Il sindaco apre a una revisione ma respinge l'accusa di lottizzazione. Le critiche del capo della Sel in contrasto con la giurisprudenza governativa
Come narrava Stephen King, ‘a volte ritornano’. Il principio vale anche per la polemica sorta settimana scorsa sulla designazione, da parte del Legislativo di Bellinzona, dei membri dei Consigli direttivi dei cinque enti autonomi di diritto comunale. Secondo il Ppd due o più municipali sono troppi e ne basterebbe uno; secondo il gruppo Verdi/Fa/Mps/Pop è sbagliato designare i membri sulla base di una proposta municipale che non spiega chi sarebbero in candidati (una mozione chiede ora di modificare la procedura per limitare il rischio di lottizzazione); infine secondo il capo della Sezione enti locali è inopportuno – sebbene la legge e gli statuti lo consentano – designare municipali o consiglieri comunali dei Direttivi degli enti autonomi perché si corre il rischio di confondere i ruoli di mandante, esecutore e controllore.
Ma, appunto, a volte ritornano. Già nel 2013, infatti, chiamato a designare il Consiglio direttivo del nuovo Ente Sport, l'allora Legislativo della vecchia Bellinzona discusse se accettare o meno la proposta dell'Esecutivo affinché tre seggi venissero affidati ad altrettanti municipali. Con un voto contrario (Luca Buzzi) e 11 astenuti il plenum aderì a maggioranza incaricando Giorgio Soldini, Roberto Malacrida e Christian Paglia. Rivolgendosi poi al Consiglio di Stato, Buzzi contestò la presenza dei tre municipali ritenendo che il controllore non potesse controllare se stesso. Ma il governo fu chiaro nel respingere il ricorso: “I membri del Consiglio direttivo vengono designati dal Consiglio comunale, su proposta municipale, proprio per rafforzare il ruolo di controllore finale che lo statuto medesimo attribuisce al Cc attraverso l'approvazione dello Statuto e dei conti. È comunque compito anche del Municipio espletare concretamente una vigilanza sull'ente e intervenire tempestivamente”. Per questi motivi, proseguiva il governo cantonale, la presenza di uno o più municipali nel Direttivo “rende evidente e facilità l'istituzione di una rete di controllo e di flusso d'informazioni più capillare (filo diretto) verso il Municipio dapprima e il Cc in seguito”.
Più avanti, riferendosi ancora al numero di tre municipali su cinque posti a disposizione nel Direttivo, il CdS scriveva che “pur se discutibile dal punto di vista dell'opportunità, non lede alcun disposto di legge o statutario”. Inoltre, contrariamente a quanto sosteneva Buzzi, il CdS rimarcava che il Consiglio direttivo “non può essere considerato il controllore dell'attività dell'ente, bensì l'organo che ne gestisce l'attività e ne rende conto al Consiglio comunale nel rapporto d'esercizio annuale”. Ecco perché la scelta d'inserire tre municipali “è legata soprattutto all'operatività dell'ente stesso”. Questo perché l'ente, pur godendo di autonomia gestionale, “non può operare in completa separazione dall'Amministrazione comunale”.
Oggi, a distanza di otto anni, il tema è riaffiorato e la 'Regione' sottopone una serie di interrogativi al sindaco Mario Branda, non da ultimo perché lo stesso Esecutivo ha deciso di sospendere l'iter di nomina del Direttivo dell'Ente Sport, per il quale anche quest'anno venivano indicati tre municipali.
Regione – Partiamo dalla critica principale sollevata nella seduta di Consiglio comunale del 18 maggio dal capogruppo Ppd, Paolo Locatelli, secondo cui due o più municipali sono troppi per un Consiglio direttivo. Per quale motivo a volte, finora, ce ne sono stati due o, come nel caso dello Sport, addirittura tre? Uno non è sufficiente a rappresentare più che dignitosamente l’Esecutivo? Perché avete finora optato per questa abbondanza?
Branda – I primi enti autonomi sono stati introdotti dalla Città di Bellinzona nel 2012. Si è poi trattato di assicurarne e verificarne il corretto funzionamento. Oggi ritengo si possa effettivamente rivedere il numero di municipali presenti, calibrandone il numero in funzione delle necessità. Nel caso di Amb, avuto riguardo al suo ruolo in tema di politica energetica, ma anche per la sua importanza socio-economica per il nostro territorio, ritengo importante mantenere un doppia rappresentanza municipale.
Il gruppo Verdi/Fa/Mps/Pop ha poi criticato la procedura di nomina invocando la necessità di poter conoscere in anticipo chi siano i candidati e, anche, di porre fine a quella che viene indicata come la lottizzazione degli Enti autonomi. Concorda sui due punti?
Concordo con il primo. Purtroppo quest’anno la vicinanza del ballottaggio con la data della prima seduta di Consiglio comunale ha di fatto impedito una comunicazione più tempestiva. Non concordo invece sul secondo punto. Qui parliamo di “amministrazione comunale” dove gli organi preposti sono chiamati a svolgere competenze delegate dal Municipio, assumendone quindi, in parte, compiti e ruolo. È pertanto giustificato, dal nostro punto di vista, che la loro composizione rifletta la scelta operata dagli elettori per la designazione e composizione del Municipio. Un discorso diverso è invece senz’altro proponibile per le commissioni consultive o altri organismi che non sono diretta espressione dell’attività municipale. Ricordo per esempio la presenza di rappresentanti di Verdi nella Commissione per la tutela dei beni storici e culturali o alla proposta fatta un paio d'anni fa all’Mps, ma da questi rifiutata, di partecipare ai lavori della “Commissione rifiuti” o ancora alla designazione di rappresentanti di questi partiti in seno all’Abad.
