Saltano posti di stage per le misure di risparmio conseguenza del mancato pagamento, da parte del Cantone, delle spese legate alla pandemia. Il Decs non ci sta
Allievi infermieri senza posto di stage, con effetto immediato. È la 'risposta' dei vertici della Clinica Santa Chiara di Locarno ai tempi lunghi del Cantone nel versamento dei rimborsi sostenuti dalla struttura sanitaria locarnese per adeguare i propri spazi al reparto Covid. Siccome il risarcimento da parte dello Stato sta prendendo più tempo del previsto (solo il 10% di quanto pattuito è stato versato), il provvedimento potrebbe suonare un po’ come una ripicca. La Clinica ha dunque deciso d’interrompere, da subito, la formazione di 10 dei 13 studenti infermieri previsti. Tre soli proseguono dunque il loro regolare percorso. Da noi interpellata, la dottoressa Daniela Soldati, membro del Consiglio di amministrazione dell’istituto e direttrice dello stesso, conferma la notizia: «Siccome i soldi non arrivano, abbiamo preso in considerazione solo il 25% del contingente di apprendisti assegnatoci. Quindi 3 invece di 13. Dobbiamo giocoforza risparmiare. A noi la loro formazione costa e non abbiamo i mezzi per pagarli. Il Cantone è al corrente».
La scorsa primavera, su disposizione del Dipartimento sanità e socialità, la Santa Chiara si è dovuta dotare di uno speciale reparto per i pazienti affetti dalla malattia. In cambio ha ricevuto la promessa di aiuti finanziari a copertura dei costi. Sin qui, tutto normale. L’istituto ha dunque trasmesso, lo scorso mese di agosto, una richiesta di 2,6 milioni di franchi a Bellinzona. Nota rimandata al mittente, in attesa delle dovute verifiche da parte dei preposti uffici cantonali. Questo ritardo accumulato ha creato non pochi grattacapi finanziari all’istituto di cura. Quale provvedimento per evitare di fallire, si è dunque reso necessario intervenire e limare i costi dell’organico (oltre 240 i dipendenti). I medici proprietari della Santa Chiara sono sin qui riusciti a mantenere a galla la struttura, ma è chiaro che la situazione potrebbe risultare non più gestibile a lungo. Insomma il contesto in Via Franscini 4 si è fatto vieppiù insostenibile, lascia intendere la specialista in otorinolaringoiatria.
Duro il giudizio del direttore del Dipartimento educazione cultura e sport Manuele Bertoli, contattato dalla ‘Regione’. «Questo atteggiamento della clinica è semplicemente ricattatorio e vergognoso! – afferma il vicepresidente del Consiglio di Stato e titolare del Dipartimento da cui dipende anche il settore della formazione professionale –. Non si possono tenere in ostaggio dei ragazzi e delle ragazze che seguono una formazione per una vertenza con il Cantone di cui peraltro il Cantone si sta occupando. Credo nel partenariato tra l’economia e lo Stato nel campo della formazione, ma questi atteggiamenti sono inaccettabili da tutti i punti di vista. E se questo è il modo di affrontare le cose, di sicuro, per quanto mi riguarda, non sono disposto a entrare in trattative su nessun tipo di versamento legato al Covid a chi si comporta in questo modo. Qui credo che si sia superato il segno, ampiamente. Oltretutto – aggiunge Bertoli – parliamo di una formazione preziosa per una professione che tutti apprezziamo soprattutto in questo periodo contrassegnato dalla pandemia e per la quale il Cantone sta preparando un piano di sostegno anche sulla spinta di richieste del parlamento”. Quale ora il destino di questi giovani? «Evidentemente – risponde il direttore del Decs – stiamo cercando di trovare soluzioni alternative, ma questo non cambia lo stato delle cose che è veramente inqualificabile».