La lunga e travagliata gestazione della mozione raccontata da Cristina Zanini Barzaghi che ricorda la richiesta presentata da tutte le donne del Cc
L'ultimo tassello del puzzle è la scuola elementare di Viganello. Quando il cantiere sarà ultimato la mensa sarà sul tetto dell'edificio (con vista sul lago), allora, finalmente, il mosaico sarà completato. «Ci son voluti ben 16 anni per portare a casa la richiesta che venne sottoscritta da tutte le donne del Consiglio comunale di Lugano - ricorda la municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi che a quei tempi non faceva ancora parte del legislativo -. La mozione era fortemente voluta per favorire la pari opportunità fra uomini e donne nelle famiglie. Una parità che però è ben lungi dall'essere conquistata. Nel frattempo la situazione è migliorata ma ancora oggi sono soprattutto le donne a farsi carico del doppio ruolo: professionale e quello di accudire i figli (e la casa). Non posso che essere soddisfatta per essere riuscita a dare seguito a una proposta che attendeva una risposta da tanto tempo».
La mozione, lo ricordiamo, risale al settembre 2004 e venne firmata da Simonetta Perucchi Borsa (Ppd), Daniela Baroni (Ps), Francesca Bordoni Brooks (Ppd), Marily Bernasconi (Plr), Maddalena Ermotti-Lepori (Ppd), Cristiana Zenari (Verdi), Alessandra Giezendanner (Plr), Giovanna Viscardi (Plr), Giovanna Bordoni (Plr), Antonella Pan-Fassora (Lega), Claudia Antonella Bosia (Plr). Meno di un anno dopo, era il maggio 2005, la commissione delle Petizioni la preavvisò favorevolmente all'unanimità. Nel 2000 la Commissione federale di coordinamento per le questioni famigliari aveva elaborato delle linee direttrici, tre anni dopo entrò in vigore la legge cantonale sul sostegno delle attività delle famiglie e di protezione dei minorenni. «Agli enti pubblici -, osserva Zanini Barzaghi, era stato espressamente chiesto l’impegno affinché l’offerta di strutture per l’accoglienza dei figli a sostegno delle famiglie venisse potenziata adeguando il processo educativo alla nuova realtà famigliare introducendo mense e doposcuola a orario continuato».
Passò qualche anno e nel 2011 venne istituita una commissione speciale per esaminare il messaggio municipale, fortemente voluto dalle municipali Mariolini e Masoni, con una richiesta di credito di poco meno di nove milioni di franchi. Poi? ll Consiglio comunale di Lugano approvò il progetto nel febbraio del 2013, con un'ampia maggioranza dopo un lungo e animato dibattito. L'accesso al servizio (doposcuola incluso) venne così esteso alle famiglie con un reddito lordo cumulato annuo superiore ai 130'000 franchi. Nello stesso periodo, tutte le donne del Consiglio comunale (Simonetta Perucchi, Daniela Baroni, Francesca Bordoni, Enrica Bianchi, Maddalena Ermotti-Lepori, Luana Casella, Melitta Jalkanen Keller, Giovanna Viscardi, Raffaella Martinelli, Giovanna Bordoni, Deborah Moccetti, Alessandra Noseda, Maruska Ortelli, Laura Tarchini presentarono un'altra mozione che chiedeva alla Città di 'diventare un datore di lavoro pioniere nel campo della conciliabilità lavoro-famiglia'. Successivamente e dopo le elezioni prorogate di un anno tenutesi in aprile, giunse la 'brutta sorpresa' del consuntivo della Città in rosso di oltre 50 milioni di franchi. La situazione impose al Municipio una dieta ferrea e fra le rinunce decise dall'esecutivo a maggioranza nel novembre di quell'anno spiccava anche quella relativa al servizio per tutti senza limite di reddito in contrasto con ciò che chiedeva il legislativo. Si calcolò che la rinuncia avrebbe consentito di risparmiare diversi milioni alla Città e di contenere i costi a circa 220mila franchi l'anno.
«Il Consiglio comunale impose di proseguire comunque con tutti gli investimenti previsti dal messaggio per le strutture previste nelle sedi di Pazzallo, Loreto, Molino Nuovo, Pregassona e Viganello», continua la municipale socialista. E si optò per una sorta di compromesso sfruttando i posti residui, circa un centinaio, che andarono ad aggiungersi ai 400 disponibili e di alzare il limite lordo massimo di reddito da 130mila franchi a 150mila per l’accessibilità al servizio». Non senza polemiche. Ricordiamo le 1'926 firme raccolte dal Ps e dal Pc di Lugano, con il sindacato Vpod, per la petizione 'Mense per tutti', nella quale emerse l'indignazione "per il golpe bianco della maggioranza del Municipio di Lugano che, a causa dell’incapacità di gestire le finanze comunali in questi anni, ha deciso di bloccare il progetto già approvato dal Consiglio comunale di Lugano il 4 febbraio 2013".
«È stato poi approvato un emendamento al preventivo 2015 a favore dell’eliminazione del vincolo di reddito, ciò ci ha permesso di dare celermente risposta a una gran parte delle famiglie che fanno richiesta del servizio. Con la struttura in costruzione a Viganello e quelle già previste nelle nuove scuole a Sonvico e Cadro si completerà l’offerta su tutto il territorio - precisa la municipale socialista -. Posso dire che, durante il Lockdown della scorsa primavera, avere a disposizione questo servizio in (quasi) tutte le sedi si è dimostrato fondamentale ed efficace. Altrimenti avremmo avuto grosse difficoltà nel gestire l'accudimento dei figli di famiglie con entrambi i genitori attivi professionalmente». Allo stato attuale, sono sufficienti in città gli asili nido o ne occorrerebbero altri? «Rispetto alle mense delle scuole, l’offerta di asili nido è scarsa. Abbiamo in città poche strutture sia pubbliche sia private e nel contempo abbiamo diversi edifici idonei dove potremmo crearne delle nuove. Quindi ho recentemente sollecitato i servizi affinché effettuino un sondaggio per verificare l'esigenza. Vogliamo quindi capire se esiste un fabbisogno ed eventualmente in quale zone c'è carenza», risponde Zanini Barzaghi.