Intervista a Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, sul quello che ci riserverà il futuro dopo dodici mesi caratterizzati dalla crisi Covid-19
Il ritorno alla normalità economica e sociale è condizionata dall’evoluzione epidemiologica oltre che dal prosieguo della campagna di vaccinazione. E questo in Ticino come in Svizzera e nel resto del mondo. Il virus Sars-Cov 2 sta tenendo in ostaggio la nostra vita da esattamente un anno ormai. Come oggi, infatti, l’anno scorso fu decretato il primo lockdown della storia recente. Si sta affacciando la bella stagione e il desiderio di ritrovare una normalità perduta si fa sempre più largo nell’opinione pubblica. Abbiamo fatto una chiacchierata ad ampio spettro con il consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia su prospettive e linee di azioni politiche, per quanto possibile, sul dopo pandemia. A quando, per intenderci, anche in Ticino saremo usciti dal lungo tunnel caratterizzato dal Covid-19.
Onorevole Vitta, cosa dobbiamo attenderci per questa estate?
L’auspicio è di un’estate il più possibile normale in cui si possa tornare a godere delle nostre libertà. Se penso allo scorso anno, con le infezioni che si erano praticamente azzerate anche perché con il bel tempo le persone stavano di più all’aria aperta, si spera anche per quest’anno un certo ritorno alla normalità. Quest’anno c’è anche un’arma in più che è data dal vaccino. Con l’aumentare del tasso delle persone immunizzate, anche la pandemia dovrebbe essere meno virulenta. Si spera quindi in un’estate particolarmente positiva per il turismo. Una prospettiva rafforzata anche dalle intenzioni degli ospiti dello scorso anno. Stando a un sondaggio effettuato dall’Agenzia turistica ticinese (Att) è emerso che il 90% di chi lo scorso anno era stato da noi per una vacanza ha dichiarato che quest’anno sarebbe tornato in Ticino. Questo è un dato incoraggiante. Le eventuali limitazioni ai movimenti internazionali e anche un senso d’incertezza a prenotare in posti lontani potrebbero favorire il turismo interno. I turisti di oltre San Gottardo, considereranno il Ticino come meta per trascorrere le vacanze.
Il settore alberghiero, della ristorazione e degli eventi culturali sta pagando il prezzo più elevato dall’ultimo lockdown parziale. Come sta procedendo l’esame delle domande per gli aiuti finanziari stanziati da Confederazione e Cantoni? I cosiddetti casi di rigore.
La macchina amministrativa del Cantone sta girando a pieno regime. I dati più recenti ci indicano che sono già stati erogati oltre 20 milioni di franchi per circa 400 beneficiari. Si tratta di fondi destinati, come previsto dalle direttive federali, a coprire i costi fissi di gestione, tra i quali vi sono anche gli affitti commerciali. Quelli del personale sono invece coperti dalle indennità per lavoro ridotto. Accanto a questi importanti aiuti vi sono anche le indennità perdita di guadagno Ipg Corona. Essendo quello dei casi di rigori un programma ancora aperto ci attendiamo alcune migliaia di domande ulteriori. Complessivamente dall’inizio della pandemia, tra lavoro ridotto, Ipg Corona, crediti agevolati Covid, casi di rigore, rendita ponte e altri aiuti in Ticino sono stati erogati oltre 2 miliardi di franchi. La risposta pubblica per gestire la crisi acuta è stata importante e fondamentale evitando una crisi economica peggiore.
Le autorità federali hanno proposto di aumentare a 10 miliardi la dotazione per questi casi di rigore. Una cifra adeguata?
È positivo che siano stati erogati ulteriori fondi. In particolare bisogna distinguere tre fasce: ci sono 6 miliardi che sono destinati ai casi di rigore per le piccole e medie aziende. Il fatto di avere alzato questa cifra permetterà anche al Canton Ticino di far fronte a un importo complessivo superiore ai 75 milioni di franchi previsti inizialmente. Questo comporterà un aumento anche della partecipazione, inizialmente prevista di 25 milioni di franchi, del Cantone. C’è poi la novità per le aziende che hanno un fatturato annuo superiore ai 5 milioni di franchi. Per queste imprese il Consiglio federale ha destinato 3 miliardi di franchi totalmente presi a carico dalla Confederazione. Infine, è stato stanziato un ulteriore miliardo di franchi a disposizione del Consiglio federale per situazioni particolari. Penso ad esempio al settore turistico congressuale che in Ticino ha subito delle forti ripercussioni che si sono sommate a una Pasqua completamente persa nel 2020. Come Cantone Ticino abbiamo già fatto richiesta al Consiglio federale di poter accedere a questa riserva.
Come giornale riceviamo regolarmente segnalazioni di aziende o di ditte individuali che sono tagliate fuori dagli aiuti perché non rispettano i criteri stabiliti magari per poche migliaia di franchi. Avete una risposta anche per questi imprenditori?
I criteri di accesso agli aiuti per i casi di rigore sono stabiliti dalla legge federale in primis che ne ha delineato i limiti. Come Ticino ci siamo da subito impegnati per accedere ai fondi federali segnalando anche delle casistiche particolari. Penso ad esempio al tema delle aziende costituite dopo il 1° marzo 2020 escluse dagli aiuti federali. Personalmente ho partecipato a più riunioni a livello federale per cercare di spostare questa data limite che è discriminatoria per chi ha comunque avuto il coraggio di pensare al futuro avviando una propria attività imprenditoriale. I segnali che arrivano da Berna sono positivi. L’Assemblea federale potrebbe decidere questo posticipo.
Ma una volta che la spinta degli aiuti pubblici si esaurirà, molti si attendono un aumento dei fallimenti. È un’ipotesi verosimile? Nel senso che la vera crisi economica la vedremo tra più di un anno?
È difficile in questo momento sapere cosa succederà. Per quanto riguarda i fallimenti, nell’ultimo anno non abbiamo registrato un particolare aumento. Questo è però da spiegare in larga misura con le misure messe in campo dall’ente pubblico e i relativi fondi che sono stati erogati. Bisogna sottolineare che il Ticino, grazie a una diversificazione del suo tessuto economico, non dipende solo da alcuni specifici settori. La pandemia sta colpendo in maniera differenziata i diversi settori economici. Vi sono settori più colpiti di altri. La diversificazione del nostro settore economico è quindi di aiuto in questa fase. Bisognerà verificare cosa succederà al momento che la situazione si stabilizzerà in particolare grazie alla diffusione dei vaccini. Una possibile ipotesi è che vi sarà una fase di iniziale euforia con consumi in crescita. D’altra parte ci sono anche delle politiche economiche messe in campo da grosse nazioni, pensiamo agli Stati Uniti, che avranno delle ripercussioni a livello internazionale. Oggi siamo ancora in una fase marcata da grande incertezza e non è quindi possibile fare previsioni accurate. Ritengo fondamentale continuare ad agire in modo unito e coeso, perché questo ci permette di mantenere una visione positiva del futuro che sarà fondamentale, una volta superata la fase più acuta della crisi, per ridare insieme slancio alla nostra economia e più in generale alla nostra società.
Bisognerà vedere come si riposizionerà la struttura economica.
Questa epidemia ha accelerato anche certe tendenze che erano in parte già in atto e quindi porterà a dei cambiamenti che potranno anche essere sfruttati anche in maniera positiva. Penso ad esempio allo sviluppo delle tecnologie per favorire il lavoro a distanza o il commercio elettronico. In alcuni casi, si creeranno delle nuove opportunità in determinati settori, altri dovranno adeguarsi alle nuove esigenze. Il compito dell’ente pubblico è quello di accompagnare questa transizione anche con politiche attive.
Temi toccati anche dal tavolo di lavoro sul futuro economico del Ticino post pandemia?
Da tempo, come Dipartimento, stiamo osservando le tendenze e i cambiamenti strutturali in atto. Il tavolo di lavoro si è riunito più volte e regolarmente dalla primavera dello scorso anno e continuerà a farlo nei prossimi mesi. Tra i temi affrontati vi è quello del lavoro e della formazione; il turismo e la rivoluzione digitale in atto che è stata accelerata dalla pandemia. Ma anche la sostenibilità ambientale e i prodotti a chilometro zero. Temi che sono stati al centro dell’attenzione in questa fase e che si auspica possano trovare continuità nel tempo. Anche sul tema di genere sono state avviati degli approfondimenti che poteranno a elaborare delle misure concrete. Nella fase di emergenza sono già state prese delle misure, penso ad esempio al sostegno per l’apprendistato dei giovani. Una misura questa a cui tengo particolarmente perché permette ai nostri giovani, che stanno soffrendo particolarmente di questa situazione pandemica, di poter costruire il proprio futuro. La situazione è in continua evoluzione e il lavoro del tavolo non si esaurirà presto. L’intento è proprio quello di accompagnare i cambiamenti strutturali condividendo idee e soluzioni all’interno di un gruppo che rappresenta le diverse visioni e sensibilità del nostro Cantone.
