Economia

Credit Suisse replica: ‘Sono casi storici affrontati e chiusi’

La seconda banca svizzera respinge le accuse del Consorzio internazionale di giornalisti investigativi che la lega a dittatori e politici corrotti

Emergono ombre dal passato
(Keystone)
20 febbraio 2022
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"Il Credit Suisse respinge fermamente le accuse e le insinuazioni sulle presunte pratiche commerciali della banca. Le questioni presentate sono prevalentemente storiche, in alcuni casi risalenti agli anni 40, e i resoconti di queste questioni si basano su informazioni parziali, imprecise o selettive fuori contesto, con conseguenti interpretazioni tendenziose della condotta aziendale della banca. Sebbene per legge Credit Suisse non possa commentare le relazioni con i potenziali clienti, possiamo confermare che le azioni sono state intraprese in linea con le politiche e i requisiti normativi applicabili nei momenti rilevanti, e che le questioni correlate sono già state affrontate".

È quanto scrive la seconda banca svizzera in risposta a un’inchiesta giornalistica internazionale pubblicata su vari media, tra cui il quotidiano italiano ‘La Stampa’. Il titolo del sito del quotidiano torinese è emblematico: "Narcotrafficanti, corrotti, dittatori: i clienti ’speciali’ di Credit Suisse - Una investigazione internazionale svela le pratiche dell’istituto svizzero per ‘proteggere’ i conti più a rischio". Si tratta di un’inchiesta del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icji), ente non sede a Washington già noto per le inchieste ‘Panama Papers’ e ‘Pandora Papers’.

"A seguito di numerose richieste da parte del consorzio, nelle ultime tre settimane Credit Suisse ha esaminato un ampio volume di conti potenzialmente associati alle questioni sollevate. Circa il 90% dei conti in questione è oggi chiuso o era in fase di chiusura prima di ricevere le richieste della stampa, di cui oltre il 60% è stato chiuso prima del 2015. Dei restanti conti attivi, siamo convinti che un’adeguata due diligence, revisioni e altre misure relative al controllo siano state adottate in linea con il nostro attuale quadro legislativo. Continueremo ad analizzare le questioni e, se necessario, adotteremo ulteriori misure", si legge in una nota giunta in serata.

Credit Suisse osserva che il consorzio fa riferimento a un gran numero di fonti esterne, comprese quelle precedentemente note, nonché a una presunta fuga di notizie nelle loro segnalazioni. "Prendiamo molto sul serio quest’ultima accusa e continueremo le nostre indagini con una task force interna che include esperti esterni specializzati. Disponiamo di solidi controlli per la protezione dei dati e la prevenzione della fuga di dati per proteggere i nostri clienti", si legge.

"In qualità d’istituto finanziario leader a livello mondiale, Credit Suisse è profondamente consapevole della propria responsabilità nei confronti dei clienti e del sistema finanziario nel suo insieme per garantire il rispetto dei più elevati standard di condotta. Queste affermazioni dei media sembrano essere uno sforzo concertato per screditare non solo la banca ma il mercato finanziario svizzero nel suo insieme, che ha subito cambiamenti significativi negli ultimi anni. In linea con le riforme dei mercati finanziari in tutto il settore e in Svizzera, nell’ultimo decennio Credit Suisse ha adottato una serie d’importanti misure aggiuntive, tra cui considerevoli ulteriori investimenti nella lotta alla criminalità finanziaria. In tutta la banca, Credit Suisse continua a rafforzare il proprio quadro di conformità e controllo e, come abbiamo chiarito, la nostra strategia pone la gestione del rischio al centro della nostra attività", si conclude.

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