Nel dibattito di entrata in materia il Gran Consiglio discute sui conti 2019, con un avanzo di 60,3 milioni. Ma gli interventi sono tutti sui prossimi anni
Il via libera del Gran Consiglio che, verosimilmente, arriverà domani al Consuntivo 2019 sarà da ricordare. Perché di cifre nere per quanto riguarda i conti dello Stato se ne riparlerà tra un bel po’. 60,3 milioni di franchi di avanzo che sono «l’ultimo dolce frutto», avverte a inizio dibattito il relatore del rapporto di maggioranza e presidente della Commissione della gestione Matteo Quadranti. Che annota come «siamo entrati subito nell’era post-Covid 19, e lo sguardo corre necessariamente in avanti. Il preventivo per il 2021 sarà sicuramente un’impresa più ardua». E ci mancherebbe altro, con i 270 milioni di deficit previsti già con l’aggiornamento di agosto del pre consuntivo 2020. Occorrerà «avere una disciplina finanziaria soprattutto in merito alla spesa corrente», perché «le sfide per il futuro non sono poche». Quadranti le snocciola, a partire dalla «spada di Damocle che è il risanamento dell’Istituto di previdenza, mezzo miliardo che desta qualche preoccupazione. Ma ci sono anche sfide già presenti in passato come l’invecchiamento della popolazione, l’esplosione dei costi della salute, la riforma della legge tributaria». Un futuro per il quale il presidente della Gestione auspica dei compromessi, perché «il rapporto di minoranza entra in alcuni dettagli che potevano semplicemente essere sollevati nella discussione sui dipartimenti: l’attenzione a giovani, donne e over 50 sono temi cari a tutti noi. Queste persone non meritano di divenire terreno di caccia elettorale».
«Questo consuntivo per noi non è assolutamente un dolce frutto positivo, perché è anche il risultato di elementi che sono andati a sfavore di famiglie e persone precarie» rileva a stretto giro di posta il capogruppo del Ps Ivo Durisch, relatore del rapporto di minoranza. Per quello che riguarda il futuro, «ben venga un accordo ma basta che non sia a scapito delle persone fragili» rincara. L'avanzo, insomma, «è il risultato di una politica di tagli alle prestazioni e di sgravi che non abbiamo reputato sempre sostenibili, di una politica che non ha voluto mettere al centro i bisogni dei cittadini ma gli sgravi al beneficio di aziende internazionali. Non è questa la strada da seguire». E qual è per il Ps? «Non lasciare indietro nessuno, garantendo un rilancio dell’economia con una forte presenza dello Stato che metta in campo tutti gli strumenti e le risorse per aiutare persone e aziende che soffrono».
Per la capogruppo del Plr Alessandra Gianella i disavanzi previsti per i prossimi anni «sono nubi che rimettono in discussione tutte le nostre certezze, e proprio queste situazioni difficili sono l’occasione per definire delle chiare priorità». Che per i liberali radicali sono «formazione, innovazione e digitalizzazione» con un chiaro avvertimento: «Aumentare le imposte è sbagliato, sarebbe una medicina peggiore del male». Per Gianella «saranno anni impegnativi, sarà fondamentale definire un piano di azione per ridurre il disavanzo, non rendendolo strutturale. E raggiungere un equilibrio finanziario tornando ad avere una visione d’insieme. Senza dimenticare che i debiti contratti oggi sono un peso sulle spalle delle future generazioni».
È un consuntivo «giudicato con la lente distorta del Covid» per il capogruppo leghista Michele Foletti. «Invece che essere felici per i risultati ottenuti siamo tutti preoccupati per la chiusura dei conti di quest’anno e dei prossimi», annota. Aggiungendo come «una corretta disciplina finanziaria per gli investimenti sia necessaria, ma sarà responsabilità di tutti noi essere particolarmente attenti soprattutto nello svolgimento dei lavori commissionali».
«Mai come quest’anno la discussione sul consuntivo ha il sapore dell’anacronismo» esordisce il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni. Che ribadisce come «oggi la priorità non è il riequilibrio immediato dei conti, ma mettere in sicurezza il Ticino dal punto di vista sanitario e dal profilo socioeconomico». Agustoni conferma anche «la contrarietà ad aggravi fiscali, il cui unico risultato sarebbe deprimere il potere d’acquisto e mettere in difficoltà le aziende». Il riequilibrio finanziario «non deve essere un’ossessione feticista, ma un obiettivo cui tendere con lungimiranza. Bisogna tenere d’occhio la spesa corrente rinunciando alle spese non necessarie e a investimenti che non hanno un potenziale sviluppo economico».
La socialista Anna Biscossa è preoccupata per il futuro: «I dati del pre consuntivo 2020 sono allarmanti, e per noi non è solo il Covid a influenzare i numeri ma una fragilità strutturale del cantone e un’economia che devono farci pensare. Esiste un problema di fondo: se le persone non hanno un reddito sufficiente non spendono, è un tema economico non solo sociale».
Sergio Morisoli, capogruppo dell’Udc, afferma dal canto suo che «basterebbe rispondere a una semplice domanda: dopo tutti i soldi spesi dal Cantone, 10 milioni al giorno, i ticinesi ora stanno meglio o peggio rispetto a dieci o quindici anni fa?». E risponde lui: «Stanno peggio, tutti. A partire dal ceto medio, chi non sarà mai ricco e ha paura di diventare povero».
Per la verde Samantha Bourgoin occorrerà «preoccuparsi di territorio, qualità dell’aria, transizione ecologica e con coraggio combattere l’emergenza climatica». Angelica Lepori Sergi (Mps) boccia sonoramente il consuntivo perché figlio «di una politica che si preoccupa soprattutto di risanare le finanze e meno di rispondere alle esigenze dei cittadini». Tamara Merlo (Più donne) sostiene il rapporto di minoranza invitando «a un risanamento che non sia fine a se stesso, gli aiuti dovrebbero essere maggiormente rivolti ai più deboli». Il comunista Massimiliano Ay bacchetta il parlamento perché «la scorsa legislatura è stata bocciata senza troppi complimenti la nostra proposta di legge patrimoniale di solidarietà che avrebbe portato alle casse pubbliche oltre 200 milioni».
Nel suo intervento, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta mostra la «rottura storica» portata ai conti dal coronavirus: «Abbiamo fatto una simulazione, da prendere con le dovute precauzioni: oggi senza questo shock a livello di pre consuntivo senza crisi dovuta al Covid parleremmo di utile di oltre 70 milioni di franchi». Per Vitta «siamo di fronte a una rottura della traiettoria dello sviluppo economico, ci sono settori che hanno conosciuto accelerazione e cambiamenti. Guardando ai preventivi dei prossimi anni dovremo avere un piano d’azione per rimettere in carreggiata le finanze. Se il debito pubblico è fatto per finanziare investimenti è salutare anche in tempi di crisi, ma stiamo attenti: se sul medio termine dobbiamo fare debito per finanziare spese correnti dello Stato diventa un problema. Il nostro auspicio è che le forze politiche possano confrontarsi in modo costruttivo, assumendo un forte senso di responsabilità collettiva con l’obiettivo di superare questo momento delicato».