Posata giovedì, nella piazza a lei dedicata a Sala Capriasca, la controversa opera che simboleggia il suicidio della poetessa. In corso un sondaggio.
Non è mancata qualche tensione, giovedì mattina nel nucleo di Sala Capriasca, alla posa della statua dedicata ad Alfonsina Storni. E diversamente, forse, non poteva essere: l’opera artistica realizzata dalla scultrice ticinese Eva Antonini sta scaldando gli animi capriaschesi da ormai circa due anni. Annunciata nella primavera del 2020 – e accompagnata poi da ricorsi, atti parlamentari e una petizione –, la statua in bronzo ha infine trovato posto sulla piazza dedicata alla poetessa argentina di origine ticinese, a pochi passi dall’abitazione dove visse per alcuni anni. Ma non è detto che sarà la sua ubicazione definitiva: ai residenti del quartiere è stato inviato nei giorni scorsi un sondaggio al quale rispondere entro il 22 aprile, indicando se ritengono l’opera d’arte opportuna o meno per la piazza.
«Il nuovo Municipio ha deciso, finalmente, di dare voce alla popolazione attraverso questo sondaggio», ci dice il vicesindaco di Capriasca. Manuel Borla siede nell’esecutivo da meno di un anno ed è diventato capodicastero Patrimonio culturale e Sviluppo territoriale, seguendo così anche il dossier riguardante la statua. Un argomento che conosce bene, in quanto quando era ancora consigliere comunale era fra i contrari all’opera. «È vero. Esteticamente può piacere o non piacere, ma ci tengo a sottolineare una cosa. Tre anni prima del suicidio, Alfonsina Storni si ammalò di cancro al seno, che le fu amputato. A causa di quest’amputazione ha patito dolore e sofferenza. Ricordarla, nella piazza dove ha vissuto, nell’atto del suicidio e peraltro mostrandone il seno, lo trovo irrispettoso e ingiusto. Alfonsina, giornalista, scrittrice, poetessa, maestra e sempre in difesa dei più deboli avrebbe potuto essere ricordata in modi più opportuni».
Borla non è l’unico a pensarla così: nell’autunno del 2020 è stata lanciata una petizione per opporsi alla posa del manufatto firmata da ottantacinque persone. È poi seguito un ricorso nel febbraio 2021 presentato da un gruppo di abitanti del quartiere, che ha impugnato la licenza edilizia rilasciata dal Comune sollevando diverse questioni di natura paesaggistica, edilizia e procedurale. Il Consiglio di Stato, il 25 agosto successivo, ha tuttavia respinto l’opposizione ritenendo, fra le altre cose, che il luogo scelto sia adatto per commemorare la poetessa scomparsa nel 1938, quando si tolse la vita nelle acque di Mar del Plata. Un gesto estremo reso poi celebre anche grazie alla nota canzone del 1969 ‘Alfonsina y el Mar’, brano che contiene il verso scelto poi come titolo da Antonini per la sua opera: ‘Vestida de mar’. E nonostante la posizione del governo, i contrari non hanno mollato. «Si tratta di un progetto portato avanti dal precedente Municipio senza una condivisione con la cittadinanza interessata – osserva il municipale –. Non erano state consultate né la commissione di quartiere, né la commissione per il nucleo, né la commissione cultura».
Con la nuova legislatura il vento è cambiato, così come la disponibilità del Municipio di venire a patti. Ma non prima di conoscere l’effettiva opinione dei cittadini di Sala. L’opera in ogni caso è già stata finanziata e realizzata: qualora dovessero prevalere i ‘no’, che fine farebbe? «Il Municipio sta valutando posti alternativi dove posizionarla. Uno potrebbero essere i giardinetti di Tesserete, che forse si presterebbero meglio a ospitare una statua, rispetto al nucleo medioevale di Sala. Vorremmo tramutare quel luogo nella vera piazza del comune di Capriasca, c’è già un progetto. Un’altra ubicazione valida potrebbe essere in una delle ex case comunali che abbiamo a disposizione». Borla evidenzia infine che, se anche se la statua dovesse venir spostata, piazza Alfonsina Storni – a parte il nome – non resterebbe priva di riferimenti al celebre personaggio storico: «C’è già una targa commemorativa donata dall’ambasciata argentina. Elegante e discreta, com’era Alfonsina Storni».