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Cantonali 2023, Ps e Verdi sempre più vicini alla lista unica

Le direzioni pronte a chiedere ai propri comitati il via libera per trattare. Riget: ‘Rafforziamo il polo progressista’. Bourgoin: ’Obiettivo raddoppio’

Il fronte progressista fa passi avanti verso l’unità
(Ti-Press)

Partito socialista e Verdi sono sempre più vicini a formare una lista unica in vista della corsa al Consiglio di Stato delle elezioni cantonali del 2 aprile 2023. La brace che da tempo covava ha avuto una fiammata con la decisione delle direzioni di Ps ed ecologisti di chiedere ai rispettivi comitati cantonali il mandato per sedersi a un tavolo di trattativa, un’accelerata che delinea quantomeno le intenzioni dei dirigenti dell’area rossoverde. Lo conferma a ‘laRegione’ la copresidente del Ps Laura Riget: «Come direzione del Partito socialista abbiamo la volontà di presentare questa lista progressista unitaria per il Consiglio di Stato, e intendiamo sottoporre la proposta al nostro comitato venerdì 17 giugno».

Riget: ‘Non solo per il 2023, speriamo in un’alleanza duratura’

I motivi sono chiari: «Il Ticino sta diventando sempre più polarizzato, e anche partiti storici come Plr e Ppd hanno registrato una pericolosa deriva verso destra e stanno portando avanti una politica che chiude gli occhi di fronte alle difficoltà della maggioranza della popolazione e dell’emergenza climatica», rileva Riget. Quindi «pensiamo che oggi più che mai occorra unire e rafforzare il polo progressista, che rappresenta l’unica vera alternativa alla destra, e cercare di conciliare la giustizia sociale con quella ambientale». Una lista unica, quella cui le direzioni dei due partiti sperano di approdare, che «non rappresenta una novità» perché «da anni tra socialisti ed ecologisti collaboriamo bene in tutti i livelli istituzionali, anche nei comuni. Quindi - riprende la copresidente del Ps - pensiamo che questa lista progressista sia un prossimo e ovvio passo, e non vuole essere solo un’alleanza strategica per il Consiglio di Stato nel 2023 ma l’intento è proprio quello di porre le basi per un’alleanza stabile e duratura anche per il futuro».

Rispondendo, va da sé, alle ‘richieste’ della base. «Penso che nel nostro elettorato sia molto sentita questa voglia di collaborare maggiormente tra Ps e Verdi, visto che nella stragrande maggioranza dei casi siamo allineati a livello politico», sottolinea ancora Riget. E proprio per questo «siamo fiduciosi che il comitato cantonale darà seguito alla proposta di aprire delle trattative che in un primo momento saranno tra noi e i Verdi, poi in base a come si svilupperanno ci sarà la possibilità di aprirsi alle altre formazioni della sinistra e di aprire ancora di più il discorso all’area».

Giustizia climatica, giustizia sociale... ma uno degli obiettivi che si prefissa questo discorso d’area, uno dei temi prioritari, per la copresidente socialista «è quello del mercato del lavoro, legato anche alle mancate prospettive soprattutto per i giovani. E penso che garantendo da una parte dei servizi di qualità e dall’altra puntando a posti di lavoro altamente qualificati legati anche alla transizione ecologica, possiamo proporre ricette positive per affrontare questa enorme sfida.

E con le ambizioni come la mettiamo? «In politica c’è sempre il rischio di perdere un seggio, sia correndo da soli sia uniti. Come Ps abbiamo l’obiettivo di mantenere un seggio in Consiglio di Stato, indipendentemente dalla decisione di Manuele Bertoli di ripresentarsi». Di più: «Pensiamo che presentandoci uniti ci sia la possibilità di rafforzare l’area e, a medio termine, anche a puntare un raddoppio in governo».

Bourgoin: ‘Ma vogliamo correre alla pari’

Nel medio termine? Forse prima. «Siamo dell’idea che sia necessario cercare di fare uno sforzo corale perché con l’entusiasmo condiviso potremmo riuscire a costruire un consenso tale da cambiare il governo», rilancia la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin che parla espressamente di raddoppio nell’esecutivo cantonale: «Puntiamo non solo a confermare una consigliera o un consigliere di Stato progressista, ma a ottenerne due. Questo ci permetterebbe di influenzare le decisioni del governo in modo che si possano trovare delle vere soluzioni ai problemi della società. A livello locale ma anche globale sentiamo la richiesta di intervenire in modo più incisivo per raggiungere gli obiettivi che ci stanno a cuore».

Per la creazione della lista unica ci sono però delle condizioni di principio poste da parte dei Verdi. «Lo abbiamo già detto in modo aperto, vogliamo per prima cosa essere trattati alla pari dal Ps. Come in una staffetta, è fondamentale avere un punto di partenza uguale, dopodiché vinca il migliore». Questo perché, sostiene Bourgoin, «come movimento e come persone ci sentiamo oggi sufficientemente maturi per prendere le buone decisioni e correre la stessa gara. Vorremmo – dice la deputata dei Verdi usando un’altra metafora – fornire acqua al mulino in termini di consenso elettorale, ma anche esserne le pale, ovvero gli strumenti di lavoro. Cosa per cui ci sentiamo assolutamente pronti».

E tornando agli obiettivi, altra condizione alla lista unica è che i cinque candidati al Consiglio di Stato siano tutti sulla stessa lunghezza d’onda. «A livello di temi riteniamo sicuramente fondamentali quelli ambientali, che però siamo convinti debbano andare a braccetto, sempre più, con quelli sociali. Perché non si può fare ecologia senza pensare anche alla versione sostenibile delle risorse umane, senza avere una società che tratti in modo dignitoso i suoi abitanti e i suoi lavoratori». Guardando a livello nazionale la collaborazione rossoverde sembra avere delle buone premesse: «Abbiamo maturato la riflessione di una lista unica proprio in seguito alle congiunzioni fatte per le federali, che ci hanno dato una visione di come l’area progressista possa aggregarsi dietro agli stessi obiettivi». Quanto all’apertura alle altre forze di sinistra, «l’intenzione è di discuterne con la nostra assemblea ordinaria. Chiederemo il mandato di poter innanzitutto trattare una lista unitaria con il Ps e poi insieme verificare anche la fattibilità di coinvolgere altre forze».

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