Se l’assenza di decessi è frutto della prevenzione ma anche del caso, le statistiche dell’Aet indicano un ulteriore aumento dei passaggi in Riviera
«Personalmente lo ritengo un dato dovuto anche alla casualità. È vero: l’estate 2020 è stata tremenda, ma d’altro canto nelle stagioni precedenti non si erano verificati infortuni particolarmente gravi». Questa l’opinione della guida Florian Schauwecker sulla positiva stagione del canyoning per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza. Durante la scorsa estate in Ticino, ha reso noto mercoledì il Dipartimento delle istituzioni nell’ambito della presentazione del bilancio della campagna ‘Acque Sicure’, non si sono verificati incidenti mortali (nel 2020 erano stati due i decessi nella Valle di Lodrino), nonostante un afflusso record di appassionati, durante la pratica della disciplina che alle nostre latitudini trova il suo ‘Eldorado’ nella regione della Riviera. Amministratore delegato della purelements CH Sagl (azienda specializzata nell’organizzazione di tour guidati di canyoning, canoa e altre attività all’aperto adrenaliniche), Schauwecker riconosce come difficilmente i rischi possono essere azzerati praticando questa disciplina. Se è vero che quest’anno non vi sono stati decessi, sono però stati cinque gli infortuni gravi (essenzialmente in Riviera e in Valle Maggia), così come diversi altri di minore entità. La campagna Acque Sicure, oltre a gestire l’hotline canyoning in partenariato con le aziende idroelettriche, ha distribuito volantini in cinque lingue, tramite i Comuni e le Otr, nei campeggi e negli esercizi pubblici frequentati dai torrentisti. «La campagna di sensibilizzazione può servire, è giusto farla, ma non garantisce la certezza che non ci saranno più incidenti. Anche perché il canyoning è un’attività che sta sempre più prendendo piede a livello internazionale. Prevedo dunque che in futuro arriveranno in Ticino ancora più appassionati, aumentando inevitabilmente la probabilità di infortuni». Scontato il consiglio per i neofiti di affidarsi a un’azienda che propone queste attività. «Per coloro che hanno esperienza la cosa migliore è invece informarsi bene sul luogo specifico dove si vuole fare canyoning, attraverso il consiglio degli esperti locali, consultando le varie applicazioni topografiche e meteorologiche, leggendo libri guida appositi e visitando siti che indicano le condizioni dei torrenti ed eventuali pericoli. Ci sono poi anche i blog, dove gli appassionati condividono esperienze e commenti utili».
Così come durante l’estate 2020, anche nell’ultima stagione si è registrato un grande afflusso di appassionati in Ticino. Impossibile quantificare il numero esatto, ma a confermare la tendenza in aumento ci sono le statistiche dall’Azienda elettrica ticinese (Aet), alla quale i canyonisti sono obbligati ad annunciarsi prima e dopo le discese sui torrenti lungo i quali sono presenti impianti idroelettrici di proprietà dell’Aet. Da inizio gennaio fino al 30 settembre 2021, l’Azienda elettrica ha registrato in totale l’avviso di 1’284 gruppi, per un totale di 7’028 canyonisti, dei quali il 98% recatisi in Riviera e in zona Mavaglia (riali Leggiuna e Malvaglia). A titolo di paragone, nel 2020, durante lo stesso periodo (inizio gennaio-fine settembre) all’Aet erano stati notificati 5’949 passaggi di canyonisti. In aumento nel 2021 i passaggi (da 10 a 84) in Leventina (riali Gribbiasca, Macri e Cramosina), mentre a farla da padrone è il riale Boggera nella Valle di Cresciano dove il totale dei torrentisti transitati è pari a 4’945 (l’anno scorso, considerando anche il periodo da inizio ottobre e a fine dicembre, erano risultati 4’445). Lungo il riale Nala in Val d’Osogna sono passati 739 canyonisti contro i 487 del 2020.
Grazie a un territorio particolarmente adatto per il canyoning e il bouldering (altro sport che in quel di Cresciano registra grande affluenza), dalla Riviera passa la maggior parte delle circa 20mila persone che ogni anno si stima arrivino in Ticino per svolgere queste due attività che il locale Municipio e l’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino (Otr-Bat) hanno intenzione di valorizzare ulteriormente: dopo la creazione prima della scorsa estate di apposite aree parcheggio al fine di creare più ordine nei piccoli quartieri del Comune (effettuata in collaborazione col locale Municipio), l’Otr-Bat dovrebbe dare avvio a uno studio al fine di avere a disposizione un’analisi che permetta di valutare la realizzazione di un centro più ampio, una sorta di campeggio con servizi e docce, dove gli appassionati di canyoning e bouldering potrebbero anche dormire. Il tutto stando però attenti alle strutture ricettive che già offrono la possibilità di pernottare. Per il settore bouldering si vorrebbe invece implementare la visibilità creando un concetto di ‘Boulder Park’, sulla linea di quanto fatto in Val Bregaglia.
Da cinque anni assiduo torrentista indipendente giunto ormai al ritmo di un’uscita a settimana (sempre in compagnia di almeno altre due persone), per Nicola Reggiori l’estate in Riviera ha visto prevalentemente l’arrivo di persone ben coscienti delle caratteristiche dei riali e delle loro insidie. «C’erano in particolare tantissimi svizzeri, ma anche parecchi tedeschi e francesi che hanno l’abitudine di venire e che conoscono molto bene la zona», rileva Reggiori, il quale parla di un vero e proprio ‘boom’ del canyoning a livello nazionale. «Anche l’età si sta abbassando, grazie ad alcuni club svizzeri che hanno cominciato a proporre corsi». Associandosi a Schauwecker per quanto riguarda le considerazioni sulla prevenzione (volente o nolente il rischio di sinistri non si può azzerare), l’impressione di Reggiori – socio di due associazioni mantello a livello nazionale – è che «sovente gli incidenti riguardino persone indipendenti che effettuano discese complesse, magari fuori delle tratte più conosciute». Il nostro interlocutore spiega di aver preso parte a tre uscite con guida prima di iniziare a svolgere l’attività in maniera autonoma un po’ in tutto il Ticino insieme ad alcuni amici.