In consultazione l’accorciamento a 9 mesi della durata del certificato Covid e la proroga fino a fine marzo di 2G, telelavoro e limiti agli incontri
Quarantena e isolamento ridotti a cinque giorni e validità del certificato Covid limitata a 9 mesi. Sono le nuove misure immaginate oggi dal Consiglio federale nella lotta al coronavirus. Nel contempo, le disposizioni adottate il 17 dicembre – in particolare “2G”, telelavoro e limiti negli incontri privati – vanno prolungate a fine marzo.
In una nota, il governo evidenzia come nelle ultime settimane i ricoveri e l’utilizzo delle unità di terapia intensiva siano diminuiti, e ciò nonostante l’aumento esponenziale del numero di casi positivi. In conferenza stampa, il consigliere federale Alain Berset ha detto che nelle cure intense il 26% dei letti è attualmente libero.
Con l’arrivo della variante Omicron, le persone vaccinate o guarite hanno infatti meno probabilità di essere ricoverate rispetto alla Delta. Lo stesso discorso vale per gli ospedalizzati che devono essere trasferiti in cure intense.
Nuovi dati scientifici confermano inoltre che la terza dose riduce notevolmente il rischio di ricovero in ospedale, ha aggiunto Berset. La vaccinazione continua quindi a offrire la migliore protezione contro i decorsi gravi e le conseguenze a lungo termine della malattia. Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha invitato pertanto la popolazione ad “assumersi le proprie responsabilità” seguendo le misure ordinate dal governo e “soprattutto” facendosi vaccinare, anche con il richiamo.
“La pandemia non è ancora finita, dobbiamo essere pazienti anche in questo nuovo anno”, ha aggiunto Cassis. La situazione epidemiologica rimane infatti critica e resta difficile prevederne l’evoluzione. Anche se la variante Omicron appare meno preoccupante per i vaccinati o guariti, è probabile che il numero delle ospedalizzazioni aumenterà a causa dell’altissimo numero di contagiati. Negli ospedali una percentuale sempre maggiore del personale sarà inoltre assente per malattia. Insomma, “il virus continuerà ad avere un impatto importante sulla popolazione”, ha detto Cassis.
Dopo due anni di crisi siamo però forse alla vigilia di una svolta che potrebbe essere decisiva, ossia il passaggio da una fase pandemica a una endemica, ha aggiunto Berset. Tenendo conto delle vaccinazioni e delle immunità acquisite da chi è stato malato, ha aggiunto il ministro della Sanità, il tasso di immunità della popolazione di oltre 20 anni è di almeno il 90% (96% per gli ultraottantenni).
A ciò va aggiunto il fatto che con la variante Omicron, l’intervallo di tempo tra infezione e trasmissione del virus si è però ridotto. Per questo motivo, ma anche per far fronte ai problemi dati dal numero elevato dalle persone finite in quarantena e in isolamento, il Consiglio federale, dopo aver consultato le parti sociali, ha deciso di ridurre la loro durata.
La circolazione del virus rappresenta infatti una sfida per la nostra economia, le assenze sul posto di lavoro aumentano. “Posso assicurarvi che siamo ben preparati, sia sul piano dell’approvvigionamento del Paese che sul piano delle infrastrutture critiche”, ha tenuto a precisare Cassis.
A partire da domani, l’isolamento – per chi è risultato positivo al virus, ndr – passerà dunque da dieci a cinque giorni, a condizione di non avere più sintomi da almeno 48 ore. I cantoni possono prevedere eccezioni per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento.
Anche la quarantena – per chi è stato in contatto con un positivo, ndr – viene ridotta a cinque giorni. La quarantena sarà inoltre limitata alle persone che vivono nella stessa economia domestica della persona contagiata, o che hanno avuto contatti regolari e ravvicinati con chi è risultato positivo al test. Sono invece esentate dalla quarantena le persone che hanno ricevuto l’ultima dose di vaccino o sono guarite da meno di quattro mesi. Anche in questo caso i cantoni possono concedere eccezioni.
Allo scopo di evitare il più possibile il sovraccarico delle strutture ospedaliere, il Consiglio federale propone poi – questa misura è stata inviata in consultazione fino a lunedì presso i Cantoni – di prorogare fino a fine marzo le misure adottate a metà dicembre. Queste prevedono il regime “2G”, l’obbligo della mascherina negli spazi chiusi, tranne che per consumare nei bar e ristoranti (ma solo stando seduti). Qualora non fosse possibile (per esempio per le corali o nelle discoteche) viene richiesto il cosiddetto “2G+”. Il telelavoro rimane obbligatorio e le riunioni private con non vaccinati o guariti restano limitate a 10 persone. Se la situazione negli ospedali dovesse peggiorare notevolmente, il governo potrà decidere misure di più ampia portata, come la chiusura di attività e l’introduzione di limiti per i grandi eventi.
Rispondendo a una domanda di un giornalista, Berset ha giustificato il mantenimento del regime “2G” con le possibilità di effettuare tamponi che sono già oggi al limite. La regola “vaccinati o guariti” contribuisce inoltre a spiegare il perché oggi gli ospedali resistono malgrado l’esplosione del numero di casi positivi.
Presto o tardi bisognerà comunque rinunciare a questo strumento, ma non è ancora giunto il momento di farlo, ha aggiunto il consigliere federale. Il governo attende il superamento del picco della quinta ondata e poi valuterà l’eventuale allentamento di questa misura.
Nel frattempo l’esecutivo vuole ridurre da 365 e 270 giorni il periodo di validità di tutti i pass covid. Berset non ha nascosto che lo scopo è “chiaramente” quello di garantire che il certificato di vaccinazione continui ad essere riconosciuto dall’Ue. La misura, anch’essa inviata in consultazione, entrerebbe in vigore il 1° febbraio.
Nella consultazione, l’esecutivo chiede anche il parere dei cantoni su altre questioni, come il divieto dell’insegnamento in presenza per il livello terziario, limitazioni della capienza per le grandi manifestazioni, l’inasprimento dell’obbligo della mascherina, le capacità nei reparti di terapia intensiva, l’obbligo di sottoporsi al test prima dell’entrata in Svizzera per le persone vaccinate o guarite, l’adeguamento della strategia di test a causa del sovraccarico dei laboratori, la rinuncia ai test antigenici rapidi e la revoca delle regole sulla quarantena.