Locarnese

Terre di Pedemonte, referendum sul prepensionamento

Ppd e Plr contrari al contributo straordinario a beneficio dei dipendenti comunali che optano per il collocamento a riposo anzitempo

14 luglio 2020
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"Ingiusto, inutile e insidioso". Sono gli aggettivi scelti dal gruppo Ppd delle Terre di Pedemonte, unitamente alla compagine Plr, per definire la proposta municipale - approvata dal Consiglio comunale lo scorso 15 giugno, a maggioranza - di concedere, ai dipendenti dell'Amministrazione comunale che scelgono di passare, anticipatamente, al beneficio della pensione, un contributo straordinario da versare all'istituto di previdenza sotto forma di riacquisto di anni di partecipazione venuti a mancare. Già la sera della seduta di legislativo, ad onor del vero, gli scambi di opinione tra le parti erano parsi tali da lasciar presagire possibili, ulteriori, sviluppi. Ora, con piglio battagliero, il Ppd e il Plr, hanno deciso di lanciare un referendum per chiamare i cittadini a dire la loro al riguardo di questa decisione, inserita, se le cose non cambieranno in corso d'opera, nel Regolamento organico dei dipendenti (Rod). Nel testo accompagnante la raccolta di firme, i promotori sottolineano come, tra le altre cose, questo contributo straordinario (che può arrivare a un tetto massimo di poco meno di 64mila franchi per il collaboratore che smette di lavorare a 60 anni e con 20 anni di dedizione alla causa del suo datore di lavoro) finirebbe col gravare sulle spalle dei cittadini contribuenti, dal momento che i beneficiari della rendita ponte non avranno contribuito al relativo finanziamento.

L'articolo del Regolamento contestato (71bis), lo ricordiamo, prevede il versamento del contributo corrispondente al massimo del 45% della rendita Avs per ogni anno di pensionamento anticipato, per un massimo di 5 anni di anticipo. Al tetto massimo dell'importo hanno diritto, come detto, i dipendenti con alle spalle almeno 20 anni di "dedizione alla causa"; per ogni anno mancante a questa scadenza la riduzione è del 10%. Se l'interessato non ha raggiunto i 10 anni di lavoro in seno all'Amministrazione al momento del prepensionamento, il diritto al contributo viene meno. 

Spetta al singolo soppesare la propria scelta

"La scelta di smettere di lavorare prima - osservano - è una scelta individuale. Chi la fa deve dunque assumersi anche le conseguenze in termini di riduzione delle prestazioni". Molti di coloro che scelgono l'uscita di scena anticipata, preparano il "terreno" con largo anticipo accantonando risparmi o investendo nel 3°pilastro. "Altri adeguano il proprio tenore di vita e riescono a vivere dignitosamente nonostante il taglio sulle prestazioni massime". Ppd e Plr non ritengono perciò giusto che sia la collettività a dover contribuire, di tasca propria, a colmare questa parte delle prestazioni del dipendente venuta meno. Non regge neppure l'affermazione del Municipio secondo la quale, alla voce "costi del personale", la partenza di un dipendente in là con gli anni viene compensata dall'arrivo di un sostituto giovane, visto che spesso le amministrazioni comunali assumono collaboratori formati, inseriti in classi di stipendio superiori a quelli di un impiegato alle prime armi. "Inoltre non può essere condiviso il fatto che questo risparmio non andrebbe a favore della comunità, bensì in larga misura a favore del singolo collaboratore".

Il passaggio di testimone, 'nessun rischio'

Quanto alla "inutilità" di questa operazione - si legge ancora - "essa non serve a ridurre i rischi di problemi di successione o di perdita di competenze" paventati dall'Esecutivo, ma "semmai li anticipa. Questo rischio dev'essere affrontato con altre misure, ad esempio promuovendo, tra i collaboratori, lo scambio di informazioni, una gestione trasparente e tracciabile delle procedure e un programma di inserimento mirato dei nuovi arrivi". Non da ultimo questa proposta municipale cela "un'insidia": la comunicazione in modo informale tra datore di lavoro e dipendente non è di certo vincolante; che poi avvenga, con largo anticipo (18 mesi) stride con la possibile pretesa di doversi tenere a disposizione per ulteriori 3 mesi dopo la fine del rapporto di lavoro. Oltretutto il fatto che i dettagli dei mesi "supplementari" vengano concordati tra le parti, come indicato dall'Esecutivo, apre uno spiraglio a situazioni non debitamente regolamentate".
Intanto entro il 27 luglio, ai due gruppi politici, serviranno, per la riuscita del referendum, almeno 300 firme.