Ricorso al Consiglio di Stato contro la nuova normativa in pubblicazione. È il secondo dopo quello (pendente) che contestava la disdetta delle concessioni
È finita in una specie d’ingorgo giuridico, la questione dei tassisti concessionari ad Ascona. L’ultimo semaforo è appena scattato ed è ancora di un rosso acceso: un ricorso al Consiglio di Stato contro la nuova Ordinanza municipale per il servizio taxi messa in pubblicazione dal Municipio del Borgo dal 3 novembre al 3 dicembre.
Le puntate precedenti: da tempo non corre più buon sangue fra un gruppo di 5 tassisti e un collega, tutti concessionari ad Ascona. I 5 si lamentano per l’atteggiamento considerato inappropriato, e l’agire secondo loro illegale, del concorrente. L’uomo è titolare di due concessioni in due Comuni diversi (l’altro è Locarno), proprietario di autovetture cromaticamente non a norma, nonché presunto colpevole di inadeguato “adescamento” di clienti e di stazionamenti in luoghi non autorizzati. Da lì era partita la disputa legale, che aveva spinto l’avvocata Cristina Clemente di Muralto a scrivere, per conto dei 5, al Comune, sollevando alcune tematiche, fra le quali la necessità di indire un concorso pubblico (oggi inesistente) per l’attribuzione delle concessioni.
Richiesta, quest’ultima, che in Borgo aveva fatto immediatamente centro: il Comune aveva ammesso che un concorso in effetti ci vuole, ma nell’attesa di una nuova normativa che lo contemplasse… sorpresa: aveva disdetto (l’Ordinanza in vigore glielo permette) la concessione a tutti i tassisti, compresi i 5 “riottosi”, a decorrere dall’inizio del 2022. Per Clemente si era trattato di una decisione eccessivamente draconiana e ingiustificata, addirittura di «una chiara ritorsione» sui contestatori. Così era partito il primo ricorso al governo.
Non è finita qui: il 2 novembre il Comune aveva convocato tutti i tassisti per presentare verbalmente la nuova Ordinanza nel frattempo preparata e pronta per la pubblicazione. Pubblicazione che sarebbe però avvenuta già a partire dal giorno seguente. Presi alla sprovvista, i tassisti avevano chiesto di attendere il tempo necessario per consentire loro di collaborare alla stesura di una nuova normativa, fornendo al Borgo alcune specifiche da “addetti ai lavori”, per comodità e nell’interesse di tutti, Comune compreso. Ciononostante, la pubblicazione era avvenuta ugualmente con l’aggiunta, ricorda Clemente, «che se avessimo avuto delle osservazioni avremmo potuto inoltrarle, per procedere poi con una seconda pubblicazione». Un punto di vista che l’avvocata definisce «singolare» e che si inserisce in un contesto già complicato dal fatto che «la nuova Ordinanza è all’albo mentre sono pendenti dei ricorsi contro delle disdette emanate in base alla vecchia, che è ancora vigente». Ciò creerebbe «una situazione d’incertezza giuridica ed è contraria al principio della separazione dei poteri». Infatti «il Municipio non potrà applicare l’Ordinanza nuova ai ricorrenti, i quali da una parte non possono concorrere per le nuove concessioni e dall’altra, se vincessero, si ritroverebbero avvantaggiati rispetto ai concorrenti, creando una situazione d’illecita disparità di trattamento».
Tutto quanto precede, “in diritto”. Nei fatti, poi, c’è la nuova Ordinanza stessa con i suoi contenuti, che secondo gli stessi 5 tassisti patrocinati da Clemente presenta pecche e incongruenze un po’ a tutti i livelli. Gli articoli contestati sono non meno di una ventina e riguardano fra l’altro il numero di parcheggi in via Baraggie, il numero di concessioni a persone fisiche e giuridiche, il tipo di patente necessaria per avere la concessione nonché un sacco di altre questioni, ivi compresa quella riguardante il carico di animali di media e grossa taglia nell’abitacolo, un’altra inerente alle insegne e un’altra ancora sulla pretesa di inserire dei turni di servizio quando, rileva Cristina Clemente, «ogni autorizzato a fornire un servizio taxi deve poter conciliare il lavoro ad Ascona con quello dettato dai clienti privati».
Un ulteriore motivo di lamentela da parte dei tassisti è infine legato a quello che Clemente considera «un capriccio del Municipio di Ascona»: quello d’imporre che tutte le autovetture utilizzate siano di colore blu. «Non c’è assolutamente nessun interesse pubblico che giustifichi una cosa del genere – dice l’avvocata –. Inoltre, il Municipio non può non sapere che i tassisti, che non sono certo milionari, già hanno effettuato investimenti ingenti per acquistare i loro veicoli. Non si può certo dare “una pitturata” alle auto che blu non sono». Come se non bastasse, considera la legale, «ad Ascona ci sono alcuni grandi alberghi che esigono il colore nero per i taxi che accompagnano i loro clienti. E allora, con loro come si fa? Al di là di questo, l’imposizione di un colore specifico determina in alcuni casi la necessità di comprare un’auto nuova, così, come se fosse alla portata di tutti».
Motivi sufficienti, questo e tutti gli altri che verranno sollevati nel ricorso al Consiglio di Stato pronto per essere imbucato, con il quale verrà chiesto che l’Ordinanza municipale attualmente in pubblicazione venga annullata.