Il Municipio di Riviera imponendo il rispetto del limite produttivo di catrame (abbondantemente superato) sospende la nuova domanda di costruzione
Giro di vite per AlpiAsfalt, sulla quale si riaccendono i riflettori della politica comunale di Riviera e dei servizi cantonali. Sull’impianto di Osogna che produce catrame a nord dell’abitato e che fa parte del gruppo edilizio Ennio Ferrari di Lodrino, uno dei più importanti del Sopraceneri, planano nuovi preoccupati interrogativi relativi all’impatto ambientale, alla salute della popolazione e alla qualità di vita. In un’interpellanza, l’ennesima, depositata in ottobre si parla ancora una volta di “nausea, mal di gola, mal di testa e bruciore agli occhi”. Domande cui sono seguite ulteriori verifiche (dopo quelle già effettuate in passato) che porteranno ora a delle conseguenze. Accogliendo le richieste formulate dagli interpellanti, il Municipio guidato dal sindaco Plr Alberto Pellanda (a suo tempo già sindaco dell’ex Comune di Osogna) ha infatti deciso di incaricare uno specialista esterno di peritare la documentazione prodotta dalla Sa nel corso degli anni a seguito dei vari atti parlamentari; inoltre l’esecutivo ribadisce la volontà di far eseguire verifiche e perizie ambientali a sorpresa (senza preavviso) e a lungo termine; nel frattempo ha intimato due volte (a fine ottobre e a inizio dicembre) un “ordine di limitazione dell’attività affinché sia rispettata la quota di produzione fissata nella licenza edilizia in vigore e pari a 15’000 tonnellate l’anno con riutilizzo di un massimo di croste d’asfalto frantumate pari a 525 tonnellate”; riguardo al superamento dei limiti di produzione – che secondo gli interpellanti avrebbe raggiunto quota 40’000 tonnellate all’anno – il Municipio verificherà col Cantone “l’eventualità di procedere con delle sanzioni”. E intanto (vedi articolo sotto) ha sospeso l’iter per la nuova domanda di costruzione.
A far riaprire il dossier – dopo una prima tornata di verifiche risalente a tre anni fa “cui non è però seguito l’auspicato miglioramento” – sono i consiglieri comunali liberali-radicali Patrizio Pellanda e Alessandro Moro. Entrambi di Osogna, si sono fatti nuovamente portavoce della popolazione locale, tutt’oggi preoccupata delle possibili conseguenze ambientali e sulla qualità di vita generate dall’attività che “da troppo tempo” registra lamentele e sulla quale le autorità si sono già più volte chinate intravedendo, insieme alla ditta, margini di miglioramento tecnici e infrastrutturali. Nella lunga premessa i consiglieri sostengono che “il problema si è acutizzato”. Le “nauseabonde esalazioni” continuano a essere “insopportabili e potenzialmente nocive”. E “a nulla sono servite le ripetute segnalazioni alla ditta”. Nonostante essa abbia “più volte manifestato la volontà di rimediare al grave disturbo” e “individuato nodi causali diversi”, a distanza di tre anni “non sono state ancora trovate soluzioni concrete”. Il previsto innalzamento del camino “non vediamo quali benefici potrebbe portare”, se non “spostare il problema e disperderlo in un raggio più ampio”. Secondo i consiglieri, “indisturbata e nell’illegalità poiché priva di permesso” la ditta “ha aumentato a dismisura la produzione superando le 40’000 tonnellate annue”. “Sarebbe questa l’effettiva volontà di risolvere il problema?”, domandano i consiglieri criticando anche il “tacito avallo del Cantone”. Il Dipartimento del territorio viene criticato “perché ignora i nostri scritti o risponde in modo superficiale limitando il problema ai soli odori omettendo il fulcro delle nostre preoccupazioni: le esalazioni potenzialmente nocive”.
A ciò si aggiunga una tempistica da era geologica: la prima bozza del rapporto d’impatto ambientale commissionato all’AlpiAsfalt nell’ambito della nuova domanda di costruzione per il potenziamento della produzione nel frattempo già avvenuto in assenza di regolare licenza edilizia, “è stata ritenuta lacunosa a fine 2018” dai serviti del Dt, i quali “invece di adottare provvedimenti urgenti hanno concesso una proroga sino a fine ottobre 2019”. Questo ha significato, lamentano i consiglieri, “un altro anno di produzione libera oltre i limiti della licenza vigente”. A far storcere il naso agli interpellanti è anche il fatto che le verifiche ambientali finora eseguite “risultino essere state concordate in anticipo” con la ditta medesima.
