Risanamento cassa pensioni statali: interpellanza di Raoul Ghisletta. Che critica il piano deciso dal Gran Consiglio (‘Imposto dalla destra’)
L’emissione della prima tranche obbligazionaria è andata a vuoto, non ha dato i frutti sperati: circostanza che induce il deputato del Ps e segretario della Vpod Raoul Ghisletta a inoltrare un’interpellanza al governo e a parlare di fallimento dell’intera operazione avallata dal Gran Consiglio lo scorso aprile per risanare l’Ipct, l’Istituto di previdenza del Canton Ticino (circa 16mila assicurati attivi), come si chiama da qualche anno la cassa pensioni dei dipendenti pubblici. Tre le domande poste da Ghisletta al Consiglio di Stato. "È vero che l’attuazione dell’operazione finanziaria speculativa è definitivamente fallita in quanto è impossibile per il Canton Ticino raccogliere sul mercato 700 milioni di franchi per 30 anni a un tasso fisso? È stata informata la competente autorità di vigilanza sulle fondazioni e la Lpp? Riguardo anche al fatto che sulle spalle delle assicurate e degli assicurati senza garanzie pesano già i contributi per il risanamento finanziario dell’Ipct fino a un grado di copertura dell’85%, cosa intende ora proporre il Consiglio di Stato per evitare che a pagare questi 700 milioni di franchi siano le assicurate e gli assicurati giovani dell’Ipct, che non beneficiano delle garanzie transitorie del 2012 e che non hanno deciso tali garanzie destinate alla generazione di mezzo degli assicurati nel passaggio da primato delle prestazioni a primato dei contributi?".
Facciamo un passo indietro. Era il 12 aprile quando un’ampia maggioranza del plenum del Gran Consiglio ha confermato – contrari Movimento per il socialismo e Partito comunista – il compromesso raggiunto alcuni giorni prima in seno alla commissione parlamentare della Gestione e sfociato nella firma del rapporto (più relatori, fra cui il democentrista Paolo Pamini, autore fra l’altro di un’appendice al documento sui rendimenti pluridecennali dei mercati finanziari mondiali. Di seguito i contenuti dell’intesa. È stata anzitutto accantonata la proposta di un versamento unico all’Ipct, a carico delle finanze pubbliche, di 500 milioni, come proposto dal Consiglio di Stato nel messaggio varato nel gennaio del 2020. Si è stabilito invece che il Cantone raccoglierà sul mercato monetario 700 milioni di franchi attraverso l’emissione di una o più tranche obbligazionarie: tre emissioni trentennali – due da 250 milioni e una da 200 – in dodici mesi a partire da giugno. Questi capitali entreranno nella disponibilità dell’Ipct e investiti sui mercati finanziari nel quadro delle possibilità e delle restrizioni contemplate dalla Lpp, la Legge federale sulla previdenza professionale. Di fatto sono dei contributi previdenziali anticipati dal datore di lavoro.
Per la prima tranche, tuttavia, nulla da fare. Per saperne di più ci siamo rivolti al consigliere di Stato Christian Vitta. «Così come previsto dalla convenzione fra l’Ipct e il governo, che era stata aggiornata per essere più flessibile considerate le incertezze dei mercati, a fine giugno – spiega il direttore del Dipartimento finanze ed economia – il Consiglio di Stato in accordo con la cassa pensioni ha fatto una prima asta chiedendo una tranche tra i 200 e i 250 milioni con una durata di trent’anni. Le offerte rientrate non rispettavano però questi parametri, ovvero la durata e/o l’importo, e quindi non si è proceduto alla sottoscrizione. Verosimilmente ciò è da attribuire alla particolare incertezza che regna sui mercati finanziari e borsistici. Insomma, quanto deciso dal parlamento non è stato possibile, in questa fase, attuarlo. Si riproverà più in là nel tempo con una nuova asta per vedere se le condizioni saranno date per poter iniziare». Ghisletta parla comunque già di fallimento dell’intera operazione approvata in aprile dal Gran Consiglio. «Prima di trarre delle conclusioni definitive, bisognerà riprovare appunto con delle nuove aste, attendendo magari periodi più propizi soprattutto sul mercato finanziario», afferma Vitta. Aggiunge il direttore del Dfe: «D’altra parte adesso l’attenzione del Consiglio di Stato è rivolta anche alle discussioni in atto con i partner sociali e l’Istituto di previdenza del Canton Ticino sul tema del tasso di conversione, e meglio della sua progressiva riduzione nel tempo e delle possibili misure di compensazione». Misure di compensazione contro le quali la Lega ha già annunciato, attraverso ‘il Mattino’, il lancio di un referendum.
Tornando all’interpellanza depositata oggi da Ghisletta, il granconsigliere socialista sostiene che "già in maggio, a poco più di un mese dal voto parlamentare del 12 aprile, si manifestavano i primi grossi rischi della soluzione costituita dalla Riserva di contributi del datore di lavoro (Rcdl) di 700 milioni di franchi a favore dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino, che su ispirazione o meglio dire imposizione della destra della Commissione della gestione e delle finanze doveva essere la soluzione alternativa miracolosa al versamento di una dozzina di milioni annui proposto dal messaggio governativo del 15 gennaio 2020 per garantire la copertura delle garanzie transitorie decise da governo e parlamento nel 2012 prima del cambiamento di sistema". Il citato messaggio, ricorda il deputato, "aveva come scopo di impedire che a pagare fossero le/gli assicurate/i giovani dell’Ipct, che non beneficiano delle garanzie transitorie del 2012 e che non hanno deciso tali garanzie destinate alla generazione di mezzo delle assicurate e degli assicurati nel passaggio dal primato delle prestazioni al primato dei contributi". Chiede ancora Ghisletta: "Si tornerà alla soluzione iniziale proposta dal governo?".