Lo ha deciso il comitato direttore di Travail.Suisse. Per il sindacato, il progetto si fa sulle spalle delle donne
Berna – Il comitato direttore di Travail.Suisse ha deciso oggi di lanciare il referendum contro la riforma del Primo pilastro denominata Avs21. Il sindacato denuncia un progetto che si fa sulle spalle delle donne.
Gran parte del costo della riforma sarà sostenuto dalle donne attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile da 64 a 65 anni, denuncia Travail.Suisse in una nota pubblicata oggi. Le donne pensionate sono già oggi massicciamente svantaggiate e in più devono assumersi i costi di questa riforma, è “intollerabile e inaccettabile”, sostiene nel comunicato la vicepresidente del sindacato e consigliera nazionale Léonore Porchet (Verdi/VD).
La riforma non tiene insomma conto del fatto che le pensioni delle donne – Primo e Secondo pilastro – sono globalmente inferiori di un terzo a quelle degli uomini. Senza contare che nessuna misura è stata presa per combattere la discriminazione salariale delle donne, che causa mancati introiti per 825 milioni di franchi all’anno per l’Avs. Una sua eliminazione porterebbe un vantaggio maggiore rispetto all’innalzamento dell’età pensionabile, sostiene Travail.Suisse.
Il sindacato critica poi i provvedimenti decisi per la generazione transitoria, ossia un supplemento di rendita o condizioni più favorevoli per il pensionamento anticipato. Orbene, “queste due misure non possono essere combinate”, deplora Travail.Suisse.
La riforma è criticabile anche perché non permette di risolvere il problema di finanziamento dell’Avs: il previsto aumento dell’Iva – altro elemento faro di AVS 21 – e l’aumento da 64 a 65 dell’età pensionabile delle donne non impedirà al Primo pilastro di essere nuovamente confrontato a problemi di finanziamento già nel 2026.
Il Parlamento ha infatti deliberatamente ignorato di introdurre forme alternative di finanziamento per l’Avs, come l’impiego dei ricavi della Bns derivanti dagli interessi negativi (proposta sostenuta in Parlamento dalla sinistra e dall’Udc, ndr). Le Camere hanno optato per la variante più semplice, ovvero l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, ha detto il presidente di Travail.Suisse Adrian Wüthrich.
Al sindacato non piace neppure la possibilità per tutti di anticipare o rinviare la totalità o una parte della rendita tra i 63 e i 70 anni. In origine, il Consiglio federale aveva chiesto che il pensionamento anticipato fosse possibile dai 62 anni, un punto non contestato previsto nel progetto, poi bocciato alle urne, Previdenza 2020.
Le Camere federali hanno approvato la riforma dell’Avs durante la sessione invernale conclusasi la settimana scorsa. Contrari all’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, Ps e Verdi già durante i dibattiti avevano annunciato che avrebbero sostenuto un referendum. Referendum che formalmente non sarebbe necessario: il decreto federale sull’aumento dell’Iva comporta infatti una modifica costituzionale che sottostà a votazione popolare obbligatoria.
Se il referendum riuscirà, il popolo – e i cantoni – dovranno quindi esprimersi due volte su uno stesso tema. La riforma potrà entrare in vigore solo se verranno accettati entrambi gli oggetti.
Non sarebbe la prima volta che il Sovrano è chiamato a una doppia votazione: ciò era successo con la Previdenza per la vecchiaia 2020. In quell’occasione, il 24 settembre 2017, la legge era stata respinta con il 52,7% di “no”, il decreto sull’innalzamento dell’Iva con il 50,05% di voti negativi (e 13,5 cantoni).