Svizzera, lo ha affermato Stefan Kuster, capo della divisione delle malattie infettive: 'Importante è la capacità di tracciare ogni positivo e i suoi contatti'
«Il tasso di riproduzione del coronavirus in Svizzera il 12 luglio era dell'1,1. Significa che si sta diffondendo, ma non siamo così lontani dal valore chiave di 1», ovvero dal valore che indica una diffusione sotto controllo (meno di 1 significa che l'epidemia è destinata a diminuire). Non si è quindi detto preoccupato Stefan Kuster, Capo della Divisione malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica, anche se da giorni i nuovi casi in Svizzera sfiorano e superano regolarmente la cifra psicologica dei 100. «Non è tanto una cifra precisa a determinare il rischio di una nuova ondata, ma piuttosto la capacità di identificare i malati, di metterli in quarantena e di tracciare i loro contatti. Contiamo che i cantoni siano attrezzati per gestire un numero superiore di casi da sottoporre al 'contact tracing'». Ma attenzione, ha aggiunto vedendo che molte domande riguardavano i casi in arrivo dall'estero, «la maggior parte dei contagi avviene in Svizzera. Non si tratta quindi di casi di importazione. Il virus lo dobbiamo fermare qui a casa nostra».
La maggior parte dei casi si trova nei cantoni di Argovia, Berna, Ginevra, Vaud e Zurigo. Parallelamente al crescente numero di casi, ora è possibile osservare un leggero aumento del numero di ricoveri. Anche nei paesi vicini, il numero di casi è generalmente aumentato negli ultimi sette giorni.
A far discutere, durante l'incontro con la stampa, è stato però l'aggiornamento della lista dei paesi considerati a rischio dalla Confederazione. Quelli, insomma, che impongono ai viaggiatori di ritorno in Svizzera una quarantena di 10 giorni. Da questa notte conterà 15 in più, mentre due (Bielorussia e Svezia) saranno stralciati. «Ciò significa che ci si è rientrato negli ultimi 14 giorni da questi paesi dovrà mettersi in quarantena», ha precisato Kuster, rispondendo con un semplice «così è» quando gli è stato chiesto cosa dovevano pensare coloro che hanno annullato le vacanze in Svezia a causa della sua presenza alla lista.
La lista, che inizialmente si pensava sarebbe stata aggiornata ogni mese, è stata cambiata a poco più di due settimane dalla sua pubblicazione. «La lista sarà aggiornata almeno mensilmente – ha precisato Kuster –. Nella sua compilazione dobbiamo però tenere conto dei cambiamenti della situazione epidemiologica. Dobbiamo saper reagire prontamente».
La lotta al Covid-19 prosegue, dunque. E vi prende parte anche la task force scientifica della Confederazione che dal primo agosto sarà guidata da Martin Ackermann: «La Svizzera è stata molto efficace nella prima fase della pandemia e ora dobbiamo proseguire su questa strada. La domanda principale è come controllare la pandemia, riducendo al massimo gli effetti negativi sulla società e sull'economi», ha commentato Ackermann. Per farlo, ha aggiunto, servirà lavorare sui dati e «fare un grosso sforzo per tenere i nuovi casi il più bassi possibili».