laR+ italia

I nazifascisti della porta accanto cancellati da Facebook

A Varese continua a fare proseliti la Comunità militante dei Dodici Raggi (Do.Ra.), tra invettive via web, eventi nostalgici e pubblicazioni fuorilegge

Il materiale sequestrato nella sede del Do. Ra.
25 ottobre 2021
|

Citano Goebbels, pubblicano libri che predicano fascismo e nazionalsocialismo, paragonano la Lombardia alla Cambogia dei khmer rossi e il presidente della Regione Fontana a Pol Pot, reclutano picchiatori con annunci via web e pretendono lo scioglimento dell’Anpi, l’associazione italiana partigiani.

Facebook li ha messi nella lista nera delle organizzazioni pericolose, cancellandoli dalla propria piattaforma per incitazione all’odio. In Italia sono in tutto 21, tre – tra cui loro – nella sola Varese. Loro sono la Comunità militante dei dodici raggi (Do.Ra). I nazifascisti della porta accanto, a due passi dal confine con la Svizzera, sono il collante di una galassia che nella città lombarda non è affatto un fenomeno nuovo: Daniele Belardinelli, il tifoso ucciso fuori dallo stadio San Siro il 26 dicembre di tre anni fa era il capo dei Blood Honour, formazione ultrà di stampo dichiaratamente fascista, fondata a Varese dallo stesso Belardinelli e da Vito Jordan Bosco nel 1998. I capi ultrà erano anche capibastone dominanti nel circuito della microcriminalità locale e – in alcuni casi – coinvolti nella criminalità organizzata. Bosco, ad esempio, è stato inseguito a lungo – assieme al fratello – dalla Dia di Catanzaro per far parte del giro della potente cosca dei Mancuso, per cui trattava affari di droga con il Marocco.


Un nostalgico nazista durante un raduno (Keystone)

Curve e ’ndrangheta

Un altro leader era Saverio Tibaldi che nel 2003, ricercato dalla polizia, fuggì all’estero; venne successivamente ucciso a coltellate, in Spagna, a Torremolinos in circostanze mai chiarite. La sua morte violenta lo fece diventare un eroe e martire della tifoseria. Nel frattempo i Blood Honour si distinguevano facendo una violenta opposizione all’ingaggio di giocatori neri nel Varese: atteggiamento culminato in aggressioni ai calciatori e infine in un raid vandalico allo stadio Franco Ossola, in cui piantarono sul prato 11 croci di legno.

I Blood Honour si sono sciolti nel maggio del 2019 con un comunicato delirante che parla di “21 anni di combattimenti”, di “tributo di sangue”, “fierezza assoluta”, “nuove albe” e “Uomini” con la U maiuscola.

La fine dei Blood Honour non segna certo la fine della Varese fascista, tanto meno la matita rossa di Facebook, passata sopra il nero di nomi noti come CasaPound, Forza Nuova e Blocco Studentesco e di gruppi ultrà locali come i Varese Skinheads e gli Ultras Sette Laghi.

Fusione inevitabile

Gli Ultras Sette Laghi, che seguivano sia la squadra di calcio che quella di basket, nel frattempo si sono sciolti, anche se online restano tracce della loro attività e della loro ideologia. L’iconografia era quasi un cliché: due martelli neri incrociati, corona d’alloro, tricolore sullo stemma e striscioni con caratteri che riportano alla mente le SS naziste. Mentalità e componenti si mischiavano con quelli dei Blood Honour, poi confluiti, insieme a Varese Skinheads, in quello che è il vero collettore di idee e persone legate all’ultradestra, la Comunità militante dei Dodici Raggi.

Se Facebook li ha oscurati, il loro sito web gode di ottima salute ed è pieno zeppo di materiale buono per una Procura: si cerca di fare proseliti senza troppi giri di parole, alternando commenti, invettive, revisionismo storico e adunate dal sapore nostalgico. Nostalgia di due regimi su tutti, quello di Mussolini e il Terzo Reich.

Un’adunata in particolare ha dato notorietà al gruppo, quella che viene organizzata il 20 aprile di ogni anno per celebrare la data della propria nascita (avvenuta nel 2012) e – non del tutto casualmente – quella di Adolf Hitler. Di quelle commemorazioni, che attirano centinaia di simpatizzanti nazisti da tutta Europa, e di ciò che ne deriva se ne sono occupati a varie riprese i giudici.