Quanto a lottizzazione, si narra che gli enti Sport e Teatro, essendo vicini alle molte società attive in questi ambiti, siano occasioni di visibilità per i municipali che partecipano alle rispettive assemblee. È lecito pensar male?
Costituisce una parte importante del lavoro dei municipali tenere regolari contatti con le società sportive, culturali, assistenziali, ecc. che operano sul territorio. Lo stesso vale naturalmente con le associazioni di quartiere, patriziati, parrocchie, fondazioni, associazioni professionali, enti pubblici e privati che a vario titolo concorrono alla vita sociale ed economica della nostra Città. Caso mai il problema per i municipali è la difficoltà di riuscire a dar seguito a tutte le richieste di partecipazione ad assemblee, incontri, inaugurazioni, manifestazioni, discussioni cui sono invitati. Non sono certo gli enti autonomi a fare la differenza.
Considerati il dibattito in corso e le critiche mosse, intravede o no la necessità di affinare e migliorare il meccanismo di nomina da parte del Consiglio comunale? Quali modifiche potrebbero essere introdotte?
Se parliamo di Enti autonomi con competenze delegate dall’Esecutivo, dal mio punto di vista è importante che il Municipio conservi quantomeno la possibilità d'indirizzare queste scelte. A livello cantonale la composizione di enti quali Eoc, Aet e BancaStato è decisa direttamente dal Governo senza neppure passare dal Gran Consiglio. Per i nostri Enti autonomi è diverso ma, ripeto, è importante che un certo vaglio possa essere fatto dall’Esecutivo.
Passiamo al tema principale sollevato da Marzio Della Santa, capo Sezione enti locali, nell’intervista rilasciata martedì al ‘Corriere del Ticino’. Dice: “Dentro le competenze e fuori la politica dai Consigli direttivi degli Enti autonomi”. Non ha ragione nell’affermare che la politica andrebbe circoscritta al Municipio, mentre al Direttivo degli enti dovrebbe competere solo l’attuazione dei compiti in base ai mandati di prestazione e al budget? Oppure nei Direttivi può esserci spazio per proporre un approccio anche politico?
Il Consiglio di Stato ha espresso un parere diverso nel 2013 quando un consigliere comunale aveva contestato la designazione dei membri dell’Ente sport. In tale occasione il Governo aveva sottolineato che la presenza di municipali (in quel caso tre) “rende evidente e facilita l’istituzione di una rete di controllo e di flusso d'informazioni più capillari verso il Municipio dapprima e il Consiglio comunale poi”. Da allora non sono mai state sollevate contestazioni o critiche rispetto alle scelte operate; ricordo anzi che nel 2014 la Città è stata insignita del riconoscimento di “Comune innovativo” per l’istituzione degli enti autonomi Sport e Teatro.
Sempre Della Santa ricorda che “in precedenza, nell’ambito della Legge organica comunale, esisteva una regola secondo cui per nominare i rappresentanti comunali nelle varie entità o organizzazioni ‘esterne’ occorreva rispettare i rapporti di forza in seno ai Legislativi, ma nel 2014 il Gran Consiglio ha abrogato questo criterio”. Bellinzona agisce forse fuori legge?
Il problema era che negli esecutivi dei consorzi spesso il singolo Comune poteva designare un unico rappresentante e questi risultava per legge espressione del partito o lista di maggioranza relativa. Non a tutti questo piaceva. Escludo in ogni caso che il Municipio o il Consiglio comunale agiscano oggi “fuori legge”. Lo avremmo fatto anche nelle passate legislature e ci sarebbe sicuramente stato fatto notare.
Con la presenza di municipali nei Direttivi non intravede, come fa Della Santa, il rischio di confondere il ruolo di mandante ed esecutore?
Torno nuovamente a ripetere che stiamo parlando di rami dell’amministrazione comunale e, quasi sempre, di beni di proprietà comunale e non di posizioni in grossi enti parastatali. Come ha ben precisato il Consiglio di Stato nella già citata decisione del 2013, il controllo viene esercitato a più livelli, segnatamente anche dal Consiglio comunale tramite la Commissione della gestione.
A proposito di competenze, come potrebbe un Cc valutare quelle riportate da ogni singolo candidato nel proprio curriculum vitae? E ancora: un curriculum, come quello caldeggiato dalle mozioni Mps, è sufficiente a indicare che un candidato è competente e quindi anche idoneo? E se in realtà ha delle competenze teoriche ma affatto pratiche? E se porta con sé interessi privati in contrasto con gli scopi dell’Ente? Bisognerebbe forse chiedere di presentare referenze professionali, associazionistiche, eventuali partecipazioni a Sa, pendenze in corso con questo o quell’Ente?
È la ragione per cui è opportuno, se parliamo di Enti autonomi con compiti delegati dal Municipio, che la competenza, quantomeno a formulare proposte, rimanga dell’Esecutivo. In particolare nella scelta dei cosiddetti tecnici è facile che si profilino conflitti d'interesse che, immagino, possano essere preliminarmente affrontati e discussi meglio in un Municipio piuttosto che in un legislativo.