In aula penale ex ufficiale della Polizia di Collina d'Oro accusato di favoreggiamento, violazione del segreto d'ufficio e infrazione alle norme della circolazione
È giunta stamane in aula penale la vicenda che ha visto, fra l'altro, una minorenne alla guida di una vettura della polizia. L'imputato è l'ex vice comandante della Polizia Collina d’oro, oggi 38enne attivo nel Corpo di Malcantone ovest che deve rispondere di comportamenti avvenuti quando ancora lavorava per la Comunale di Lugano, nel 2017. All'epoca l'uomo, divorziato dal 2013, aveva allacciato una relazione di natura sessuale con una giovane donna problematica poco più che 16enne. Da allora sono iniziati i suoi guai. A cominciare dall'accusa di favoreggiamento per non aver segnalato ai superiori come avrebbe dovuto che la minorenne (dalla quale nel frattempo si era separato) era alla guida di un'auto di pattuglia di un collega (poliziotto) che lei aveva appena iniziato d frequentare.
Un collega finito anch'esso nei guai per gli stessi motivi ma anche perché accusato di violenza sessuale dalla minorenne che però la settimana scorsa ha ritrattato. Questo aspetto della vicenda ha innescato un battibecco fra il procuratore Arturo Garzoni (che ha ereditato l'inchiesta dall'ex procuratore generale aggiunto Antonio Perugini) e il giudice Mauro Ermani che ha minacciato il pp di una segnalazione alla magistratura per non averlo informato di questo aspetto legato alla vicenda. Un battibecco rientrato dopo la pausa in cui Garzoni ha deciso di ritirarel ’accusa di ripetuto abuso di autorità perché la testimonianza della minorenne non è stata ritenuta credibile. All’imputato si rimproverava di aver concesso alla giovane di fare una perquisizione alla pensilina di Lugano, indossando una polo della Polizia.
L’imputato avrebbe poi violato il segreto d’ufficio rivelando alla nuova compagna (non la minorenne) e alla madre i dettagli di un controllo radar. Un giorno in cui era a casa in malattia ha scritto un messaggio alla partner avvertendola del radar a Cassarate, via delle scuole, poi a Sorengo. L'uomo si è però difeso sostenendo di aver visto per caso sui portali d'informazione il controllo e di averlo segnalato, senza invece esserne venuto a conoscenza per lavoro. Risposta plausibile per il radar di Cassarate, non per quello di Sorengo, dove il controllo è avvenuto due ore dopo il messaggio dell’uomo. IL 38enne accusato di aver scattato dei selfie mentre era alla guida (anche in divisa e sull’auto di servizio) e di aver modificato la sua automobile in modo non conforme per aumentarne la potenza.
Garzoni: 'Da condannare a sei mesi'. Galliani: 'Proglioscimento da tutte le accuse'
Sei mesi di reclusione sospesi con la condizionale per due anni: è la richiesta di pena formulata dal Pp Arturo Garzoni che nella requisitoria ha parlato di una vicenda che "lascia allibiti perché non ci si aspetta un agente che non rispetta la legge". Non solo perché un uomo di 35 anni con una figlia non dovrebbe mettersi con una minorenne due ore dopo averla incontrata e sapendo che era problematica ma perché si è macchiato di una serie di reati coprendo di fatto la ragazzina. