Il gran caldo e il forte afflusso hanno mandato in tilt il sistema di rallentamento: domenica è dovuto intervenire il blocco automatico a fine corsa
"Avvisiamo la spettabile clientela che giovedì 21 luglio il servizio della teleferica del Tremorgio sarà sospeso per l’intera giornata, per lavori di manutenzione dovuti alle elevate temperature degli ultimi giorni". È l’avviso, in colore rosso, che compare stamane sul sito della teleferica leventinese di proprietà dell’Azienda elettrica ticinese. L’Aet non lo scrive ma lo stop straordinario – dopo quello già preannunciato la scorsa settimana per questo martedì mattina in occasione della consueta manutenzione mensile – si riallaccia a quanto accaduto domenica verso le 21 e di cui ha riferito Tio stamane. Due le versioni non collimanti: quella di un’utente, madre di famiglia, e quella di Aet tramite il suo responsabile degli impianti di produzione.
Domenica era in programma la corsa in salita da Rodi-Fiesso al Tremorgio; complice anche la bella e calda giornata, il laghetto è stato preso d’assalto da molti fra atleti, escursionisti e famiglie in cerca di refrigerio. Esattamente come succede in molti impianti simili, la sera al momento di scendere si è accalcato un gran numero di utenti pronti ad accomodarsi nella cabina a otto posti. Stando alla testimonianza riportata da Tio, erano circa le 21 quando nell’ultimo tratto di discesa la famiglia a bordo con altre persone inizia ad avvertire che qualcosa non va e che la cabina procede, a suo dire, troppo velocemente; e nell’ultimo tratto la cabina non dà segno di rallentare: «A un certo punto il sistema è stato bloccato dagli addetti», racconta la donna aggiungendo che «abbiamo sentito chiaramente dalla radio, presente all’interno della cabina, che se non si fosse azionato il freno d’emergenza saremmo finiti contro la stazione d’arrivo». In precedenza «altre persone in fila ci avevano riferito di aver sentito dire ai dipendenti che vi era un problema con la batteria, probabilmente un sovraccarico». Dopo l’arresto forzato, l’impianto è stato fatto ripartire per percorrere gli ultimi metri e la cabina ha così ultimato la corsa contro le sbarre di ferro messe come misura di sicurezza davanti al vetro della stazione d’arrivo: «L’impatto è stato violento e tutti l’hanno percepito», conclude la testimonianza.
Un altro utente scrive alla ‘Regione’ quanto lui afferma di aver visto nella stazione a monte: "Con mia moglie ci siamo messi in coda per scendere verso le 18 e di coda ne abbiamo fatta quasi tre ore! Dunque verso le 21 siamo rimasti in 12 a dover prendere le ultime due discese. Impensabile scendere a piedi visto che si faceva buio e mia moglie ha problemi a una gamba. Ci trovavamo a due metri dalla cabina vuota che stava giungendo a monte e la stessa ha rallentato regolarmente sino a circa 70 centimetri dal vetro posto a fine corsa. A un certo punto il rallentamento è terminato e la cabina ha accelerato bruscamente impattando con violenza contro il vetro. Tutti e 12 ci siamo spaventati e lo stesso addetto ci comunicava che non sarebbe stato possibile scendere perché avrebbero chiamato il responsabile da Airolo. Ci siamo accomodati alla capanna Tremorgio che dista solo pochi passi e abbiamo atteso loro comunicazioni. Alle 22.40 ci comunicano che i problemi sono stati risolti e che possiamo scendere e così abbiamo fatto. La tensione in cabina era palpabile anche a causa della discesa avvenuta nel buio totale. La corsa si è svolta comunque regolarmente e il personale sia a monte che a valle si è scusato per i problemi creati».
Diversa la versione fornita a Tio da Aet: secondo Corrado Rossini, responsabile impianti di produzione di Aet, «nessuno è stato messo in pericolo, semplicemente la cabina è andata ad appoggiarsi sul fine corsa di sicurezza dell’impianto», anziché rallentare come di consueto. «Nei momenti caratterizzati da un forte afflusso di persone e temperature elevate – aggiunge – possono intervenire dei sistemi di sorveglianza automatici che entrano in azione da soli, bloccando la teleferica». Ed è quanto capitato domenica sera, spiega Rossini alla ‘Regione’ dettagliando alcuni aspetti: «Ciascuna delle due cabine è dotata di batterie che ne gestiscono l’elettronica, compresi gli impulsi per il rallentamento dati all’impianto generale al momento dell’avvicinamento alle stazioni presenti in basso e in alto. Il sistema ricarica le batterie quando le due cabine sostano alle rispettive fermate, ma quando si tratta di trasportare tantissima gente, come capitato appunto domenica sera, giocoforza le corse s’intensificano di numero, le soste si accorciano e le batterie non si ricaricano adeguatamente. Questo fatto ha impedito alla cabina d’inviare correttamente l’impulso di rallentamento e perciò in quel preciso momento, come previsto, è scattato il meccanismo di sicurezza automatico». Rossini ribadisce che nessuna persona è stata messa a rischio, nonostante i problemi dell’impianto. Questo perché «la manutenzione è garantita da controlli giornalieri, settimanali e mensili, oltre che da controlli effettuati annualmente da terzi, esterni quindi all’azienda. Ci sono più livelli di sicurezza che garantiscono l’incolumità dei passeggeri». Inoltre subito dopo l’evento il personale presente sul posto ha effettuato le verifiche atte ad accertare il corretto funzionamento della teleferica per consentire la discesa delle ultime persone: e in effetti, ricaricate le batterie ed effettuate alcune corse a vuoto per verificare il corretto funzionamento, dopo un’ora e un quarto di stop l’impianto verso le 22.15 ha ripreso a trasportare persone.
È un dato di fatto che quest’oggi, a quattro giorni dall’infelice esperienza vissuta da alcuni utenti, i tecnici intervengono per mettere mano all’impianto. Interpellato dalla ‘Regione’ il vicedirettore di Aet, Claudio Nauer, assicura che «l’impianto quella sera ha funzionato nel pieno rispetto delle norme di sicurezza volute per assicurare l’incolumità degli utenti e degli addetti. Qualora i lavori odierni non risolveranno al 100% il problema, accentuato dal gran caldo che incide peraltro sulla dilatazione delle funi d’acciaio, la teleferica rimarrà ferma». Dal canto suo Rossini ribadisce che il problema verificatosi domenica è da ricondurre all’elevato numero di viaggi fatti a fronte di una richiesta di trasporto eccezionalmente alta: «Visto che si avvicinano altri weekend belli e caldi, con molta gente diretta in quota, di volta in volta valuteremo il da farsi considerando la quantità di utenti. Giocoforza bisognerà calibrare il numero di corse alla reale capacità dell’impianto».