Svizzera

Berna bacchetta il Ticino: 'Chiusura generalizzata illegale'

Per la Confederazione lo stop generalizzato alle aziende non essenziali non è conforme al diritto superiore. Il divieto di fare spesa per gli anziani, sì

Martin Dumermuth (Keystone)
23 marzo 2020
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La chiusura generalizzata delle aziende non essenziali decisa sabato dal Ticino per combattere il coronavirus è contraria al diritto superiore. E, in particolare, di quanto stabilito dall'ordinanza del Consiglio federale. Indi la misura ticinese non è di principio ammessa dalla Confedarazione. A dirlo è Martin Dumermuth direttore dell'Ufficio federale di giustizia parlando alla stampa. «Stiamo comunque cercando una soluzione assieme al cantone», ha aggiunto. Sul divieto di recarsi a fare spesa per gli over-65 e chi è a rischio, la posizione di Berna è più sfumata: «Da quanto ho capito, non si tratta di un divieto generale e la stessa ordinanza del governo svizzero specifica che i gruppi a rischio e gli anziani devono di preferenza stare a casa», ha commentato Dumermuth. Indi: la misura ticinese non è censurabile. «Lo sarebbe se si trattasse di un divieto assoluto».

Serrata illegale

«Secondo l'ordinanza del Consiglio federale, i cantoni hanno autonomia decisionale su tutto quanto non ha ancora stabilito la Confederazione». Questo non è il caso per quanto riguarda la chiusura delle aziende, visto che Berna ha deciso che tutte le imprese di cui non è stata disposta la chiusura possono tenere aperto a patto di garantire le misure d'igiene e di distanza sociale. «Ai cantoni è data facoltà di chiudere singole aziende dove è dimostrato che le misure non possono essere rispettate», ma non di chiuderle tutte di principio.

«Abbiamo comunicato chiaramente la nostra posizione al Ticino e con loro stiamo discutendo per trovare una soluzione – ha aggiunto Dumermuth -. Il problema non è solo giuridico, però». La chiusura delle aziende, ha fatto capire il capo dell'Ufficio federale di giustizia, potrebbe generare conseguenze per quanto riguarda il lavoro ridotto.

Crescono i contagi in Svizzera

Intanto anche in Svizzera continuano a crescere i casi conclamati di coronavirus: siamo a quota 8'000 test positivi e 70 morti, ha fatto sapere il direttore della Divisione malattie trasmissibili Daniel Koch. «Nei prossimi giorni procederemo a un'analisi precisa di questi dati per capire cosa ci attendiamo in futuro». Koch si è pure espresso sulla crescente pressione ad aumentare il numero di test effettuati sulla popolazione. «Dobbiamo rimanere su questa strategia. Già oggi effettuiamo 6'000 test al giorno ed è già un ritmo elevato. Se dovessimo farne di più, il materiale non basterebbe e il pericolo sarebbe di non riuscire a individuare i casi particolarmente sensibili da isolare».

E sull'ipotesi di bloccare le esportazioni di test da parte di Roche, Koch ha aggiunto: «Una parte del è prodotto qui, e un'altra altrove. Per cui è difficile bloccarli in una nazione. Il nostro obiettivo è comunque innalzare la quantità di materiale».

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