Ticino

Preventivo 2021 in aula a dicembre

L’ipotesi di rinviare l’esame dei conti del Cantone a gennaio sembra sfumare. La Gestione è intenzionata a firmare un rapporto unico

Matteo Quadranti, presidente della Gestione (Ti-Press)

Il deficit nei conti del Cantone per il 2021 dovrebbe aggirarsi attorno ai 230 milioni di franchi. Il debito pubblico dovrebbe aumentare in totale, stando al piano finanziario, di un miliardo di franchi nei prossimi quattro anni se non si interverrà in modo corretto per evitare che le finanze pubbliche deraglino completamente. È vero, la crisi economica scatenata dalla pandemia di coronavirus ci ha messo del suo, ma le forze politiche di governo sono tendenzialmente concordi nel cercare di contenere il più possibile l’aumento del disavanzo. «In particolare è il dato sull’autofinanziamento, ora sceso in territorio negativo, a preoccupare», spiega Matteo Quadranti (Plr), presidente della Commissione della gestione del Gran Consiglio che ieri ha sentito Christian Vitta (Dfe) e il presidente del governo Norman Gobbi. Ricordiamo che autofinanziamento negativo (oggi a -22,4 milioni di franchi; -8,7%, ndr) vuol dire semplicemente che lo Stato ricorre al debito per finanziare la spesa corrente. Una tendenza che si vuole correggere, pur con tutti i distinguo posti dai partiti di governo. C’è chi chiede più rigore e chi invece più interventi pubblici. «Le posizioni tra destra e sinistra su questo aspetto rimangono distanti. Sono però ottimista sul fatto che si firmerà un rapporto unico sul messaggio del governo relativo al preventivo 2021», aggiunge Quadranti che precisa che contrariamente alle attese, il documento contabile dovrebbe arrivare all’attenzione del Parlamento entro il prossimo 1° dicembre, come prevede del resto la Legge finanziaria cantonale, e permetterne l’esame nell’ultima seduta dell’anno. «Andare a gennaio significherebbe attivare l’esercizio provvisorio che complicherebbe inutilmente l’iter di approvazione», spiega ancora il presidente della Gestione. Ma c’è un altro aspetto sul quale Quadranti non dispera di trovare unità in seno alla commissione. «Al decreto sul preventivo intendiamo aggiungere un articolo che solleciti il governo a trovare entro il prossimo giugno misure in grado almeno di annullare l'autofinanziamento negativo». «Chiediamo, inoltre, che la Commissione venga coinvolta dal Governo nel corso dei prossimi mesi su questo aspetto», conclude Quadranti.

‘Azzerare l’autofinanziamento negativo entro giugno’

«Dobbiamo comunque darci per il 2021 degli obiettivi finanziari, oltre che di politica sociale ed economica. A preoccupare - aggiunge il capogruppo della Lega Michele Foletti - sono l’autofinanziamento negativo e la perdita di capitale proprio. Bisogna quindi trovare un accordo in Gran Consiglio per arrivare entro la metà del prossimo anno con delle soluzioni che scongiurino quantomeno l'autofinanziamento negativo. L’idea di manovra che si sta profilando, che evidentemente non piace a tutti, è pertanto questa: approviamo il Preventivo così come è e poi con un decreto ci diamo un termine, cioè giugno, per un aggiornamento dei conti con delle proposte che ci permettano di avere almeno un autofinanziamento neutro, non negativo». Di qui il discorso delle priorità e delle proposte pendenti in parlamento per maggiori spese o riduzione delle entrate. «Oggi (ieri, ndr) - riprende Foletti - il presidente della Gestione ha invitato i gruppi a far passare tutti gli atti presentati per capire quali siano quelli superati e quelli che possono essere congelati, ed eventualmente riproposti quando la situazione consentirà di fare ancora determinate politiche, oppure ritirati. Noi abbiamo già dichiarato che in questo momento non voteremo nessuna iniziativa fiscale. Inoltre, siamo per rimettere a posto le finanze con una diminuzione delle spese dello Stato, altri non sono di questo parere: è uno dei temi su cui ci si confronterà».

L’impostazione dei conti, così come suggerito dalla Gestione, trova l’appoggio anche del Ppd. Il deputato Maurizio Agustoni conferma l’ipotesi di arrivare all’autofinanziamento nullo in tempi ragionevoli. «Per questo auspichiamo che il governo faccia delle proposte in tal senso entro la metà dell’anno prossimo coinvolgendo la commissione della gestione». Agustoni, inoltre, chiede di introdurre più flessibilità nelle voci di spesa «dando la possibilità di aumentarle dove è necessario e ridurle dove è possibile». Infine, l’esponente popolare democratico conferma la ‘sospensione’ dell’esame sulle iniziative del suo partito che chiedono di ridurre le imposte di circolazione. «L’esame rimane responsabilmente sospeso almeno fino a quando la situazione finanziaria non migliorerà», conclude Agustoni.

‘Attenzione anche ai bisogni della popolazione’ 

Per il capogruppo Ivo Durisch  «fissare nero su bianco l'obiettivo di azzerare l'autofinanziamento, ora negativo per 22 milioni, è ambizioso, considerato che questo Preventivo non tiene conto di eventuali spese aggiuntive legate alla pandemia: i casi (economici) di rigore, le spese ospedaliere, le perdite accusate dalle ditte di trasporto pubblico. I tagli quindi rischiano di essere più incisivi e dolorosi di quelli necessari per assorbire i citati 22 milioni». Affrontare il Preventivo 2021 «con un approccio finalizzato al risanamento delle finanze cantonali con l’obbiettivo di ridurre servizi o prestazioni è, in un momento di crisi, pericoloso per l'impatto che può avere sulla società. Il Ps auspica che si presti attenzione anche ai bisogni della popolazione - sottolinea Durisch – a seconda dell’evolvere della situazione pandemica e dei suoi impatti sulla società tutta».   

Dice il democentrista Paolo Pamini: «Secondo noi, il disavanzo non deve superare 150 milioni di franchi, che sono già tanti, altrimenti mettiamo strutturalmente a rischio la sostenibilità finanziaria a medio termine. Pertanto vanno limitati circa 100 milioni rispetto ai 230 attuali e il rischio di ulteriori spese extra Covid». L'Udc farà un rapporto di minoranza? «Non serve, basta un emendamento in aula - risponde Pamini -.  Infatti il Gran Consiglio può decretare che la spesa (massima) deve essere minore, poi sta al Consiglio di Stato decidere cosa sacrificare e come travasare i crediti tra le voci di spesa. La responsabilità del governo riguarda i dettagli, quella del parlamento i paletti generali».