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L’ira di Biden su Putin: ‘È un criminale di guerra’

Il presidente americano usa parole durissime dopo l’intervento con cui Zelensky ha detto al Congresso che l’Ucraina ha ogni giorno il suo 11 settembre

Biden non le ha mandate a dire
(Keystone)
16 marzo 2022
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"Vladimir Putin è un criminale di guerra". L’ira di Joe Biden esplode qualche ora dopo l’appassionato appello di Volodymyr Zelensky che, collegato con i membri del Congresso americano, ha ricordato come l’Ucraina ogni giorno stia vivendo il suo 11 settembre.

Ma a toccare il presidente americano devono essere state in particolare le immagini delle atrocità della guerra che il coraggioso leader di Kiev ha voluto mostrare a deputati e senatori. Così, quando i giornalisti gli hanno chiesto se Putin fosse un criminale di guerra, Biden in un primo tempo ha risposto "no". Ma qualche secondo dopo è tornato indietro e ha risposto deciso: "Sì, lo è".

"Putin sta infliggendo devastazione e orrore, bombardando appartamenti e reparti di maternità", ha twittato più tardi l’inquilino della Casa Bianca, indignato anche dalle notizie sulle forze russe "che hanno preso in ostaggio centinaia fra medici e pazienti" a Mariupol. "Queste sono atrocità, un oltraggio per il mondo", ha tuonato Biden.

Parole gravi che evidentemente hanno toccato nel profondo lo zar russo, sempre più isolato, tanto che la replica del Cremlino è arrivata quasi immediata. "Le parole di Biden su Putin sono inaccettabili ed imperdonabili", ha affermato il portavoce Dmitry Peskov. "Riteniamo inaccettabile e imperdonabile tale retorica da parte di un capo di Stato le cui bombe hanno ucciso centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo", ha aggiunto Peskov.

Biden non è nuovo nell’attaccare con parole forti Putin. Già nel marzo del 2021 in un’intervista televisiva gli affibbiò addirittura l’epiteto di "killer", sottolineando come il presidente russo avrebbe pagato un caro prezzo per aver tentato di interferire nelle elezioni presidenziali americane del 2020 al fine di favorire Donald Trump. Un attacco pesantissimo di fronte al quale il Cremlino reagì richiamando per consultazioni l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov.