Massimo Filippini, professore di economia, inquadra la decisione del Consiglio federale di accordare un credito di 4 miliardi al gruppo energetico Axpo
Quattro miliardi di franchi ad Axpo: lo ha deciso lunedì il Consiglio federale, nel corso di una riunione straordinaria. L’obiettivo: rafforzare la liquidità del gruppo energetico con sede a Baden (Ag), confrontato con prezzi dell’elettricità schizzati alle stelle. Si tratta di evitare il rischio di problemi di approvvigionamento di corrente e ripercussioni sulle aziende e altri attori attivi nel ramo dell’elettricità, come anche sulla popolazione. «Evitare una reazione a catena», ha sottolineato in una conferenza stampa la ministra dell’energia Simonetta Sommaruga. ‘laRegione’ ne ha parlato con Massimo Filippini, professore ordinario di economia politica all’Università della Svizzera italiana e al Politecnico federale di Zurigo.
Professore, Axpo, Alpiq e Bkw sono aziende ‘too big to fail’: cosa significa?
Si tratta di un’espressione che è stata utilizzata soprattutto nel passato nel settore finanziario, per descrivere in modo efficace situazioni dove un’azienda ha assunto un ruolo fondamentale per il funzionamento di un sistema economico. Un suo fallimento porterebbe quindi a perdite economiche disastrose per tutta la società. Per questa ragione lo Stato interviene a sostegno dell’azienda, in modo da evitarne il fallimento e danni enormi per altre imprese e per le economie domestiche.
Come si spiega che alcuni di questi gruppi chiedano ora l’intervento dello Stato, visto che realizzano utili stratosferici grazie ai prezzi elevati dell’elettricità che vendono?
Nel settore elettrico abbiamo aziende che producono e vendono elettricità direttamente ai consumatori finali stipulando contratti bilaterali e aziende che, oltre a fornire elettricità ai consumatori finali, acquistano e vendono energia elettrica sui mercati europei. Chi commercia elettricità e possiede centrali di produzione con costi relativamente bassi, ad esempio le centrali idroelettriche costruite durante il secolo scorso, può realizzare alti profitti. Le aziende che commerciano invece molta elettricità e hanno costi di produzione elevati, rischiano forti perdite.
I grandi gruppi fanno utili, i loro proprietari (Cantoni, città e comuni) si sfregano le mani; la popolazione, invece, dovrà sborsare il 30% in più per la corrente. Quali misure potrebbero essere adottate per riequilibrare la situazione?
Gli utili che vengono realizzati da alcuni gruppi sono dovuti alla scarsità delle risorse naturali. In questo caso si crea una rendita da risorsa naturale, vale a dire una situazione dove le aziende realizzano un tasso di rendimento del capitale investito che supera il tasso considerato normale per il settore. Dato che le risorse naturali appartengono alla società, sarebbe interessante introdurre una tassa sulla rendita da sfruttamento di una risorsa naturale. Il canone d’acqua ne è una forma. Le entrate di questa tassa potrebbero essere redistribuite ai consumatori, ad esempio aumentando i sussidi per i premi delle casse malati.