Nessuno dei due testi otterrà la maggioranza dei Cantoni. Quella 'Per imprese responsabili' ottiene la maggioranza nel voto popolare
Obiettivo fallito per l'iniziativa "Per imprese responsabili". Il testo, in virtù dell'opposizione di gran parte della Svizzera tedesca, non ottiene la maggioranza dei Cantoni, condizione fondamentale per superare lo scoglio delle urne. E questo nonostante nel voto popolare sia prevalso, seppur di poco, il sì. I sì sono stati infatti 1'299'173 (50.73%) contro 1'261'673 no.
Come ipotizzavano i sondaggi, la votazione federale odierna sul tema si è rivelata un serrato testa a testa, con i due schieramenti molto vicini. Man mano che arrivavano i vari risultati definitivi però, è apparso chiaro che l'esito del voto popolare sarebbe stato solo pura cosmesi.
È solo la decima volta - e la prima dal 2013 - su 637 consultazioni che si verifica questa combinazione particolare, in cui non è sufficiente accaparrarsi la maggioranza alle urne.
Di facile lettura l'analisi a livello regionale. I Cantoni germanofoni, con le sole eccezioni degli urbani Berna, Zurigo e Basilea Città, si sono schierati contro l'iniziativa, depositata nell'ottobre 2016. I più convinti sono stati Svitto (68,4%), Nidvaldo (67,8%) e Appenzello Interno (65,0%). Nei Grigioni la bocciatura (54,2%) è stata meno sonora.
Tolto il bilingue Vallese, la Romandia ha votato compatta sì, in particolare Giura (68,7%), Neuchâtel (64,6%) e Ginevra (64,2%). I Cantoni francofoni sono stati imitati, pur se con percentuali meno nette, dal Ticino (54,2%). A scrutino ultimato sono stati in otto e mezzo (considerando Basilea Città) su 23 ad appoggiare il testo. L'affluenza a livello nazionale si è attestata al 46,5%, un dato nella media.
Ora, a meno che non sia contestato tramite referendum, entrerà in vigore il controprogetto indiretto, adottato dal Parlamento e sostenuto dal Consiglio federale. Esso è considerato "light", anche perché la versione iniziale del Consiglio nazionale, che riprendeva i principali elementi dell'iniziativa, è stata poi annacquata dagli Stati. Il controprogetto definitivo non prevede alcuna responsabilità per le filiali estere, pur spingendo verso una maggiore trasparenza le multinazionali, chiamate a riferire ogni anno sulle politiche in materia di diritti umani e non solo. I nuovi obblighi sono coordinati internazionalmente, contrariamente a quanto previsto dall'iniziativa.
Niente da fare neppure per l'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico": bocciata con il 57,45% di "no" gli svizzeri e da 17 cantoni e un semicantone.
In totale i voti contrari alla modifica costituzionale promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) e dai giovani Verdi sono stati 1'460'755, mentre i favorevoli 1'081'731. Il testo che intendeva proibire alla Banca nazionale svizzera (Bns), alle fondazioni e alle casse pensioni di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro giro d'affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico è stato pesantemente respinto nei cantoni di Nidvaldo (75,18% di "no"), Svitto (74,24%), Obvaldo (72,58%) e Uri e Appenzello Interno (entrambi con il 71,23%). Hanno votato contro il testo anche Ticino e Grigioni rispettivamente nella misura del 55,21% e del 61,26%.
Ad approvare la proposta sono stati, Basilea Città (57,92% di "sì"), Giura (55,01%), Ginevra (53,12%) e Neuchâtel (52,27%).
L'iniziativa chiedeva inoltre che la Confederazione si adoperasse a livello nazionale e internazionale affinché venissero applicate condizioni analoghe a banche e assicurazioni.