cambio per potersi muovere".

E i disagi non sono risparmiati nemmeno per chi oltrepassa il confine. È il caso di A. "Per arrivare fino a Como trovavo una situazione imbarazzante. Ogni treno ha un ritardo a Chiasso. A volte per guasti vari e va bene, posso capire perché può capitare, ma per ritardi dovuti ai macchinisti no – spiega la nostra lettrice, che prosegue –. In un mese scolastico, sono arrivata in ritardo a scuola 19 volte. Il treno partiva da Lugano alle 7.02, arrivava a Chiasso alle 7.25 e partiva di nuovo alle 7.31, per arrivare alle 7.35. Arrivavo a scuola giusta, anzi, in anticipo se i tempi fossero stati rispettati. Prendere il treno delle 6.02 mi sembra a dir poco esagerato perché sarei rimasta fuori per un’ora (purtroppo l’ho dovuto fare, anche in inverno) così da non essere sempre in ritardo.

Il treno perfetto risale al 2019, prima del Covid. Era il treno delle 6.42. Aveva dei ritardi talvolta, ma si arrivava giusti. Non come ora, che per prendere il treno giusto, che in teoria, se fosse puntale, mi permetterebbe di essere in "anticipo", devo correre perché è sempre in ritardo. (Il problema si manifesta maggiormente a Chiasso, non a caso ci sono sempre degli addetti per aiutare i passeggeri)".

Però, come ricorda V.D., fra i disservizi non ci sono solo i ritardi. "L’altro giorno un certo numero di passeggeri che vi aveva preso posto, ha atteso invano la partenza del treno, ormai rimasto fermo al palo a Locarno, dato che le carrozze non sono state attaccate alle altre con la motrice. Infatti, il treno regionale che partiva per Chiasso sul binario uno alle 7.55, ha purtroppo "dimenticato" qualche carrozza sul binario di partenza. Loro malgrado, gli occupanti hanno dovuto attendere il treno successivo delle 8.25. Questa situazione mi è stata riferita stasera da un conoscente, che per sua sfortuna si trovava su una delle carrozze rimaste ferme; per questo disservizio è arrivato a Lugano alle 9.30 sul posto di lavoro, anziché alle 8.45 come di consuetudine".

Insomma; dalle testimonianze raccolte, fra ritardi, coincidenze mancate, cancellazioni improvvise e carrozze sovraffollate (o dimenticate in stazione) ce n’è per tutti i gusti in questo viaggio in lungo e in largo per il Ticino, dove anche la beffa prende il treno.

I dati

Il Ticino il più ritardatario

Storie, racconti e testimonianze sono sicuramente elementi importanti per comprendere meglio il quadro della situazione. Ma, al di là delle esperienze soggettive riportate dai viaggiatori, i dati offrono una fotografia più nitida del fenomeno. A restituirci numeri e percentuali sono le stesse Ferrovie federali svizzere, attraverso il loro portale statistico consultabile dal pubblico. Fra le varie voci presenti c’è quella dedicata alla puntualità dei convogli sia a livello nazionale, sia a livello regionale.

Bene a livello svizzero, meno a livello ticinese

E qui arrivano le prime sorprese. Infatti, osservando le percentuali di puntualità notiamo che, per quanto riguarda il traffico generale, ma anche il traffico su lunga e corta percorrenza, c’è stato un costante calo della puntualità da gennaio fino a settembre. Per poi riprendere (chi meno, chi più) qualche punticino di puntualità in più nel mese di ottobre.

Chi più e chi meno, dicevamo e – fra le regioni meno virtuose – compare la regione sud (ovvero la rete ferroviaria che percorre il Canton Ticino), che si situa al di sotto della media nazionale.

Per proporre qualche esempio come termine di paragone, se a inizio anno per la puntualità sul traffico generale la rete svizzera e la rete sud partivano con, rispettivamente, una percentuale di treni in orario pari al 94 per cento e 93.7 per cento, a fine ottobre la differenza fra le due si fa maggiore: la rete elvetica si attestava al 91.7 per cento, il Ticino scendeva all’86.4 per cento. Anche la forchetta mostra delle differenze non da poco. Le percentuali a livello svizzero, sia che si tratti della rete totale, sia di quelle a lunga e corta percorrenza, si situano fra il -2 e -4 per cento

La regione sud, per contro, anche in questo caso ne esce sconfitta (o campione di ritardi, come la si vuole vedere); infatti viaggia attorno al -6 e -8 per cento.

Ritardatari sì, ma rispettosi delle coincidenze

Una nota di merito che va segnalata è che, sebbene le Ferrovie federali svizzere negli ultimi mesi non abbiano "peccato" di puntualità, sono riuscite comunque a tenere alta la percentuale di treni arrivati in orario per far prendere la coincidenza ai viaggiatori. Le percentuali viaggiano attorno al 99-96 per cento e, nell’arco dei mesi, le diminuzioni, sia per la rete svizzera, sia per la rete regionale sono state minime: del -0,4 per cento per la rete elvetica e -1 per il Ticino.

Ma quando un treno è in ritardo?

Ma quando un treno può dirsi in ritardo? Stando a quanto scritto dalle stesse Ffs, un treno è considerato puntuale se arriva ai suoi posti di fermata con meno di tre minuti di ritardo. La misurazione viene effettuata rispetto agli orari cosiddetti ‘commericali’, sette giorni su sette e in tutti i posti di fermata. La raccolta dati tiene conto anche dei convogli soppressi con breve preavviso, inserendoli fra i ritardi.