Una tazza con svastica e immagine di Hitler (Keystone)

Nel dicembre del 2017 gli agenti della Digos erano entrati nella sede di Do.Ra. di Caidate, frazione di Sumirago (a pochi chilometri da Varese) e avevano trovato asce, pugnali, coltelli e cartucce a salve. In quell’occasione erano stati messi sotto sequestro volantini, manifesti, simboli runici e nazisti – tra cui una statuetta in metallo che raffigura un’aquila e la svastica – e libri come “Storia segreta della Gestapo” e l’immancabile “Mein Kampf” di Hitler.

La casa editrice

Libri che inneggiano al nazifascismo vengono tuttora pubblicati e pubblicizzati sul sito di Do.Ra.: ci sono le “Opere Complete” di Nicola Bombacci, amico e controverso braccio destro di Mussolini; libri a cura di Enrico Labanca, leader del Mab, formazione fascista bergamasca travestita da associazione culturale; una collana a cura di Giuseppe Mosca, membro onorario dei Dodici Raggi, che – dice la sua biografia – “ha dedicato la sua battaglia politica alla Verità storica falsificata e occultata dalla pubblicistica antinazifascista”. Per togliere ogni dubbio residuo, accanto c’è una foto che lo ritrae in uniforme nazista.

La casa editrice è solo una delle forme di proselitismo della Comunità militante dei Dodici Raggi, le cui origini e intenzioni si possono evincere facilmente già dal nome, un riferimento al sole nero, simbolo del castello di Wewelsburg in Germania, luogo scelto da Heinrich Himmler per indottrinare gli ufficiali delle SS. L’associazione, che è ispirata a una struttura militare fortemente gerarchica, conta qualche centinaio di persone tra frequentatori occasionali e soci effettivi. L’ispirazione è “nazionalsocialista”, la matrice “pagana”. “La Comunità – viene spiegato sul loro sito – non cerca consensi, rifiutando il sistema democratico della rincorsa al voto... Essa si batte, nel suo piccolo, per la rinascita dell’ordine Naturale, ancorata senza nascondersi al Fascismo e al Nazionalsocialismo quali concezioni politiche che reggono i pilastri del mondo, scollegandosi dalle scorie della destra post-bellica”. Tuttavia i leader sono stati indagati con l’accusa di voler ricostituire il Partito fascista.


Un manifesto contro il gay pride (Facebook)

Do.Ra. organizza eventi e grigliate per la raccolta fondi di Skins4skins, rete europea di mutuo aiuto per i “camerati” in carcere e negli anni si è resa protagonista di una serie di provocazioni nei confronti dei partigiani, chiedendone lo scioglimento e andando a disturbare uno dei simboli della Resistenza locale, il sacrario sul Monte San Martino che commemora i 43 partigiani caduti in quella zona durante la Liberazione. Lì i membri del Do.Ra. commemorano le truppe nazifasciste: in occasione del 71esimo anniversario della battaglia lo hanno fatto in modo eclatante, piantando 200 rune funerarie di legno, le stesse delle tombe dei soldati tedeschi non-cristiani durante la II Guerra mondiale.

Il filone No-vax

Oltre alla propaganda nazifascista, la Comunità ha ora abbracciato quella No-vax, con lunghi sproloqui senza alcuna evidenza scientifica: nell’ultimo si parla di sudore trasmesso tra sportivi geneticamente modificati per via del vaccino, messaggio chiuso da una citazione di Goebbels.

Il presidente è Alessandro Limido, 42 anni, figlio dell’ex calciatore Bruno Limido, più volte raggiunto da un avviso di garanzia: tra i suoi tanti comunicati uno in cui inorridisce davanti alla cittadinanza onoraria a Liliana Segre, la senatrice a vita scampata ai lager nazisti. Inorridisce perché per lui è insensato che Segre venga equiparata a Benito Mussolini, ancora oggi cittadino onorario di Varese.

Nel mondo capovolto della Comunità dei Dodici Raggi, dove gli iscritti si ispirano, per voce dello stesso Limido, al Duce, a Hitler e al generale Franco succede anche questo. D’altronde sulla questione Olocausto, il leader di Do.Ra. in passato è stato più che chiaro: “Rifiutiamo il concetto di genocidio. Secondo noi non c’è stato sterminio sistematico. Gli ebrei sono stati perseguitati perché nemici della Germania e dell’Italia e lo ritengo giusto”.

