SCIENZA E MEDICINA

Oncologia in tempo di pandemia

Curare il cancro al tempo del Covid-19: come la pandemia ha riscritto le regole

(Ti-Press)

Alla fine del 2019 ha iniziato a diffondersi una nuova malattia: il Covid-19. Simile al tradizionale coronavirus, il Sars-CoV-2 (questo il nome dato al nuovo virus a Rna), si manifesta con un’infezione da sindrome respiratoria acuta grave. Dopo i primi casi segnalati a dicembre 2019 a Wuhan, in Cina, in poche settimane ha raggiunto Europa, Stati Uniti e quindi tutto il mondo. Una pandemia con un impatto su ogni aspetto della vita umana; anche la comunità oncologica non ha fatto eccezione, affrontando ostacoli senza precedenti.

Abbiamo imparato quanto il Covid-19 possa essere estremamente pericoloso per i cittadini affetti da tumore, e studiato nuove strategie per bilanciare il ritardo di cura rispetto al pericolo di esposizione al Covid-19, mitigare i rischi di eventuali interruzioni delle cure e gestire l’appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate dalla pandemia stessa. D’altra parte, secondo l’Ufficio Federale di Statistica, i tumori sono la prima causa di mortalità prematura, più di un cittadino su cinque sviluppa un tumore prima dei 70 anni e uno su 17 si trova ricoverato in ospedale con questa diagnosi. Parliamo di una popolazione che cresce ogni anno di oltre 40’000 cittadini, insomma una sfida e un dovere morale della comunità scientifica.

Sebbene questa pandemia sia stata uno tsunami che ha scardinato modelli di assistenza e priorità di cura e abbia rappresentato una minaccia senza precedenti per l’umanità, ha anche fornito una significativa opportunità per imparare nuove lezioni in termini di nuove opzioni di trattamento e ricerca clinica accelerata; d’altra parte Seneca, nelle sue Lettere a Lucilio, insegna: "Ma anche se gli antichi hanno scoperto tutto, l’applicazione, la conoscenza e l’organizzazione delle scoperte altrui sarà sempre nuova".

Come assicurare le cure necessarie?

Così, dopo l’iniziale smarrimento, abbiamo costruito un modello per garantire la migliore cura dei cittadini affetti da tumore durante la pandemia. Tre livelli di priorità che traggono spunto dal quadro di priorità delle risorse dell’Ontario Health Cancer Care e dalla Magnitude of Clinical Benefit Scale (Mcbs) della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo).

• Livello 1, priorità alta: la condizione oncologica del paziente è pericolosa per la propria vita, lo rende clinicamente instabile, oppure l’entità del beneficio qualifica l’intervento come priorità alta (bisogna agire per aumentare significativamente la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita, ad esempio in caso di sintomi causati dal tumore).

• Livello 2, priorità media: la situazione del paziente non è critica, ma un ritardo oltre le 6 settimane potrebbe avere un potenziale impatto sull’esito complessivo e l’entità del beneficio si qualifica per la priorità intermedia. Ad esempio, chemioterapia preventiva per i tumori in forma ancora iniziale, esami radiologici ed endoscopici per diagnosticare un sospetto di tumore o uno screening nella popolazione ad alto rischio, trattamenti di chemio- e radioterapia prima di un intervento chirurgico.

• Livello 3, priorità bassa: le condizioni del paziente sono sufficientemente sicure da poter ritardare gli esami per la durata della pandemia di Covid-19 oppure l’intervento chirurgico non è prioritario (nessun guadagno in termini di sopravvivenza e nessuna variazione della qualità della vita). Ad esempio, test di routine ed esami radiologici, follow-up oncologico.

Poiché, come diceva Leonardo Da Vinci: ‘La sapienza è figliola della sperienza’, a due anni dall’inizio della pandemia quali sono le lezioni che abbiamo imparato?

Soluzioni e innovazione per la sanità a distanza

Sappiamo che i cittadini affetti da tumore hanno un aumentato rischio di essere infettati da Sars-CoV-2, nonché una maggiore morbilità e mortalità. Pertanto, dovrebbero essere adottate misure di sicurezza aggiuntive per garantire la loro sicurezza, come la riduzione delle visite ospedaliere attraverso l’implementazione di servizi di telemedicina, le piattaforme elettroniche di esito segnalato dal paziente (ePro): telefoni cellulari o i tablet per raccogliere i dati di follow-up e la segnalazione telefonica dei sintomi attraverso delle applicazioni. Anche nel nostro Istituto si sta sviluppando un progetto che permette di monitorare i pazienti a casa in sicurezza, attraverso un cerotto tecnologico e diversi apparecchi collegati tra loro. Inoltre, anche gli esami del sangue eseguiti nelle case dei pazienti, grazie alla collaborazione con i medici curanti e ai servizi infermieristici sul territorio, per ridurre al minimo il rischio di infezione, sono un’opzione. Un altro progresso significativo della telemedicina nel prossimo decennio potrebbe essere la telechirurgia: una procedura in cui il chirurgo e il paziente sono separati e a distanza, con l’assistenza di un robot operativo. Le procedure telechirurgiche saranno semplificate, grazie alle maggiori velocità di trasmissione dati della tecnologia 5G e alla minore latenza del segnale. La necessità di ridurre le visite ospedaliere durante la pandemia ha rafforzato in modo significativo l’innovazione in questo settore, con primi esempi di procedure telechirurgiche di successo su cui basarsi in futuro.

