I nove Comuni che sostengono il Servizio hanno fatto il punto a Chiasso. A settembre si incontrerà la Fondazione ‘Il Gabbiano’
«Imprescindibile e indispensabile»: non sceglie due aggettivi a caso Roberta Pantani Tettamanti. Se la municipale alla testa del dicastero Socialità di Chiasso, e con lei i colleghi degli altri otto Comuni della cordata, pensa al Servizio operatori di prossimità regionale del Mendrisiotto non può che descriverlo così. Il Distretto, insomma, non ha ripensamenti: si va avanti sulla strada imboccata nel 2015 con spirito innovatore. Il distacco annunciato da Mendrisio a partire dal 2023 non ha modificato, quindi, i piani degli altri enti locali seduti al tavolo della collaborazione intercomunale. Se lo sono ripetuto giusto lunedì sera in occasione dell’incontro promosso proprio dall’autorità cittadina per fare il punto su questa esperienza condivisa - dal 2019 affidata alla Fondazione ‘Il Gabbiano’ - e lanciare uno sguardo al futuro. Del resto, una riflessione, giunti a questo punto, si imponeva.
«Innanzitutto - chiarisce la municipale chiassese -, abbiamo convocato la riunione per capire quali sono le ragioni che hanno indotto Mendrisio a interrompere la collaborazione». A illustrarle, lunedì nella sala del Consiglio comunale, sono stati i diretti interessati per voce della capa dicastero Politiche sociali Françoise Gehring, al suo fianco Tiziana Madella e Roberto Crivelli. Le motivazioni del capoluogo, come ribadito ai rappresentanti comunali, sono tutte ancorate nel messaggio municipale che il giugno scorso ha convinto il legislativo della Città a dare via libera all’esecutivo, sottoscrivendo la decisione di non rinnovare la convenzione e al contempo la scelta di aderire al modello già messo in pratica da Lugano e Bellinzona. In buona sostanza a Mendrisio si rafforzeranno le politiche giovanile assumendo una figura ad hoc.
Davanti all‘aula consiliare mendrisiense si è confermata, in ogni caso, che si resta aperti alla collaborazione. «E la disponibilità c’è - annota Roberta Pantani Tettamanti. -. Da parte mostra, però, adesso dobbiamo comprendere come ci potremo interfacciare in futuro da una parte con la Fondazione e dall’altra con Mendrisio». E qui si è fatta largo una precisa esigenza: discutere dell’avvenire con ’Il Gabbiano’. «Abbiamo ritenuto - ci conferma la municipale chiassese - di convocare i responsabili della Fondazione ai primi di settembre per ragionare insieme sul prosieguo della collaborazione». D’altro canto, non si intende rinunciare all’aspetto della regionalità del Servizio che ha caratterizzato gli inizi della sperimentazione e che ha rappresentato anche il motore dell’iniziativa. Lavorare a compartimenti stagni (ed enti separati), ci fa capire Pantani Tettamanti, non avrebbe senso.
I risultati dell’esperienza convincono? «Siamo soddisfatti, sì. Ora occorre vedere come la Fondazione si prefigge di strutturare il Servizio senza il suo maggiore contribuente (Mendrisio, ndr) - ci spiega la municipale -. Insomma, bisogna chiarirsi e capire come si intende rimodulare il Servizio».
Su una cosa i Comuni non discutono: il ruolo degli operatori di prossimità. «Oggi - sottolinea ancora Pantani Tettamanti - rappresentano una risorsa insostituibile e indispensabile nella sorveglianza delle dinamiche giovanili nel Mendrisiotto». Una ulteriore prova la si è avuta, d’altra parte, in questi anni segnati dalla pandemia da Covid-19, particolarmente faticosi anche per i ragazzi.
Sul piano politico i Municipi, oltre a dibattere al loro interno del tema, saranno chiamati pure a misurarsi con il rinnovo della convenzione, ormai a scadenza. Entro la fine dell’anno, però, come ci fa notare la municipale chiassese, non vi sono i tempi tecnici per andare davanti ai Consigli comunali con un dossier. Con tutta probabilità ci si orienterà verso una proroga dell’accordo attuale in attesa di definire dettagli e compiti.