C’è anche una sezione sportiva con le foto delle partite di calcetto, giocate rigorosamente in maglia nera. Alcuni volti sono oscurati. Epurati? Può darsi. O forse qualcuno non ha più piacere a essere associato a loro, proprio come Facebook.


La commemorazione dei soldati della Repubblica di Salò a Varese (YouTube)

Svizzera, estrema destra & rock’n’roll

La lista nera di Facebook tocca anche la Svizzera: nell’elenco dei soggetti banditi dal social, ci sono anche due band svizzere di estrema destra nella categoria ‘odio’, ovvero gli Sturmtruppen Skinheads e gli Indiziert, esponenti del cosiddetto Rock Against Communism (Rac), una galassia sommersa che raggruppa gruppi musicali che nei loro testi esprimono idee xenofobe, razziste e che incitano alla violenza.

Gli Sturmtruppen, basilesi, ribattezzati Sturmtruppen Skinheads, dal 1996, hanno alle spalle oltre 30 anni di carriera dagli esordi nel 1988 con sette album all’attivo. A causa dei loro testi apertamente xenofobi, sono stati banditi in Germania dall’autorità federale per il controllo dei media dannosi per i giovani: e leggendo le liriche di Wir sind Stolz (“Non c’è più nessun paese come te / Ecco perché le zecche arrivano da ogni parte / Si approfittano di te e sono criminali / Ecco perché devono andarsene, e rapidamente”) si intuisce il perché.

Nel caso dei bernesi Indiziert, il legame con l’estrema destra è esplicito: il cantante, Dominic ‘Gixu’ Lüthard, ex candidato al Gran Consiglio con l’Udc e poi espulso, è stato presidente fino al 2019 del Pnos, il Partito Nazionalista Svizzero. Il Pnos è più volte citato, fino al 2005, nei rapporti sull’estremismo della Fedpol, che ipotizza che la dichiarazione del partito di rinunciare alla violenza possa essere una strategia per accreditarsi come forza politica, nonostante slogan xenofobi e contatti con frange violente. Lüthard è stato condannato, e poi assolto in seconda istanza, nel 2008, per aver definito la Miss Svizzera Whitney Toyloy, di origine straniera, “un bubbone che sta divorando la Confederazione svizzera libera e indipendente”, e nel 2014 quando a una manifestazione ha spazzato via minareti di carta dalla bandiera svizzera. Nel 2018 ha così giustificato al Blick la partecipazione a un congresso di suprematisti bianchi negli USA insieme a ex membri del Ku Klux Klan: “Non bisogna essere d’accordo con tutte le posizioni per rispettarsi comunque”.


Dominic Lüthard “spazza via” i minareti dalla Svizzera durante una manifestazione a Langenthal nel 2010 (Keystone)

Parlando di musica, gli Indiziert abbinano il punk Oi a testi xenofobi, che attaccano, ad esempio, i naturalizzati (“sì, mi guardi e pensi di essere come me / ma anche se c’è scritto lì – no, non lo sei / nel nuovo passaporto svizzero è scritto il tuo nome / ma la mentalità ti è rimasta nel sangue”) o le coppie miste (“Tua figlia ha un nuovo ragazzo / non conosce la lingua tedesca / parla solo quello slang da gangster / non capisci una parola quando ti parla / odi il suo sguardo, odi la sua faccia / il Rolex falso sulla sua mano / il bastardo vuole tua figlia / bisogna fare qualcosa, in questo paese”.). E ovviamente, i gay: “è un programma di espulsione di omosessuali / ma dove metterli? Rimane solo un posto, deve essere la soluzione / Gli omosessuali al Polo Nord, sarebbe un bel colpo / e portate con voi il virus dell’Hiv”. Nel 2008 la band ha partecipato a Lione alla commemorazione per Ian Stuart Davidson, leader degli inglesi Screwdrivers e, soprattutto, fondatore del gruppo neonazista Blood&Honour, che nel 2016 ha organizzato a Unterwasser (Sg) il Rocktoberfest, un festival di musica di estrema destra a cui hanno partecipato circa 5’000 persone.