Ambiente teso all’interno del Corpo. Sotto la lente i comportamenti di un ufficiale e di alcuni agenti. Il Municipio ha avviato una quindicina di inchieste
Comportamenti che superano i limiti del normale rapporto tra ufficiale e subalterno. Un malessere generale che serpeggia da diversi mesi. Attestato. Un licenziamento in tronco avvenuto all’inizio del mese. Una dipendente in malattia a seguito di quella che è stata percepita come un’aggressione verbale. Inchieste amministrative aperte su alcuni agenti in uniforme, come pure quella ordinata dall’esecutivo di Mendrisio nei confronti di un membro del Comando. L’aiuto esterno di una dottoressa del lavoro. E, a questo punto, una domanda: cosa succede all’interno del Corpo di Polizia della Città di Mendrisio? Di certo c’è che, per chi vive il Corpo dall’interno, la misura è colma. Che l’ambiente, nella sede di polizia del Centro di Pronto Intervento, non fosse dei migliori, già si sapeva. E i dipendenti, già lo avevano espresso in un sondaggio anonimo (non obbligatorio, ma al quale aveva risposto oltre il 90% del Corpo) effettuato all’incirca un anno fa allo scopo di comprendere il grado di soddisfazione del personale. Dati alla mano, soltanto una minima percentuale parlava di ambiente di lavoro ‘buono’. Feedback negativo, insomma, determinato soprattutto dal Comando o dai colleghi. Questionario che denunciava una marcata disparità di trattamento oltre a una scarsa valorizzazione ottenuta dai propri superiori. Un proverbiale campanello d’allarme, anche agli occhi dell’esecutivo cittadino, che ha portato – tramite mandato diretto – all’assunzione, esclusivamente per il Corpo di Polizia, di una dottoressa del lavoro. Con un intento ben chiaro: capire come poter correggere la rotta. In tal senso solo il rendiconto finale potrà dare indicazioni. In questi mesi, però, le cose non sembrerebbero essere migliorate. Anzi. Dal Municipio sono state avviate una quindicina di inchieste amministrative nei confronti degli agenti. Azioni che – anche se avviate per giusta causa – testimoniano lo scollamento tra ufficiali e agenti. D’altro canto, però, all’inizio di giugno, è stata aperta un’altra inchiesta amministrativa, questa volta a carico di uno dei quattro membri che compongono il già citato Comando. Un responsabile, insomma. Troppi, a quanto pare, i comportamenti (e gli ordini) discutibili adottati. A tal punto che, in alcuni casi, non ci si nasconde e si parla di vere e proprie vessazioni. Dal chiedere commissioni private durante il tempo di lavoro al farsi venire a prendere al domicilio con un’auto di servizio. Dalle richieste di non far figurare ore straordinarie a veri e propri episodi di nonnismo. O ancora, gesti (e frasi) denigratori volti a rimarcare la differente posizione sulla scala gerarchica. Nel mezzo, ancora una volta, un ambiente già delicato che si logora ulteriormente. A testimonianza di quanto appena scritto vi sono due episodi, verificatisi all’inizio del mese corrente: una destituzione e, citiamo, «una presunta aggressione verbale» da parte, ancora una volta, di un membro del Comando. Il primo caso risale al 2 ottobre quando un agente con decenni di servizio alle spalle, stando a quanto abbiamo potuto ricostruire, è stato prelevato, condotto dai responsabili del Corpo e invitato a dismettere la propria uniforme, prendere i propri effetti personali e lasciare la struttura. Un provvedimento le cui modalità saranno contestate dalla legale dell’(ex) poliziotto.
V’è poi un caso, in qualche modo legato alla destituzione appena descritta, avvenuto qualche giorno più tardi. Durante un colloquio, abbiamo potuto apprendere che una dipendente è stata presa a male parole – si è sentita aggredita verbalmente – anche in questo caso da un ufficiale del comando. Momenti concitati che, ci è stato riferito, hanno causato un forte stress e un trauma alla persona colpita. A tal punto che non si esclude di intraprendere le vie legali. Diverse situazioni, quelle elencate, che consegnano una situazione, all’interno del mondo delle uniformi della Città, alquanto delicata. E su cui si chinerà anche la politica. A partire dalla locale sezione del Ppd, la quale chiederà, a breve, delucidazioni all’esecutivo.
La situazione illustrata nel nostro articolo ha suscitato la reazione del consigliere comunale leghista Massimiliano Robbiani, che oggi ha inoltrato un'interrogazione urgente, seguita dall'interrogazione dei consiglieri comunali Ppd Davide Rossi e Davina Fitas. Entrambe sondano la situazione all'interno della polizia comunale, chiedendo lumi al Municipio di Mendrisio sulla dottoressa del lavoro e su eventuali correttivi apportati o necessari.