Consegnata al Consiglio di Stato la petizione che ha raccolto 1’580 firme. Diverse misure sollecitate, compresa la chiusura del ‘bunker’ di Camorino
Quasi 1’600 firme a sostegno della petizione ‘In Ticino il rispetto del migrante è sotto terra?’, che chiede in primo luogo la chiusura del Centro richiedenti l’asilo di Camorino, il cosiddetto ‘bunker’ gestito dalla Croce Rossa e dal Dipartimento sanità e socialità già al centro di numerose proteste e richieste di chiusura sempre respinte dal Cantone, sono state consegnate oggi pomeriggio alla Cancelleria dello Stato a Bellinzona. La petizione lanciata dal Forum Alternativo e appoggiata dai Verdi e dall’organizzazione Campax – sottoscritta da 1’580 persone – vuole sollecitare nuovamente il Consiglio di Stato sulle condizioni di vita ritenute indegne e inaccettabili (spazi ristretti, temperature oltremodo alte durante l’estate) degli ospiti a Camorino, i cosiddetti Nem, la cui domanda è stata respinta o per i quali è scattata la procedura di non entrata in materia. Oltre all’immediata serrata del centro di Camorino con relativo trasferimento degli ospiti, la petizione (la stessa consegnata tre anni fa da 12 associazioni) chiede di migliorare le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo presenti in Ticino, indipendentemente dal loro statuto. «È importante che tutti e tutte abbiano la possibilità di vivere con dignità», ha dichiarato Lorenza Giorla, promotrice della petizione, in occasione della consegna delle firme a Palazzo delle Orsoline.
Nello specifico si sollecita la riduzione del sovraffollamento, l’attivazione della rete di famiglie disposte a ospitare richiedenti l’asilo anche per brevi periodi, la messa a disposizione di possibilità per lavori di pubblica utilità; in materia di condizioni di alloggio, abbigliamento, sussistenza e simili viene chiesta l’applicazione dei criteri minimi previsti dalla Conferenza svizzera dell’istituzione dell’azione sociale, come pure il libero accesso nei centri per rifugiati di medici, infermieri, assistenti sociali e avvocati; pure auspicata l’applicazione delle medesime condizioni di vita per tutti i rifugiati, indipendentemente dal loro statuto giuridico; e l’istituzione di un servizio d’ispettorato riguardante le condizioni di vita dei rifugiati designato dall’Organizzazione svizzera per i rifugiati con l’obiettivo di verificare il rispetto delle condizioni per le entità appaltatrici; infine vengono anche richiesti un sostegno psicologico per l’elaborazione dei traumi e il divieto d’interventi notturni e senza preavviso da parte della polizia.
Durante la seduta del prossimo 20 settembre, il Gran Consiglio dovrà decidere se stanziare un credito di 11 milioni di franchi per la realizzazione del nuovo centro polifunzionale (previsto a Camorino al posto del ‘bunker’ sullo stesso sedime) che metterà a disposizione 180 posti per i richiedenti l’asilo. La soluzione, aveva spiegato il Dss, dovrà essere preferibilmente non più sotterranea bensì fuori terra; questo quando fino all’anno scorso il Consiglio di Stato, rispondendo ad alcune interrogazioni sul tema, riteneva la soluzione di Camorino “modesta ma idonea”.
L’inizio del cantiere è previsto per l’inizio del 2022, mentre l’apertura del nuovo centro è pianificata durante l’estate del 2023. Il controverso ‘bunker’ s’incammina dunque verso la chiusura entro la fine del 2021. Ci sarà la necessità di trovare una soluzione alternativa per gli attuali ospiti a Camorino con una struttura fuori terra per 30 persone.