L’ex presidente fu assassinato nel 1987 durante un golpe il cui leader, Blaise Compaoré, è oggi alla sbarra insieme al suo braccio destro Gilbert Diendere
In Burkina Faso inizia oggi il processo per l’omicidio del leader Thomas Sankara, noto anche come ‘Che Guevara africano’. Sankara fu assassinato nel 1987, a ottobre, durante un golpe guidato dal suo ex sodale Blaise Compaoré, succedutogli alla presidenza e principale accusato tra i 14 imputati.
L’ex presidente, che nega qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio, non comparirà davanti al tribunale militare della capitale Ouagadougou, come annunciato la scorsa settimana dai suoi avvocati che hanno denunciato un “processo politico”, insistendo sull’immunità di cui gode il loro cliente in qualità di ex capo dello Stato.
Altro imputato di spicco è il 61enne generale Gilbert Diendere, braccio destro di Compaoré a capo dell’élite del reggimento di sicurezza presidenziale, già condannato a 20 anni di carcere per aver ordito nel 2015 un complotto contro il governo di transizione succeduto alla cacciata di Compaoré, destituito l’anno prima da un’insurrezione popolare.
Attualmente latitante è invece Hyacinthe Kafando, ex maresciallo accusato di aver guidato il commando che quasi 34 anni fa uccise Sankara. Quest’ultimo, divenuto icona panafricana nonostante il suo breve periodo al governo del Burkina Faso, voleva “decolonizzare le menti” non solo del proprio Paese, ma del continente intero, e inaugurò una serie di riforme per il miglioramento del sistema sanitario, l’alfabetizzazione diffusa, l’autosufficienza alimentare, vietando le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati, tra le altre misure approvate a favore dei diritti delle donne.