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Lugano: ‘Innocenti, ma umiliati dalle Guardie di confine’

Esposto al Ministero pubblico della Confederazione per un controllo ritenuto troppo muscoloso e ingiustificato, ‘solo perché avevano targhe albanesi’

Un intervento sproporzionato e ingiustificato?
(Ti-Press/Archivio)
11 ottobre 2022
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Abuso d’autorità, sequestro, vie di fatto, diffamazione, danno materiale. Queste le ipotesi di reato riassunte dall’avvocato Ezio Tranini in un esposto penale al Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) a causa di un intervento delle Guardie di confine ritenuto ingiustificato nei confronti del suo cliente e di un amico, entrambi cittadini albanesi. E qui starebbe uno dei nodi della vicenda: «Ci troviamo di fronte a un uso sproporzionato della forza, motivato molto probabilmente da pregiudizi xenofobi vista la cittadinanza delle persone interpellate», secondo il legale.

‘Pensavano fosse un controllo di routine’

Siamo al 7 settembre scorso, giorno della partita fra Inter e Bayern Monaco valida per la Uefa Champions League. L’assistito di Tranini e l’amico sono invitati a Milano all’incontro e colgono dunque l’occasione per accordarsi per un appuntamento a Lugano con l’avvocato, per sbrigare alcune pendenze. «Sono il suo legale da sette anni – ci spiega –. Si tratta di un imprenditore onesto e competente, attivo nel mondo dell’audiovisivo. Anche l’amico è una persona distinta e perbene, direttore di banca in Albania». A metà pomeriggio, all’auto con targhe albanesi sulla quale viaggiavano i due viene ordinato dalle Guardie di confine di uscire dall’autostrada a Lugano Sud e di accostare nei pressi di un noto fast food. «Preciso che il mio cliente aveva con sé soltanto i biglietti per la partita di calcio, una bottiglia di grappa albanese come omaggio per me e cinque litri di olio d’oliva. E basta. Per questo pensava che fosse un controllo di routine e mi ha chiamato preannunciando un piccolo ritardo».

Amanettati, poi chiusi in celle separate

E invece le cose avrebbero preso decisamente un’altra piega. «Non erano sospettati di nulla, questo almeno è quanto a nostra conoscenza, ma sono dovuti uscire dalla loro macchina con le mani alzate, come se fossero dei banditi, e sono state corporalmente perquisiti di fronte a diverse persone». Sarebbe intervenuto anche il cane antidroga, che nulla avrebbe però fiutato. Ciononostante «in violazione palese del principio d’innocenza, la polizia ha ammanettato queste due persone, che non avevano armi con loro, né droghe né null’altro di illecito e sono sempre stati collaborativi». Non solo. «Sempre senza alcuna giustificazione sono stati condotti nei locali della Polizia di Mendrisio, dove sono stati rinchiusi in due celle separate. In totale, questo ‘controllo’, ma forse sarebbe più opportuno definirlo sequestro, è durato quasi tre ore. E nel frattempo è stata anche totalmente smontata l’auto del mio cliente, senza trovare nulla e arrecando un danno materiale che dovrà essere risarcito. E oltre al danno, la beffa: al termine dell’intervento gli agenti hanno restituito loro i documenti di identità senza esprimere le benché minime scuse».

‘Presunzione d’innocenza non rispettata’

Abbastanza, secondo Tranini, per un esposto penale. «La presunzione d’innocenza non è stata per nulla rispettata. Oltre all’abuso di autorità riteniamo che siano state commesse delle vie di fatto e un sequestro sulle persone private della loro libertà per più di due ore e ammanettati, tutto ciò senza motivi. Chiediamo pertanto al Ministero pubblico della Confederazione (l’operato delle Guardie di confine è di competenza federale, ndr) di procedere penalmente contro gli agenti responsabili del fermo».

L’Mpc conferma la denuncia, ma non ha ancora promosso accuse

Per un riscontro sul caso abbiamo contattato sia l’Mpc, sia l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc). Il Ministero si è limitato a confermare di aver ricevuto la denuncia penale nel "contesto citato", e che questa è attualmente all’esame degli inquirenti secondo le procedure usuali. Esposto penale dunque, ma non ancora procedimento. L’Udsc infatti ci comunica di non essere "al momento a conoscenza di accuse penali contro i dipendenti dell’Udsc in questo caso". L’Mpc in sostanza non ha ancora terminato di valutare se vi siano o meno gli elementi per promuovere delle accuse. Abbiamo tuttavia colto l’occasione, in ogni caso, per chiedere all’Udsc di ricordare in quali casi le Guardie di confine effettuano controlli nelle ‘retrovie’. Una spiegazione che, "per ragioni tattiche", si limita alle seguenti informazioni: "L’Udsc effettua controlli basati sul rischio e sulla situazione ed è presente ai valichi di confine e nelle zone di confine nell’ambito del suo mandato legale. Per controlli basati sul rischio si intende eseguiti in termini di tempo, contenuto e luogo in cui ci si aspetta il maggior rischio per la sicurezza interna o possibili violazioni della legge".