Ticino

Anche con il ‘giallo’ la Lombardia è lontana

Da domenica e fino al 21 dicembre si potrà attraversare il confine solo con l’esito negativo al test del Covid

(Ti-Press)

Da domani notte la Lombardia cambierà colore: da ‘rossa’ diventerà ‘gialla’. Questo vorrà dire che - nell’ambito delle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 - saranno di nuovo permessi gli spostamenti tra i diversi Comuni all’interno della regione e verso altre zone d’Italia. La situazione sarà in ogni caso temporanea e durerà fino al 21 dicembre, momento in cui entreranno in vigore le misure previste dal Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) ‘natalizio’ più restrittive: una sorta di ‘mini lockdown’ fino al 7 di gennaio. Resterà in vigore il coprifuoco notturno (tra le 22 e le 5, ndr), mentre non sarà vietato visitare parenti e amici (se si trovano all’interno dello stesso comune), anche se le autorità sanitarie raccomandano di non incontrare persone non conviventi.

Cosa cambierà per quanto riguarda gli spostamenti dalla Svizzera verso la Lombardia? Poco o nulla rispetto all’attuale situazione. Il nuovo decreto prevede - da domani e fino al 21 dicembre - la necessità di annunciarsi all’Azienda sanitaria locale (Asl) di riferimento e di presentare l’attestazione di essersi sottoposto a un test, con risultato negativo, nelle 48 ore precedenti. Dalle misure sono esclusi gli spostamenti per lavoro (i lavoratori frontalieri e non solo, ndr) o comprovate esigenze di salute. Le misure non valgono inoltre per chi attraversa il territorio italiano, su mezzo privato, per un periodo di massimo 36 ore (con l’obbligo di lasciare immediatamente il territorio subito dopo o di mettersi in isolamento). Le autorità italiane di polizia di frontiera non hanno ancora ricevuto le circolari di attuazione del Dpcm ‘natalizio’. «Allo stato attuale - ci dichiara un funzionario della polizia di frontiera di Luino - non abbiamo ancora direttive. Se lo spostamento è inteso come quello tra regioni, non ci sarà bisogno di nessun tampone, a meno che non ci sia una permanenza prolungata di oltre 36 ore. Domenica comunque saranno noti i decreti attuativi e le relative circolari». 

Le norme italiane sono di difficile interpretazione anche da questa parte del confine. «Da quello che sappiamo, da domenica 13 dicembre fino al 21 dicembre, noi ticinesi potremo andare in Italia per un giorno o due a patto di avere un tampone al Covid con esito negativo effettuato nelle ultime 48 ore», ci spiega Francesco Quattrini, delegato per le relazioni esterne del Cantone Ticino. Ma qui sorge un problema. In Svizzera il tampone si può fare solo se si presentano sintomi e non viene effettuato su richiesta, a meno di non pagarlo di tasca propria. Nemmeno i test rapidi sono liberamente accessibili. «Lo scopo della norma italiana non è quella di allentare le misure anti-Covid, ma di evitare eccessivi spostamenti. Dal 21, inoltre, in Italia si stringerà ulteriormente», aggiunge Quattrini.

La spesa oltre frontiera, per semplificare, non è di fatto vietata, ma è fortemente ostacolata da norme sanitarie. La libera circolazione (Accordo di Schengen, ndr) non è sospesa, ma fortemente limitata da direttive di salute pubblica e questo in quasi tutta Europa. Il messaggio implicito è abbastanza chiaro: state il più possibile a casa vostra, in attesa di tempi migliori.

L’entrata in Svizzera, dall’Italia, non è impedita legalmente. Quindi, un italiano che attraversa il confine, non per ragioni di lavoro o di salute, può entrare liberamente a meno che non provenga da Stati e regioni con rischio elevato (elenco aggiornato regolarmente da Berna, ndr). «In questo caso è tenuto ad annunciarsi alle autorità sanitarie svizzere e mettersi in autoisolamento. Nel caso del cittadino italiano, lo stesso si troverebbe nella situazione di dover dimostrare di essere negativo al tampone al suo rientro in Italia», commenta Quattrini. Insomma, il gatto che si morde la coda.