È passato un anno dal rogo che ha distrutto la struttura. I ricordi e le prospettive future del titolare Alessandro Fontana
«Abbiamo sempre solo guardato avanti e forse questa è stata l’arma vincente per non lasciarci cadere». Sono passati 365 giorni, esattamente un anno, dall’incendio scoppiato poco prima delle 17 del 23 novembre 2020. Una data che segnerà per sempre la storia del Mulino di Maroggia e che ha generato una vera e propria gara di solidarietà. Le cause che hanno portato al rogo non hanno potuto essere accertate. Il titolare Alessandro Fontana preferisce comunque pensare al futuro piuttosto che al passato – «siamo in attesa della licenza edilizia per iniziare i lavori di ricostruzione» –, ma con lui ripercorriamo quegli indimenticabili minuti.
«Avevamo appena terminato delle riprese e interviste con un nostro partner svizzero tedesco – ricorda Fontana –. Quel giorno avevamo fatto solo una produzione sul giorno e stavamo preparando quella per il giorno successivo: alle 16.30 gli operai sono andati a casa, l’ultimo magazziniere è andato via verso le 16.40 ed eravamo rimasti solo noi del settore amministrativo». Alessandro Fontana stava lavorando nella parte rinnovata quando la segretaria «mi ha avvertito che c’erano delle fiamme. Affacciandomi alla finestra del magazzino ho visto che si vedevano già fiamme molto importanti: era evidente che non si trattava di un fuocherello che poteva essere spento con l’estintore perché stava già prendendo vigore». In attesa dell’arrivo dei pompieri, Alessandro Fontana si è mosso con una canna dell’acqua che veniva utilizzata per lavare i camion. «Sono un soccorritore della Croce Verde di Lugano e mi è capitato di vivere queste situazioni e nella mia carriera militare ho avuto anche una formazione pompieristica per cui mi sono mosso senza mettermi in pericolo anche perché, poco dopo, ci sono state due esplosioni». Sul posto, quella sera, hanno lavorato 80 pompieri. «Le operazioni di spegnimento sono durate 7 giorni: al mimino spostamento, le fiamme riprendevano aria e ripartivano – ricorda il titolare –. I lavori di sgombero sono iniziati subito dopo perché avevamo un grosso problema legato al grano fuoriuscito dalla torre bruciata, demolita in parte per poter accedere dagli scantinati, perché il prodotto organico con la pioggia inizia a fermentare». Da subito Alessandro ha guardato al futuro. «A dicembre avevamo già incontrato la ditta svizzera che produce impianti per i mulini e abbiamo iniziato con i progetti». Ne è seguito «un primo semestre dell’anno intensissimo» durante il quale è stato presentato il progetto tradotto nella domanda di costruzione che non ha incontrato opposizioni. «Spero che il cantiere possa iniziare già nelle prossime settimane – è l’auspicio di Fontana –. Noi, l’impresa di costruzione e il produttore di impianti siamo pronti: ci manca solo il via libera ufficiale».
Tornando ai fatti, Fontana ricorda che «i primi mesi è stata dura perché le montagne di macerie erano lì a ricordare quanto successo. Dopo sgomberi e demolizioni è andata meglio perché almeno c’erano ordine, pulizia e le prerogative per iniziare a pensare al futuro». Per la creazione della struttura grezza, a cui va aggiunto il collaudo dei macchinari, serviranno 12 mesi di lavoro. «Un cantiere sprint – ammette Fontana –. Ma per noi ogni giorno conta». Dopo l’incendio, lo ricordiamo, la vendita della farina non si è mai fermata «grazie a un collega, che prima di tutto è un amico, che il giorno dopo si è messo a disposizione». Il martedì successivo «eravamo di nuovo operativi per i clienti anche perché questi sono periodi caldi per il settore».
I lavori previsti a Maroggia costeranno 10-12 milioni. Le donazioni hanno finora garantito 50mila franchi. A questi si aggiungono i 30mila annunciati ieri da Migros, i suoi clienti e Jowa (la somma di 15mila franchi che è stata raccolta verrà raddoppiata dal Percento culturale di Migros Ticino). «Solidarietà e attenzione ricevute sono state eccezionali. Abbiamo ricevuto donazioni anche dalla Svizzera interna, dalla Germania e dall’Austria, dove siamo conosciuti grazie al nostro e-commerce – aggiunge Fontana –. Abbiamo avuto anche donazioni spontanee, come quella di una coppia di pensionati che si è presentata con 100 franchi in mano. Un gesto commovente che non ci saremmo mai aspettati perché sono gesti di affetto e vicinanza preziosi». Guardando al futuro, Alessandro Fontana è convinto del fatto che «ogni esperienza, bella o brutta che sia, fa ripartire più forte di prima». Per questo, quando il nuovo capitolo della storia del Mulino potrà ripartire, «saremo più performanti, avremo prodotti migliori di prima e un impianto tra i più moderni al mondo perché sarà uno degli ultimi costruiti – conclude il titolare del Mulino –. Dal profilo mio professionale, avrò il piacere di avere una struttura al passo coi tempi perché adeguiamo gli stabili ai nostri processi lavorativi: l’idea di avere un impianto funzionale, molto più ‘comodo’ da utilizzare e più facile da pulire sono aspetti che preferiamo guardare piuttosto che pensare allo stabile che non c’è più».