Ricerca clinica

Gli studi randomizzati (studi sperimentali per valutare l’efficacia di uno specifico trattamento in una determinata popolazione) sono diventati più lunghi e costosi negli ultimi due decenni, in parte a causa della maggiore complessità delle procedure di approvazione e in parte per le tempistiche della burocrazia. Secondo il Global Coronavirus Covid-19 Clinical Trial Tracker, da aprile 2019 sono stati registrati in tutto il mondo circa 2’900 studi sul Covid-19. Questo è stato un risultato eccezionale. La comunità oncologica deve utilizzare questi insegnamenti per guidare un cambiamento significativo nel modo in cui verrà condotta la ricerca clinica sul cancro in futuro, semplificare i processi normativi esistenti, accorciare i tempi di approvazione e di sperimentazione, per soddisfare le richieste dei pazienti.

D’altra parte, sebbene il Covid-19 abbia mostrato che alti livelli di burocrazia nella normativa sulla ricerca possono rappresentare un onere eccessivo per pazienti e medici, è fondamentale sottolineare che la riduzione della burocrazia non implica noncuranza, e un attento equilibrio deve essere mantenuto tra la semplificazione della procedura e l’affidabilità dei dati.

Nuove prospettive terapeutiche: vaccini mRna e immunoterapia

I primi due vaccini contro il Covid-19, messi a punto da Moderna e BioNTech-Pfizer, sono stati realizzati con una nuova tecnologia che si basa su una serie di studi avviati molto prima dell’inizio della pandemia. I ricercatori che hanno messo a punto i due vaccini lavoravano da 20 anni sulla terapia genica e sui vaccini a Rna messaggero (mRna). Ma con altri obiettivi: trovare una cura per i tumori. L’applicazione al Covid-19, con l’enorme mole di studi e ricerche di questi ultimi mesi su questa tecnologia, ha ridato concretezza alla possibilità che i vaccini basati sull’Rna messaggero possano essere utilizzati come terapia per altre patologie. Il vaccino Bnt162b2 (Comirnaty), conosciuto anche come Pfizer-BioNTech, e il Moderna mRna-1273 (entrambi con approvazione di Swissmedic nel gennaio 2021), funzionano in modo diverso rispetto ai vaccini tradizionali: non contengono virus vivi, attenuati o frammenti del rivestimento virale. Sfruttano molecole di acido ribonucleico messaggero (mRna): materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi di nuove proteine: in questi vaccini c’è solo l’informazione genetica per "insegnare" alle nostre cellule come assemblare la proteina Spike, che è la chiave con cui il Coronavirus Sars-CoV- 2 entra nell’organismo e lo infetta. Per arrivare ai vaccini a mRna ci sono voluti vent’anni di ricerca; in questo contesto, è in corso uno studio per valutare la sicurezza e la tollerabilità dell’mRna-5671/V941 in monoterapia e in combinazione con pembrolizumab (un anticorpo monoclonale che stimola il sistema immunitario contro le cellule tumorali, già in uso da alcuni anni), in pazienti con carcinoma polmonare, del colon-retto o pancreatico.

Accelerazione dei tempi di pubblicazione degli articoli scientifici

Da gennaio 2020, la ricerca sul Covid-19 è stata condotta a un ritmo senza precedenti e su LitCovid sono stati pubblicati più di 200’000 articoli: un database aperto della letteratura Covid-19. Più di 2’000 articoli pubblicati a settimana, con un tempo mediano dalla presentazione all’accettazione degli articoli Covid-19 di soli 6 giorni. Al di fuori di questa eccezionalità, i tempi di pubblicazione di un articolo scientifico sono mediamente di alcuni mesi. La ricerca condotta durante la pandemia è stata pubblicata rapidamente e si spera che tali standard verranno mantenuti anche in futuro, facilitando nel contempo la velocità di circolazione delle informazioni, che include la trasparenza delle fonti di dati e dei processi analitici, nonché la riproducibilità e una solida revisione.

In conclusione la pandemia da Covid-19 ha costretto i medici e gli operatori sanitari a cambiare la loro pratica. Pertanto, la comunità oncologica potrà sfruttare questa occasione per imparare le lezioni apprese, per creare un ambiente in cui l’innovazione possa prosperare, implementando strategie di erogazione delle cure non tradizionali (telemedicina, telechirurgia) e sviluppando nuove strategie di trattamento come i vaccini mRna per l’immunoterapia contro il cancro, perché, come ricorda l’economista Peter Ferdinand Drucker: "L’innovazione è lo strumento specifico dell’imprenditoria. L’atto che favorisce il successo con una nuova capacità di creare benessere".