Ticino

Ex agente Argo 1, confermata revoca della cittadinanza svizzera

Il Tribunale amministrativo federale convalida la misura della Sem. Nel 2017 l'uomo era stato fermato in Ticino nel blitz anti-terrorismo e condannato dal Tpf

10 giugno 2021
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Per il Tribunale amministrativo federale il provvedimento adottato dalla Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, è giustificato e proporzionato. I giudici del Taf hanno così confermato - con sentenza datata 31 maggio e composta di ben 48 pagine - la revoca del passaporto rossocrociato all'ex agente, dalla doppia nazionalità, turca e svizzera, della Argo 1, la ditta di sicurezza cui il Dipartimento sanità e socialità aveva assegnato, senza la necessaria risoluzione governativa, il compito di sorvegliare i centri d’accoglienza per richiedenti l’asilo. L'uomo era stato arrestato nel blitz anti-terrorismo scattato in Ticino il 22 febbraio 2017 su ordine del Ministero pubblico della Confederazione. Ed era stato condannato con rito abbreviato nell’agosto di quell'anno dal Tribunale penale federale per aver predicato l’islam radicale, indottrinando alcune persone, e agevolato la partenza di un paio di aspiranti jihadisti verso il Medio Oriente. La pena: due anni di detenzione sospesi con la condizionale e sei mesi da espiare. 

Due anni e sei mesi "per aver organizzato azioni propagandistiche e proselitistiche a sostegno del gruppo terroristico 'Jabhat Al-Nusra' e facilitato a due 'foreign fighters' l’accesso al territorio di guerra siro-iracheno", ricorda il Tribunale amministrativo nella nota stampa in cui comunica di aver confermato la misura decisa dalla Sem nei confronti del 37enne. In seguito alla condanna inflittagli nell'estate del 2017, la Segretaria di Stato della migrazione gli ha revocato la cittadinanza svizzera, ritenendo in sostanza il suo agire "incompatibile con l'ordinamento costituzionale vigente". Il provvedimento risale al settembre del 2019. Il mese seguente l'uomo, patrocinato dall'avvocato luganese Costantino Castelli, aveva impugnato la decisione della Sem davanti al Tribunale amministrativo federale. Ma il suo ricorso è stato respinto.

La recente sentenza del Taf può comunque essere impugnata dinanzi al Tribunale federale di Losanna. Un passo che il 37enne intende compiere, fa sapere l'avvocato Castelli, da noi interpellato.

   
"Classificando, in base agli accertamenti effettuati dalla comunità internazionale, il gruppo 'Jabhat Al-Nusra' come un’organizzazione criminale, dedita in particolare al terrorismo e collegata ad “Al Qaïda”, il Tribunale amministrativo federale "considera che l’azione di propaganda religiosa e ideologica del ricorrente mirava a formare dei musulmani radicali, potenzialmente dei jihadisti da inviare in Siria per combattere a fianco di 'Jabhat Al-Nusra' ". In questo modo "ha pregiudicato gravemente la sovranità, la neutralità e la diplomazia della Svizzera". Secondo giudici del tribunale con sede a San Gallo "la facilitazione dell’invio di due 'foreign fighters' in Siria, come l’azione di propaganda religiosa e ideologica a favore del gruppo 'Jabhat Al-Nusra', ha causato un grave pregiudizio agli interessi nazionali della Svizzera per avere messo in pericolo la sua sicurezza interna ed esterna".

Per il Tf la revoca della cittadinanza del ricorrente "è idonea a proteggere la società e lo Stato dalla minaccia del terrorismo". E ancora : "Questo provvedimento, previsto espressamente dal legislatore, è necessario per raggiungere lo scopo voluto, considerato che non esistono altre misure legali di minore incisività". L’interesse pubblico "prevale dunque sull’interesse privato del ricorrente a potere beneficiare della cittadinanza svizzera: tale conclusione è conforme alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo relativa alla portata della protezione che garantisce l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo in caso di revoca della cittadinanza".

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