Nomina toghe, sorveglianza... la commissione parlamentare sente il Dipartimento istituzioni. Dal governo atteso un parere scritto sulla perizia
Prima audizione ieri da parte della ‘Giustizia e diritti’ sulla perizia della cui stesura aveva incaricato Claude Rouiller e che il già presidente del Tribunale federale ha consegnato in agosto. La commissione, come segnala la medesima in una nota, ha sentito il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi e la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti. Sullo sfondo dell’incontro le ottantotto pagine nelle quali Rouiller risponde ai quesiti postigli dalla ‘Giustizia e diritti’. Quesiti da un lato riguardanti la procedura di elezione dei magistrati e il preavviso del Cdm, il Consiglio della magistratura, quando è tenuto a pronunciarsi - all’attenzione del Gran Consiglio, al quale spetta la nomina delle toghe - sull’idoneità di giudici e procuratori pubblici che alla scadenza del periodo di carica (decennale) si candidano alla stessa funzione. Dall’altro riguardanti l’organizzazione e la vigilanza interna del Ministero pubblico. La perizia è stata disposta dalla commissione per dare seguito al mandato che il plenum del parlamento nella seduta del 14 dicembre dello scorso anno le ha attribuito per proporre correttivi sul piano normativo: ciò dopo il caso dei cinque procuratori sulla cui rielezione il Cdm si era espresso negativamente, con pareri dai toni insolitamente duri nei contenuti e nella forma, al termine di una procedura ritenuta piuttosto claudicante dalla maggioranza della ‘Giustizia e diritti’ e in secondo battuta da quella del Gran Consiglio, che in quella sessione del dicembre 2020, ha confermato tutti i magistrati inquirenti uscenti ricandidatisi, inclusi i cinque pp.
Rouiller nella perizia formula anche undici raccomandazioni. Fra queste, “l’adozione da parte del Consiglio della magistratura, in piena autonomia, di un regolamento organico comprendente, da un lato, le modalità di realizzazione delle proprie competenze principali quale autorità disciplinare e di sorveglianza e, dall’altro, l’esercizio delle sue ulteriori competenze di esame e di preavviso delle candidature dei magistrati disponibili per un nuovo periodo di nomina". Il regolamento, scrive ancora il perito, "dovrà contenere in particolare norme sul diritto di essere ascoltati dei candidati alla rielezione nonché sulla forma e la motivazione dei preavvisi”. Già, il diritto di essere sentito. Una raccomandazione che sembra mirare a evitare quanto accaduto con l’ultimo (in ordine di tempo) rinnovo delle cariche in Procura per quanto concerne i cinque pp.
Sui contenuti del rapporto allestito dall’ex presidente del Tribunale federale i vertici del Dipartimento istituzioni hanno preannunciato alla ’Giustizia e diritti’ una presa di posizione nero su bianco. «Come Dipartimento istituzioni, redigeremo, tramite la Divisione giustizia, un documento che verrà sottoposto all’approvazione del Consiglio di Stato prima di essere trasmesso alla commissione - spiega Gobbi, contattato dalla ‘Regione’ -. Forniremo così il nostro punto di vista, con dei suggerimenti, sulla procedura di nomina dei magistrati, sulla vigilanza. E sul funzionamento interno del Ministero pubblico. Personalmente - aggiunge il consigliere di Stato - sono d’accordo con l’esecuzione di un audit». Per Rouiller, si legge nella perizia, “solo un audit tecnico (...) potrebbe condurre a una individuazione completa dei bisogni e all’adozione di misure esaustive appropriate” per il Ministero pubblico. A proposito del sistema di elezione dei procuratori, Gobbi in audizione ha accennato a una possibile «variante» del modello vigente: il Gran Consiglio potrebbe eleggere soltanto la Direzione del Ministero pubblico («formata dal procuratore generale, dai suoi due sostituti e da due procuratori capo»), alla quale demandare il compito di designare, previo concorso, il resto della squadra. La perizia del già giudice federale, continua Gobbi, «è senz’altro utile per evidenziare quelli che l’autore considera degli aspetti critici e su cui bisognerebbe intervenire: stamattina (ieri, ndr.) abbiamo comunque ribadito la necessità di un lavoro di squadra, che coinvolga quindi Gran Consiglio, governo e gli organi della magistratura, per trovare insieme le soluzioni migliori nell’interesse della giustizia e dunque dei cittadini».
In agenda «abbiamo altre audizioni, che dovremmo concludere entro la fine dell’anno - dice, da noi interpellata, la coordinatrice della ‘Giustizia e diritti’, la leghista Sabrina Aldi, ieri assente poiché impegnata in un’udienza in veste di avvocato (la riunione commissionale è stata diretta dal primo vicepresidente, il liberale radicale Giorgio Galusero) -. A quel punto dovremmo avere insomma tutti gli elementi per cominciare la discussione politica al nostro interno sui correttivi da apportare, ritenuti necessari, mi pare, dai partiti in generale».