ITALIA

Lombardia e Piemonte potrebbero ‘chiudersi’ al Ticino

Se fosse confermata la loro presenza nella lista di regioni che dovranno subire maggiori restrizioni, addio spesa e viaggi. Strade aperte ai frontalieri.

(Ti-Press)
2 novembre 2020
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L’Italia si avvia verso misure sempre più restrittive per contrastare la diffusione del coronavirus, e alcune di esse potrebbero avere un effetto anche sui nostri valichi: Piemonte e Lombardia sono infatti tra le regioni in maggiore difficoltà, e Roma potrebbe decidere di limitare al massimo gli attraversamenti che non siano legati al lavoro transfrontaliero e a motivi di salute.

Domani se ne saprà di più, ma già oggi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha esposto alle Camere le intenzioni del nuovo decreto ministeriale. Alcune restrizioni dovrebbero essere valide sul piano nazionale: già da mercoledì sono previsti un coprifuoco – non si sa ancora a quale ora tra le 18 e le 21 –, l’introduzione dell’insegnamento a distanza nelle scuole superiori al 100%, la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei musei, delle sale scommesse e dei centri commerciali (vi resteranno aperti supermercati, farmacie ed edicole), e infine il dimezzamento del numero di persone trasportabili sui mezzi pubblici.

Dovrebbero esserci ulteriori limitazioni che dipenderanno dalla gravità della situazione a livello locale. Conte ha parlato di diversi “scenari di rischio con misure via via più restrittive”: una specie di ‘rating’ settimanale assegnato a ciascuna regionale. Tutto dipenderà da 21 parametri che servono a valutare la pressione sul sistema sanitario, i contagi, la percentuale di tamponi positivi e l’Rt ('erre con ti'), ovvero l’indice che misura il numero medio delle infezioni generate da ciascun individuo durante il periodo di malattia, e quindi permette di intuirne la rapidità di diffusione.

Cosa succederà?

Per capire con esattezza cosa succederà ai nostri confini occorrerà attendere la pubblicazione del decreto ministeriale. Quello che sappiamo finora è che i dati dei contagi sono poco rassicuranti: 497 ogni 100mila abitanti lombardi nell'ultima settimana, quasi il doppio rispetto alla precedente; 393 in Piemonte, contro i 265 di sette giorni fa. Male anche l'indice Rt, che superando il 2 assegna a entrambe le regioni il peggior risultato a livello nazionale. Potrebbero dunque finire tra le zone alle quali pensa il Presidente del Consiglio quando ipotizza di “porre un limite agli spostamenti da e verso regioni che presentano elevati coefficienti di rischio, salvo che non vi siano comprovate esigenze lavorative, motivi di studio o salute, situazioni di necessità”. Come dire: frontalieri sì; spesa, viaggi e ricongiungimenti no. Sapremo domani in che misura dovremo tornare ai ‘muri’ di questa primavera.

Gobbi: 'Inevitabile impatto sulla frontiera'

«Dipenderà tutto da quello che si leggerà nel decreto», chiosa il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, «ma non penso che si distanzierà molto da quanto uscito sui media: una mobilità interna fortemente limitata, con un inevitabile impatto anche sulla frontiera. Penso in particolar modo al turismo del commercio, da una parte e dall’altra: abbiamo visto anche un forte afflusso di lombardi sui nostri supermercati in questo weekend di nuove limitazioni». Potrebbe diventare nuovamente un problema anche «la gestione degli affetti» – tra coppie e famiglie a cavallo del confine – «visto che non è contemplata nel novero delle ragioni per le quali la mobilità è ammessa».

Rischio lockdown

Secondo ‘La Repubblica’, il rischio per i nostri confinanti è anche quello di un lockdown, non si sa però quanto rigido ed esteso. Stando al ‘Corriere della Sera’, se si dovessero seguire le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità – il massimo organo tecnico-consultivo in Italia quando si parla di salute pubblica – allora si dovrebbero imporre “restrizioni generalizzate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico”, “limitazioni della mobilità da/per le zone interessate”, “chiusura delle strutture scolastiche/universitarie”.

Più in generale, Conte oggi ha parlato di un’Italia "in via di transizione verso lo scenario 4”, quello più grave, nel quale si rischia di perdere completamente il controllo dei contagi.