Municipio, ditta e Ufficio cantonale dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili (Dipartimento del territorio) hanno risposto alle molte domande poste dai due interpellanti. Quanto alle decisioni dell’esecutivo locale, va aggiunto che in ottobre ha pure sospeso la domanda di costruzione per l’annunciato innalzamento del camino dell’impianto. Questo fintanto che la ditta non chiarirà determinati aspetti tecnici, quali ad esempio le scelte per l’abbattimento degli odori e per la salvaguardia della salute pubblica, e il rapporto d’impatto ambientale; determinante sarà anche la presa di posizione, attesa a inizio 2020, del medico cantonale. Il quale nel 2016 spiegava che le esalazioni prodotte non siano di pericolo per la salute; in quel frangente – lamentano oggi gli interpellanti – la sua valutazione si basava tuttavia sulle analisi delle tre miscele allora note, il cui numero si è scoperto ora essere di 35. A questo riguardo la ditta le elenca rinviando ai risultati delle analisi disponibili in cancelleria comunale e dai quali non emergerebbero anomalie riguardo all’impatto ambientale. Quanto alla critica di lavorare anche di notte, si legge nella risposta fornita da AlpiAsfalt all’interpellanza, “questo dipende dalle richieste dei progetti e dei committenti”. Le miscele vanno infatti preparate poco prima della posa che non di rado viene effettuata nottetempo. Rassicurazioni vengono poi date sul vecchio asfalto e sul pietrame ferroviario: entrambi in certa misura riciclati nell’impianto, potrebbero a mente degli interpellanti contenere sostanze pericolose per la salute: “Prima dell’utilizzo il materiale viene analizzato per verificarne la compatibilità al reimpiego”, scrive AlpiAsfalt rinviando alle analisi sulla presenza dei temuti Pak (idrocarburi policiclici aromatici), i cui risultati appaiono rassicuranti. Punto dolente, il sensibile aumento di produzione: “Inizialmente – spiega la ditta – la produzione era prevista per l’uso esclusivo del settore pavimentazione della Ennio Ferrari Sa. Successivamente, a seguito della partecipazione della stessa a consorzi per importanti cantieri autostradali, vi è stato un aumento come normale conseguenza di questi fatti”. In assenza però di regolare licenza edilizia.
Si chiamano idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) ed essendo cancerogeni non figurano più nella produzione di bitume. Figurandovi però in passato, la domanda è d’obbligo: riciclando il vecchio asfalto, si accresce forse il rischio per la salute degli abitanti prossimi all’impianto? “Essendo risaputo che una sostanza rilevante per la salute pubblica sono gli Ipa – scrive in risposta agli interpellanti l’Ufficio cantonale dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili – oggigiorno i bitumi usati per la produzione di asfalto ne sono liberi”. Con l’utilizzo di riciclato d’asfalto nella produzione di miscele, soprattutto se inserito a caldo, “c’è il pericolo di avere Ipa derivanti da asfalti posati in passato. Ma in Ticino gli asfalti anche datati non presentano Ipa, o solo in quantità irrilevante, e vengono controllati al momento della rimozione del manto stradale”. Le analisi svolte in tutti gli impianti ticinesi dello stesso tipo di quello di Osogna “attestano che le emissioni non presentano Ipa, o solo in quantità largamente sotto i limiti”. Benché questi dati siano ritenuti rassicuranti, “si è ben coscienti – annota il Cantone – delle preoccupazioni della popolazione, che non sono sottovalutate”. Perciò nella seconda metà di quest’anno è stato approntato un monitoraggio di Ipa a sostanze organiche volatili (all’origine dell’odore tipico di bitume) in punti d’esposizione rappresentativi: “I primi risultati – rileva il Cantone – dimostrano l’assenza di Ipa e la presenza di poche sostante organiche, per le quali però non vi sono limiti di legge ma valori indicativi, che in ogni caso sono sempre rispettati”. Tuttavia i valori riscontrati a Osogna “sono, per alcune sostanze, leggermente superiori rispetto a quelli rilevati in un punto neutrale lontano dall’impianto, nel nucleo d’Iragna”. Una valutazione seguirà nel 2020 con misurazioni effettuate durante i periodi di forte produzione.
Ma la possibilità di produrre ben 35 diverse qualità di miscele bituminose, comporta rischi differenti? Le diverse caratteristiche dei vari bitumi, risponde il Cantone, “non implicano variazioni delle eventuali sostanze emesse”, in particolare in occasione dell’immissione di riciclato a freddo; come detto, altri test seguiranno nel 2020, specie per la procedura a caldo. Quanto all’atteggiamento del Municipio di Riviera, il Cantone parla di collaborazione positiva e ritiene importante che ora “attivi la procedura per la domanda di costruzione relativa all’attuazione dei primi provvedimenti e, in un secondo tempo, per la domanda riguardante l’aumento del dimensionamento dell’impianto con relativo rapporto d’impatto ambientale, così da poter ridurre la molestie il prima possibile”.