Ticino

Sciroppi per la tosse bloccati dai giudici: ‘Ottima notizia’

Li usano i ragazzini per 'stonarsi'. Il Taf ferma le farmaceutiche che li vorrebbero a 'scaffale aperto'. Farmacista cantonale soddisfatto della sentenza

(Depositphotos)
29 aprile 2021
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Allucinazioni, capacità motorie compromesse, arresto respiratorio. Sono solo alcuni degli effetti collaterali nei quali può inciampare chi per ‘stonarsi’ tracanna sciroppi per la tosse contenenti sostanze psicoattive, ed è per questo che ieri il Tribunale amministrativo federale (Taf) ne ha confermato l’obbligo di vendita solo su prescrizione medica o dopo attenta valutazione del farmacista. Sconfitte le case farmaceutiche che avrebbero voluto annullare la revisione legislativa del 2019 – congelata dai loro ricorsi – che impone tali paletti per preparati come il Makatussin (contenente codeina) e il Calmerphan (destrometorfano). I rispettivi produttori, Gebro Pharma e Doetsch Grether, avrebbero addirittura voluto che la vendita fosse consentita nelle drogherie. In due sentenze che riconoscono come “entrambi i preparati siano utilizzati come droghe ricreative soprattutto da ragazzi e giovani adulti”, il Taf “ha respinto il ricorso delle ditte titolari dell’omologazione” e indica il verdetto “come riferimento per il trattamento di altri ricorsi analoghi attualmente pendenti”. Va detto che la decisione è ancora impugnabile di fronte al Tribunale federale, sebbene questa prima bocciatura lasci intuire in questo caso una strada tutta in salita.

Il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini è molto soddisfatto, e saluta «un’ottima notizia che conferma una decisione condivisibile fino all’ultima virgola. D’altronde, il rischio di abuso da parte di una categoria particolarmente vulnerabile come quella degli adolescenti è sotto gli occhi di tutti, e i prodotti a base di principi attivi come la codeina hanno una tossicità intrinseca in caso di sovradosaggio: non si possono commercializzare liberamente, ‘all’americana’». Proprio per questo, ricorda Zanini, «al momento della riclassificazione avevo invitato tutti i farmacisti ad adeguarsi subito alle nuove regole indipendentemente dai ricorsi. Devo dire che questo invito è stato subito ampiamente accolto, per cui la sentenza del Taf suffraga una scelta di prudenza e responsabilità fortunatamente già condivisa in Ticino».

Gli fa eco Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti del Cantone Ticino (Ofct) e titolare di una farmacia a Bellinzona: «Sicuramente il rischio giustifica la necessità di inserire il prodotto in classe B, quella che prevede il consulto di uno specialista, e non nella D che comprende i prodotti che chiunque può prendere ‘a scaffale’». Tamò ricorda che «il problema di abuso di sostanze come la codeina si trascina da lungo tempo. Se però una volta riguardava persone già tossicodipendenti, nel corso degli ultimi anni si è vista una sorta di moda diffondersi tra adolescenti e giovani, convinti che certi farmaci si possano acquistare e assumere come fossero caramelle». Il portavoce dell’Ofct ricorda d’altronde che «già da prima della riclassificazione facevamo molta attenzione a verificare l’effettiva necessità di certi sciroppi. Ben venga dunque una regolamentazione che prevede un consulto dettagliato e prescrive al farmacista – qualora decida di dispensare questi farmaci sotto la propria responsabilità – di accertarsi della necessità, dei fattori di rischio, del corretto dosaggio e di conservare tutta la documentazione in merito per 10 anni».

