Dopo il Consorzio, sono intenzionati a procedere con una azione legale pure i Comuni di Chiasso e Balerna. Mentre il Cantone si è già mosso
Trovare un responsabile (forse) sarà una missione (quasi) impossibile, ma questa volta le istituzioni del territorio non hanno nessuna intenzione di lasciar perdere. Stavolta si vuole risalire alla fonte della contaminazione da Pfos, il perfluoro-ottansulfonato, del Pozzo Prà Tiro. Un inquinamento che, sin qui, non ha compromesso la potabilità della falda, ma potrebbe mettere in seria difficoltà l'approvvigionamento idrico del comprensorio. Dopo il Consorzio dell'Azienda Pozzo Prà Tiro, a sporgere denuncia contro ignoti saranno, infatti, anche i due Comuni toccati per territorio, Chiasso e Balerna, che si muoveranno quindi di concerto. Una azione legale che non fa che corroborare quella già formalizzata dall'autorità cantonale. A conti fatti, insomma, a chiedere conto alla Procura saranno quattro querele. La vicenda sta assumendo, dunque, un peso, per certi versi inaspettato. Il che potrebbe pure permettere di scrivere un altro finale rispetto al passato, alla luce delle disavventure che hanno accompagnato alcune delle fonti idriche del Distretto (una su tutte la dismissione del Pozzo Polenta).
D'altro canto, la preoccupazione nel Basso Mendrisiotto c'è eccome. Mentre il caldo ci assedia e i consumi (inevitabilmente) aumentano, la regione rischia di ritrovarsi con l'acqua alla gola. Non perché si alza la falda, bensì perché si prosciugano le riserve. In effetti, riuscire a garantire un approvvigionamento adeguato e di qualità potrebbe divenire sempre più difficile. Senza ignorare che ad attingere dal Pozzo Prà Tiro, d'abitudine, ci sono sei Comuni, con Chiasso e Balerna, Morbio Inferiore, Novazzano, Vacallo e Coldrerio. Comune quest'ultimo, che si è messo al riparo, distribuendo alla popolazione solo acqua proveniente dai pozzi locali e dalla sorgente della Valle della Motta. Il punto, in ogni caso, è che al momento il territorio a sud non può fare meno del Pozzo Prà Tiro, non senza la messa in rete completa degli acquedotti del Distretto, e non senza la captazione a lago. Da queste parti, però, sono ormai 45 anni che se ne parla del cosiddetto acquedotto a lago. Costituito l'Arm, l'Acquedotto, regionale del Mendrisiotto, ora per i tecnici è venuto il memento che i politici passino all'azione. Se è vero che non tutti i nodi dell'operazione sono stati sciolti, è altresì un fatto l'urgenza di garantire a questa terra (e ai suoi abitanti) un'alternativa che vale un diritto: avere accesso all'acqua potabile.
Nel frattempo (e per il momento), i valori dello Pfos restano piuttosto stabili. "Le misure urgenti messe in atto - conferma a 'laRegione' il direttore dell'Age, l'Azienda, acqua, gas ed elettricità di Chiasso, Corrado Noseda, sono riuscite a contenere la presenza della sostanza. Ma tutto questo non ci deve far stare tranquilli". Siccità e caldo uniti alla necessità di usare più acqua potrebbero rivelarsi un mix ad alto rischio, soprattutto per le concentrazioni di Pfos. Tant'è che all'Age sono pronti al peggio, anche se lo si dice sottovoce. Sin qui non si sono mai voluti alimentare gli allarmismi - tanto più in un momento di accresciuta sensibilità a causa del Covid-19 -, ma la situazione è assai delicata. E tutti ne sono consapevoli.
Del resto, ritrovarsi un giorno senza acqua potabile renderebbe ormai ineludibile la gravità di un problema che è reale. Per mettere sul chi va là la popolazione, a breve l'Age diramerà il consueto richiamo a un utilizzo parsimonioso. In questa stagione già particolare per tante ragioni, non ci si potrà permettere di fare spallucce. Questa volta toccherà prendere l'avviso davvero sul serio. O si finirà col pagare pegno.