Il Dipartimento delle istituzioni, tramite la polizia cantonale e le polcom, intende incentrare la strategia sulla prevenzione più che sulla repressione
Dopo i fatti delle ultime settimane, con i disordini di sabato sera alla Foce di Lugano con relativo lancio di bottiglie verso la polizia, e, nei giorni precedenti, le situazioni critiche sul lungolago di Muralto e in altre località, che hanno visto coinvolte bande di giovani e giovanissimi impegnati in risse e disordini vari, il Dipartimento delle istituzioni di concerto con la Polizia cantonale e le polizie comunali, "intende farsi promotore di un’iniziativa che affronti la situazione da angolazioni diverse e con una visione più ampia". Questo il contenuto del comunicato a margine della riunione, questo pomeriggio in videoconferenza, della Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza, che ha visto la consueta partecipazione, oltre che del Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, anche del Comandante della Polizia cantonale e dei Capi dicastero dei Comuni polo. Riunione nella quale si è discusso della strategia da mettere in campo nelle prossime settimane, soprattutto su giovani, assembramenti e mascherine. Il Dipartimento istituzioni, che ci tiene a sottolineare che i responsabili dei fatti in questione sono "sempre però in numero esiguo rispetto alla maggioranza dei giovani che condanna simili atteggiamenti", spinge per trasformare il contrasto fra le parti (i giovani da un lato, la polizia dall'altro) in un "dialogo costruttivo". "Non bisogna infatti dimenticare che tra i principali compiti che la legge affida alle autorità di polizia vi è quello della prevenzione", recita il comunicato.
Durante l’incontro è stata dunque presentata una strategia su più livelli che sappia rispondere alle situazioni più immediate, ma che abbia pure "una visione a medio termine per approntare una politica di interazione solida e allargata, coinvolgendo i diversi attori presenti sul territorio".
"Per quanto riguarda le necessità immediate la strategia comporta un coordinamento delle forze in servizio, con la possibilità di mobilitare in breve tempo risorse che possano sostenere il servizio ordinario di base". Prevenzione, dunque, e non repressione, riguardo la quale il Dipartimento cita "le esperienze positive già messe in atto proprio a Lugano nella zona della Pensilina o a Muralto sul lungolago. Anche altre figure professionali potranno essere coinvolte per facilitare il dialogo con i giovani".
Il principio chiave, che costituisce uno dei tre obiettivi della strategia, è quello della "community policing", che prevede delle misure non solo di polizia, "affinché il giovane diventi un partner della sua stessa sicurezza e presenza sulla scena cantonale". Giovani le cui "energie di dissenso", ed è questo il secondo obiettivo, dovrebbero essere incanalate verso forme non violente, attraverso "operazioni mirate e coordinate regionalmente", ciò che è compreso nel terzo obiettivo, ovvero l'"uniformare i principi di intervento per necessità immediate tra le varie forze di Polizia ed enti di primo intervento".