laR+ Mendrisiotto

Il governo cede Vigino a costo zero a Castel San Pietro

L’offerta è ufficiale. Il Municipio, per ora, ringrazia ma non siede al tavolo della trattativa. ’Al momento un progetto non è nei piani’

L’incuria del tempo, intanto, lavora
(Ti-Press)
4 maggio 2022
|

Sino a poco più di un mese fa sulla masseria di Vigino sembrava essere calato il silenzio, almeno dentro le mura di Palazzo delle Orsoline a Bellinzona. Tant’è che il Municipio di Castel San Pietro aveva imbucato una raccomandata all’indirizzo del governo per conoscere le sue intenzioni su quella che è una proprietà pubblica iscritta dal 2007 tra i beni culturali di interesse cantonale. Poi di recente, e in modo in aspettato, per l’esecutivo è arrivata posta. E a firmare la missiva, questa volta, era proprio il Consiglio di Stato (CdS), il quale ha messo nero su bianco una proposta che ha spiazzato le autorità locali. Il CdS è pronto, infatti, a cedere il complesso storico a titolo gratuito. In altre parole, si mette il destino dell’antica testimonianza rurale del Mendrisiotto - che giorno dopo giorno rischia ormai di andare in rovina - nelle mani dell’ente comunale. Come l’hanno presa a Castel San Pietro? Si ringrazia per il gesto, che lascia però alquanto perplessi. La sindaca Alessia Ponti non nasconde la sensazione che si tratti di «un regalo un po’ avvelenato». Più degli onori, infatti, peseranno gli oneri dell’operazione.

‘Da soli è impensabile’

Che qualcosa in queste settimane era cambiato lo hanno compreso pure i gran consiglieri che siedono al tavolo della Gestione, in riunione giusto ieri mattina. Lo hanno sentito, del resto, direttamente dalla voce del direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, che adesso tocca al Comune assumersi l’incarico di portare avanti un progetto di recupero di Vigino. I deputati sono stati, insomma, messi a parte dello stato dell’arte e delle ipotesi di lavoro in campo. E l’impressione è che si torni ai piedi della scala su un dossier da tempo in cima alle preoccupazioni di un Distretto che sarà chiamato a fare quadrato per riuscire a salvare la masseria.

Una cosa è certa, e Alessia Ponti lo chiarisce subito in modo netto, Castello non se la sente di caricarsi, in solitaria, sulle spalle questo intervento. «È impensabile che il Comune agisca da solo su un complesso importante per l’intera regione», conferma la sindaca. Ciò significherà quindi coinvolgere, di nuovo, l’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio. Anche se in passato il tentativo di unire le forze dei Comuni non aveva sortito il risultato sperato: non si erano trovati, infatti, i fondi necessari per concretizzare i lavori di restauro. Come dire che le idee c’erano, a mancare erano piuttosto i finanziamenti.

‘L’offerta ci ha sorpreso’

Da un certo punto di vista, in parte questo problema adesso potrebbe essere pure risolto. Il governo è disposto a concedere Vigino a ‘zero franchi’. «Questo cambio di rotta, lo ammetto - commenta ancora Ponti -, ci ha colto di sorpresa. Certo, rappresenta un passo avanti, ma solo qualche mese fa le posizioni erano ben diverse: davanti al progetto presentato da una Fondazione, nata da una iniziativa privata - nel piatto 10 milioni di franchi per condurre in porto i lavori -, per il passaggio di proprietà era stata avanzata una richiesta di 800mila franchi». Una svolta che, si lascia intendere, lascia un po’ l’amaro in bocca pur intuendo le ragioni politiche che hanno impedito di concludere l’intesa con i precedenti promotori. «Si sarebbe per lo meno potuto cercare una modalità diversa di comunicare le intenzioni e una strategia per centrare l’obiettivo».

‘In questa legislatura non si fa niente’

Ora si riapre la trattativa: siederete al tavolo con il governo cantonale? «Sì, la palla è nel campo del Comune. Per il momento, però, non intendiamo dare seguito alla proposta. Non in questa legislatura, almeno - ci risponde la sindaca -. Al momento non abbiamo un progetto da portare avanti. E adesso non c’è un riferimento in tal senso nel Piano finanziario o nel Piano delle opere del Comune. D’altra parte, significherebbe farsi carico dalla messa in sicurezza alla ristrutturazione e oggi la masseria non ha una destinazione precisa. Sarebbe come caricarsi di un debito e basta. Nel prossimo futuro vederemo cosa succederà. Se uscirà un ’idea interessante, ci faremo sentire».

In effetti, in realtà il Municipio si aspettava un’altra mossa dal Cantone. Lo aveva fatto capire a chiare lettere nella lettera inviata a marzo: l’obiettivo era sollecitare l’autorità superiore a consolidare la masseria nel segno della salvaguardia ancorata alla zona di protezione inserita nel Piano regolatore comunale. Del resto, si fatica a comprendere come mai per questa testimonianza non vi sia stata la stessa generosità mostrata (e apprezzata) a favore di altre realtà, come l’Istituto agrario cantonale di Mezzana (peraltro poco distante) o ancora le Fornaci a Riva San Vitale (vedi sotto). Quasi non vi fosse, si fa capire, una visione d’insieme.

«In ogni caso - annota in conclusione la sindaca -, fa piacere costatare che, alla fine, il governo la pensa come noi: oggi sappiamo e in veste ufficiale che Vigino vale ‘zero franchi’». Dunque si riparti da qui.

Leggi anche: