Così il presidente della Confederazione Ignazio Cassis sull’attuazione delle sanzioni contro la Russia da parte delle autorità svizzere
Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis si dice soddisfatto dell’attuazione delle sanzioni contro la Russia da parte delle autorità svizzere. «Non siamo solo sulla buona strada, siamo tra i migliori al mondo», ha azzardato il ticinese nel corso della trasmissione ‘Samstagsrundschau’ della Radio svizzero tedesca Srf.
A suo avviso, le critiche ricevute arrivano soprattutto dall’interno e non dai contatti internazionali. Cassis ha poi sottolineato che la Svizzera è in costante contatto con gli Stati Uniti e la task force istituita dall’Unione europea – Repo, ovvero ‘Russian Elites, Proxies, and Oligarchs’ che consente all’Ue di cooperare con i paesi del G7 e con l’Australia – per migliorare l’attuazione delle sanzioni.
Il capo della diplomazia elvetica è anche tornato a parlare della sua apparizione a una manifestazione per la pace a Berna, alla quale era presente in video anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Cassis ha paragonato la situazione a una visita di Stato: poiché il leader ucraino non poteva recarsi fisicamente in Svizzera, «era mio dovere riceverlo», si è difeso il ticinese.
La scorsa domenica, sulle pagine della Nzz am Sonntag, il professore emerito di diritto penale a Basilea Mark Pieth ha criticato la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) poiché il suo mandato principale è quello di promuovere l’economia, compreso il mantenimento delle relazioni estere e con la Russia. Ora, però, è tenuta allo stesso tempo a essere responsabile dell’attuazione delle sanzioni nei confronti di Mosca. Un dilemma sul quale il domenicale zurighese ha dedicato ampio spazio, ricordando anche le relazioni tra i russi attualmente oggetto di sanzioni e la Seco e i suoi funzionari.
Nelle scorse settimana la Segreteria di Stato è anche stata criticata da diversi partiti – tra cui Ps e Alleanza del Centro – per aver agito troppo passivamente nel congelamento dei beni russi. Pieth nel comportamento della Seco vede "o incompetenza o mancanza di volontà politica". A suo avviso, un ufficio che si occupa principalmente di promozione economica non può essere responsabile dell’attuazione delle sanzioni.
Il presidente della Confederazione ha dal canto suo respinto al mittente le critiche formulate da Pieth, sostenendo che la Seco sta facendo un buon lavoro. «Cambiare in corsa le responsabilità significherebbe creare un cantiere organizzativo. Come in ogni crisi, la valutazione va fatta dopo e, se necessario, saranno adottate misure correttive».