L’intervista

Fra le cause anche dei ‘difetti di gioventù’

Dopo aver ascoltato le testimonianze e consultato i dati a disposizione, è giunta l’ora di arrivare al nocciolo della questione. Cosa c’è dietro a tutti questi ritardi, soppressioni e coincidenze perse? E perché succedono sempre più spesso? A rispondere ai nostri quesiti Patrick Walser, responsabile della comunicazione Ffs per la Regione Sud.

Consultando i dati presenti sul vostro portale statistico sono due le cose che saltano subito all’occhio: la prima è che, sia sulla rete generale, sia su quelle regionali, vi è un calo della puntualità da gennaio a oggi; la seconda è che il Ticino risulta essere meno puntale rispetto alle altre regioni e alla media nazionale. Come mai tali differenze?

Dal mese di maggio 2022 la puntualità della Regione Sud ha effettivamente accusato una flessione. I motivi sono da ricondurre a molteplici fattori. A inizio estate vi è stata l’introduzione del nuovo materiale rotabile Tilo aggiornato per la circolazione regionale in Italia, che in questi primi mesi ha palesato alcuni difetti di gioventù. Inoltre importanti cantieri infrastrutturali, in particolare sulla linea ferroviaria Milano-Chiasso, hanno determinato ritardi sui collegamenti della lunga percorrenza e regionali i quali, in concomitanza con l’introduzione dell’Orario dei cantieri estivi e la riduzione parziale dei relativi servizi, hanno accentuato una diminuzione della puntualità. Non da ultimo segnaliamo un sensibile aumento dei guasti all’infrastruttura ferroviaria in Italia e in Svizzera così come accresciuti controlli doganali a Chiasso. Queste diverse concause hanno inciso negativamente sulla puntualità complessiva.

Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto diverse segnalazioni riguardanti ritardi, soppressioni e problemi sulla tratta Mendrisio-Locarno (e viceversa), soprattutto durante gli orari di punta. Perché tutti questi disagi?

Veda la risposta precedente. In questo caso si fa riferimento ai collegamenti RE80 e S20. Le cause dei ritardi di cui riportiamo nella risposta precedente possono portare il collegamento RE80 da Milano, diretto a Locarno, a non poter più circolare fino a Locarno in quanto il ritardo accumulato causerebbe un effetto domino sulla linea di Locarno, che in parte è a binario singolo. Per questo motivo può eventualmente accadere che l’RE80 venga soppresso da Tenero o da Cadenazzo, stazioni nelle quali il treno inverte la sua corsa circolando poi come S20 in orario in direzione di Castione. La situazione viene costantemente monitorata e in base alle nostre statistiche è in miglioramento.

Come Ffs avete o siete intenzionati a sviluppare una strategia per cercare di ridurre i disservizi?

Eseguiamo un monitoraggio costante della situazione ferroviaria per fornire il miglior servizio possibile. Quotidianamente vengono analizzati i dati della giornata precedente e qualora necessario mettiamo in atto delle misure migliorative, ponendo il cliente sempre al centro della nostra attenzione. A medio e lungo termine la strategia coinvolge più attori per migliorare costantemente il nostro servizio. Va infine ricordato che annualmente le Ffs adattano il proprio orario, andando ad aggiustare e migliorare quanto necessario: una comunicazione in questo senso è prevista per il 22 novembre.

In caso di ritardi o soppressioni è previsto un rimborso del costo del biglietto? E per chi ha un abbonamento Arcobaleno?

Il viaggiatore ha diritto a un’indennità se giunge a destinazione con un ritardo di almeno 60 minuti. Il viaggiatore invia personalmente una richiesta di rimborso al sito di SwissPass (ndr: www.swisspass. ch/diritti-dei-viaggiatori). Per quel che concerne l’abbonamento Arcobaleno, non siamo noi a occuparcene.

Oltre alle segnalazioni abbiamo raccolto anche le "critiche" degli utenti. Sono principalmente due: il rapporto qualità-prezzo del servizio offerto ritenuto troppo caro e la comunicazione non sempre chiara. Come commentate tali affermazioni?

Per quanto riguarda la questione tariffale, non sono le Ffs a determinare i prezzi dei biglietti o degli abbonamenti ma è l’associazione mantello Alliance SwissPass. Per quel che concerne invece la comunicazione, vi sono molte variabili da tenere in considerazione. Il tipo di guasto, che può influire sulla comunicazione (ad esempio in caso di mancanza di corrente né il macchinista del treno colpito né il personale della centrale di esercizio possono fornire informazioni via altoparlanti del treno), la causa del guasto, che prima va sondata, e, di riflesso, la durata che il dato guasto può avere.

Solitamente, se tecnicamente possibile, a bordo del treno il macchinista nei primi 3 minuti informa i viaggiatori se il suddetto treno accusa un ritardo o non può proseguire la corsa; se la perturbazione supera gli 8 minuti interviene il personale della centrale di esercizio, sempre tramite annuncio sul treno, con informazioni più dettagliate. Parallelamente l’app Ffs Mobile viene aggiornata, con le indicazioni del caso. Va sottolineato che nel traffico regionale in Svizzera non vi è una presenza fissa di personale treno a bordo dei veicoli.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE