Si riferiscono in particolare a testi e video pubblicati sul web o nel contesto della campagna per l’iniziativa ‘matrimonio per tutti’
Diverse denunce sono state di recente depositate in Svizzera per discriminazione basata sull’orientamento sessuale ai sensi dell’articolo 261bis del Codice penale: una di queste sarebbe pervenuta alla procura generale ticinese. Le denunce si riferiscono in particolare a testi e video pubblicati sul web o nel contesto della campagna per la votazione sull’iniziativa “matrimonio per tutti”, approvata lo scorso 26 settembre alle urne dal 64 per cento dei votanti.
L’azione legale che sarebbe stata depositata a Lugano è stata promossa da Pink Cross, la federazione svizzera di omo e bisessuali, contro Manfred Hauke, direttore della rivista bimestrale cattolica in lingua tedesca e del suo sito web. Secondo l’agenzia di stampa Ats sarebbe stata consegnata al procuratore ticinese per il fatto che il direttore della pubblicazione insegna alla Facoltà di Teologia di Lugano. Da noi contattato, il pg Andrea Pagani ha affermato di non aver ricevuto finora e personalmente alcun incarto, tuttavia non esclude che la denuncia possa essere stata trasmessa al procuratore di picchetto.
Hauke, da parte sua, ha affermato di non sapere nulla della denuncia e che la competenza per eventuali procedimenti non spetterebbe alla giustizia svizzera, casomai a quella tedesca, visto che la sede della rivista si trova infatti in Germania.
Per quanto riguarda i contenuti dell’articolo, redatto da un teologo polacco, Hauke dice di aver già preso pubblicamente posizione sulla vicenda. “Si trattava di un testo scientifico che documentava crimini commessi da membri del clero, passibili di sanzioni ai sensi delle norme penali”. L’articolo aveva già fatto discutere, con alcune reazioni già pubblicate dall’agenzia cattolica catt.ch, sostenuta dalla conferenza dei vescovi svizzeri.
La Facoltà di teologia di Lugano, dove Hauke insegna, al momento non prende posizione sul caso specifico. Ha voluto piuttosto ricordare la propria contrarietà a qualsiasi forma discriminatoria, sia essa basata su orientamento sessuale o appartenenza etnica, religiosa o di altro tipo. L’auspicio di Ftl è che l’autorità giudiziaria riesca a chiarire i contorni del caso in difesa dei valori di convivenza civile della nostra società.
Nella denuncia si legge “nei numeri di gennaio-febbraio e marzo-aprile 2021 della rivista Theologisches nonché sul sito web, l’accusato ha pubblicato un articolo di un teologo ultraortodosso polacco intitolato Über die Notwendigkeit homosexuelle Cliquen in der Kirche zu begrenzen (‘Della necessità di arginare le cricche omosessuali nella Chiesa’) il quale a nostro parere viola l’articolo 261bis del codice penale”. Quest’ultimo dal luglio 2020 punisce anche le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale.
In questi testi – rileva Pink Cross – gli omosessuali sono paragonati senza mezzi termini alla mafia e accusati di essere parassiti della società. In particolare si legge: “Una simile mafia gay si comporta come qualsiasi mafia, come un parassita privo di scrupoli, come un cancro che non esita ad ammazzare il suo ospite, succhiarne fino all’ultima risorsa, fino all’ultima scorta, allo scopo di assicurarsi una comoda esistenza”.
Nella rivista si sostiene pure che “circa il 20 per cento degli omosessuali ha una predilezione efebofila o pederastica, uno dei loro disturbi più tipici”. Si parla inoltre dell’omosessualità come di una “malattia” che va curata, si legge nella denuncia. Queste affermazioni violano secondo Pink Cross l’articolo 261bis: “La federazione ritiene quindi che l’accusato debba essere punito in maniera adeguata”.
Sempre Pink Cross e l’omologa Los, l’Organizzazione svizzera delle lesbiche, hanno presentato un’altra denuncia, già annunciata il mese scorso, contro Alain Soral. Il saggista francese di estrema destra, residente a Losanna, aveva rivolto commenti duri contro la comunità Lgbtq+ e contro una giornalista romanda che aveva scritto un testo sulla diffusione in Svizzera delle idee di Soral.
Le affermazioni di Alain Soral sono state diffuse in video sul web e sui social network. “Non possiamo tollerare nelle nostre democrazie che si diffonda l’odio e che si discrimini talune parti della società”, ha detto Muriel Waeger, direttrice romanda di Pink Cross, spiegando i motivi della denuncia.
Altre due denunce sono state presentate nel Giura, nella regione di Delémont, dove diversi omosessuali e lesbiche hanno ricevuto lettere anonime o trovato volantini con insulti omofobi nelle loro bucalettere. Ne riferisce Juragai, l’associazione Jura Lgbtq+ nella sua ultima newsletter.
Uno dei querelanti ha anche segnalato alla polizia una violazione di domicilio e un furto: a lui e al suo compagno è infatti stata rubata la bandiera “Yes, I do”. Nella loro bucalettere è stato infilato anche un volantino con scritto: “No a quegli stupidi f***i e a quelle pazze lesbiche”.
Lo stesso volantino è stato inviato per posta a una donna che vive in un villaggio vicino: anch’essa ha presentato una denuncia, ha indicato alla Keystone-Ats Nicole Béguin, un membro del comitato Juragai. E un altro membro del comitato ha trovato diversi volantini con la stessa scritta per terra in una strada di Delémont.
I querelanti si basano sulla nuova legge penale contro l’omofobia, che è stata approvata da oltre il 63% dei votanti l’anno scorso ed è entrata in vigore nel luglio 2020.