La proposta di tre granconsiglieri mesolcinesi per ridurre il rischio di altri incidenti frontali
Moderne barriere centrali amovibili (amovibili per consentire l'accesso dei mezzi di soccorso) per ridurre ulteriormente il rischio di collisioni frontali nella galleria autostradale di Roveredo inaugurata nel novembre 2016 e da allora teatro di almeno quattro gravi incidenti, di cui il primo sfociato nel decesso di una incolpevole giubiaschese. È la richiesta che i tre granconsiglieri del Circolo di Roveredo (Samuele Censi di Grono, Nicoletta Noi Togni e Manuel Atanes di San Vittore) sottopongono al governo grigionese e ai parlamentari retici a Berna dopo che l'ultimo frontale dello scorso weekend ha fatto quattro feriti di cui uno grave.
Già in sede di progetto – ricordano i tre deputati a Coira – era stata evidenziata la pericolosità di un'autostrada a quattro corsie che s'immetteva in un tunnel a canna unica. Gli incidenti “sono certamente da ricondurre a disattenzioni e manovre errate da parte dei conducenti, anche perché la situazione attuale non aiuta soprattutto i conducenti in transito che non conoscono territorio e tracciato”. Dopo il primo incidente mortale l'allora consigliere nazionale Marco Chiesa chiese alle autorità federali il potenziamento degli accorgimenti ottici e fisici nel tunnel. L'Ufficio federale delle strade (Ustra) intervenne apportando alcuni correttivi, come la posa degli 'occhi di gatto', dispositivi luminosi che demarcano ancora meglio le due carreggiate. Interventi – lamentano i tre granconsiglieri – che “sono purtroppo risultati un palliativo per la sicurezza. Ora urge trovare nuove soluzioni che permettano di ridurre ulteriormente il ischio di collisioni”. Peraltro dallo stesso Gran Consiglio grigionese non sono mancate critiche sulla situazione presente, con ripetuti inviti al governo retico affinché intervenga nei confronti dell'Ustra.
Quanto all'utilità delle separazioni protettive fra corsie dell'A13 (le quali tuttavia richiederebbero uno spazio centrale che il tunnel in questione rischia attualmente di non disporre) i granconsiglieri rilevano che dove sono state posate, hanno prodotto riduzioni di incidenti gravi, come nel tratto fra Rorè e San Vittore (chiesto dagli stessi Comuni) e qualche anno più tardi a sud del castello di Mesocco dopo richiesta dell'allora Regione Mesolcina. Da qui l'auspicio che un'analoga soluzione, con innovative barriere amovibili, possa essere implementata nei 2,4 chilometri del tunnel di San Fedele: “Moduli che in caso di necessità potrebbero essere abbassati in maniera indipendente per facilitare ad esempio l'accesso dei veicoli di salvataggio”. Una proposta fatta nella convinzione che “agire oggi è consapevolezza, attendere e rimanere in balìa degli eventi equivale a una sconfitta”, concludono Samuele Censi, Manuel Atanes e Nicoletta Noi Togni.