Quali sono gli strumenti di politica economica che il Cantone potrebbe mettere in campo per agevolare la ripresa?
Ci sono alcuni ambiti dove l’ente pubblico può intervenire direttamente. Lo abbiamo già fatto deliberando per esempio dei crediti quadro nell’ambito degli investimenti: la manutenzione degli stabili pubblici, per esempio, nella direzione del risparmio energetico e quindi della sostenibilità ambientale. Un tema centrale sarà quello dell’innovazione che era un focus già prima della pandemia. Ci sarà anche tutto il tema della riqualifica professionale di quelle categorie di persone che operano in settori che stanno conoscendo le trasformazioni digitali più incisive. Per questo è importante che il monitoraggio della situazione economica sia continuo. Stiamo pensando anche a delle misure specifiche per il mercato del lavoro cantonale.
Veniamo al capitolo finanze pubbliche. Per i prossimi quattro anni, non correggendo nulla, ci si attende un deficit cumulato di un miliardo di franchi. Dobbiamo attenderci un periodo di rigore finanziario?
Sappiamo che il 2020 e il 2021 sono due anni compromessi da questa situazione che accomuna molti paesi occidentali. Lo si vede a livello federale, nei Cantoni svizzeri e nei Comuni. Per questo abbiamo un regolare contatto con la Sottocommissione delle finanze, presieduta da Michele Guerra, con la quale ci confrontiamo per mantenere un costante aggiornamento dal lato finanziario. Parlare di finanze pubbliche significa interessarsi del patrimonio di tutti i cittadini ticinesi. Il crollo del Prodotto interno lordo (Pil) unito alle spese straordinarie a cui dobbiamo far fronte, genera importanti disavanzi finanziari. Guardando al futuro sarà necessaria una strategia concertata e condivisa con le forze politiche per uscire uniti da questa situazione. Attualmente stiamo attendendo i prossimi aggiornamenti sulle previsioni economiche per poi verificare quale sarà l’impatto sulle finanze pubbliche nel 2021. Questo ci permetterà anche di affrontare il tema sollevato dal Gran Consiglio riguardante l’autofinanziamento negativo che significa doversi indebitare per far fronte alle spese ricorrenti. All’inizio della pandemia le previsioni prevedevano un importante crollo del Pil a livello svizzero. Con il passare dei mesi la situazione è un po’ migliorata anche se l’impatto di questa epidemia a livello economico è estremamente negativo. In questa fase di grande incertezza è da salutare positivamente la disponibilità della Banca nazionale svizzera a distribuire più risorse alla Confederazione e ai Cantoni. Non dobbiamo però illuderci. Sul medio termine non vi sarà un riequilibrio finanziario automatico. Sarà necessario un confronto politico fra le varie forze politiche con un confronto fra chi vorrà favorire delle maggiori entrate e chi invece spingerà per un maggior contenimento delle spese.
Ci aspetterà un decennio di rigore finanziario?
L’intervento dell’ente pubblico in questa fase è stato massiccio. Non è detto che ci vorranno dieci anni per rientrare perché molto dipenderà dalla dinamica economica sulla quale oggi è difficile fare delle previsioni. Un dibattito che si intravvede già a livello nazionale e internazionale a cui non sfuggirà neanche il Canton Ticino è proprio quello di come ritrovare un equilibrio finanziario sul medio termine. La priorità oggi è quella di superare il prima possibile la fase acuta della diffusione di questo virus confidando nei vaccini. Poi, uniti e con quello spirito che ci ha caratterizzati durante la fase acuta della pandemia, potremo affrontare anche il tema delle finanze pubbliche continuando nel contempo anche nella politica di rilancio del Paese.