Da anni gli esperti di tossicodipendenze denunciano il crescente consumo di sciroppi per uso ‘ricreativo’, spesso nell’ambito di mix con alcol o altre sostanze stupefacenti in quelle che vengono definite ‘polidipendenze’, il cui trattamento risulta poi particolarmente complesso. Per quanto riguarda il Calmerphan, il Taf ricorda: “È stato dimostrato che un sovradosaggio del principio attivo in questione può causare allucinazioni o compromettere le capacità motorie e pertanto costituire un pericolo per la salute”. Quanto al Makatussin, “un sovradosaggio di codeina (principio attivo che nel corpo in determinate circostanze si trasforma in morfina) può causare uno stato euforico e l’arresto respiratorio”. Non a caso la codeina è sottoposta a restrizioni dalla legislazione sugli stupefacenti. Nonostante le cautele dei farmacisti, questi prodotti vengono anche spacciati clandestinamente, come vere e proprie droghe, anche a dieci volte il prezzo di mercato. Spesso li si consuma miscelati a succhi di frutta e bibite gassate. Tra i rischi a lungo termine – specifica il portale Danno.ch – vi sono assuefazione, crisi d’astinenza con sintomi fisici e psichici, riduzione del desiderio sessuale, sterilità, stitichezza, insonnia, agitazione.

La casa farmaceutica:
‘Paternalismo e maggiori costi’

Ma allora perché le case farmaceutiche che producono questi sciroppi insistono nel combattere ulteriori restrizioni? È solo questione di soldi? Il Ceo di Gebro Pharma Marcel Plattner ci spiega così le sue ragioni: «Makatussin è efficace contro la tosse e viene venduto da decenni ai pazienti dal personale specializzato – medici e farmacisti – e solo a persone a partire dai 18 anni. Loro sono in grado di valutare la necessità di una terapia, e consideriamo che qualsiasi ulteriore restrizione della disponibilità sia paternalistica nei confronti del personale specializzato». D’altronde, Plattner contesta anche le affermazioni del farmacista cantonale di Berna Samuel Steiner, che nel 2018 aveva dichiarato: «Stimiamo che circa l’80% del consumo di Makatussin sia improprio». Il Ceo precisa infatti che «il 49% del prodotto Makatussin Comp viene dispensato direttamente da medici e ospedali, il 51% dalle farmacie». In quest’ultimo caso, «il 56% è prescritto dai medici, il che significa che solo il 22% dei prodotti è dispensato senza un loro intervento. In questo contesto, come può la percentuale di abuso che si afferma essere corretta?».

Plattner denuncia anche l’aumento di costi «dovuto alle consultazioni mediche aggiuntive innescate dall’obbligo di prescrizione, alle spese di consulto in farmacia, ai prezzi più alti dei farmaci – fino al 50% in più – e ai costi di documentazione in farmacia. Questo porta a costi aggiuntivi di 100 milioni di franchi all’anno. Il Consiglio nazionale ha individuato questo aumento quasi due anni fa e ha approvato una mozione della Commissione della sicurezza sociale e della sanità che incaricava il Consiglio federale di applicare la nuova legislazione sugli agenti terapeutici senza ripercussioni sui costi; la mozione è ancora in sospeso al Consiglio degli Stati». Il farmacista cantonale però non è affatto d’accordo: «In ottica di costi, va ricordato che la scelta restrittiva di SwissMedic (l’istituzione incaricata dell’approvazione e supervisione dei farmaci, ndr) riguarda solo 92 farmaci, mentre per altri 536 si sono fatte scelte di liberalizzazione», osserva Zanini: «Dunque nel complesso non si pone tale problema. Capisco le esigenze che certi gruppi di interesse hanno sollevato a livello federale, ma temo si tratti di polemiche strumentali: bisogna pur tener conto della pericolosità di certi farmaci. Peraltro non è vero che per una bottiglia di sciroppo servirà necessariamente la ricetta medica: potrebbe bastare la valutazione responsabile del farmacista».

Circa la riclassificazione del 2019 e un eventuale secondo ricorso, il Ceo di Gebro preferisce non pronunciarsi: «Non possiamo fare ulteriori commenti su questa decisione, che per ora non è legalmente vincolante. Gebro Pharma Ag sta esaminando la sentenza del Taf e decideremo in seguito come procedere». Laconica infine la reazione dell’altra casa farmaceutica coinvolta, Doetsch: in una stringatissima e-mail l’azienda “prende atto della sentenza, che sta esaminando prima di decidere come procedere. Non trattandosi di una decisione definitiva e vincolante, non possiamo rilasciare ulteriori dichiarazioni”.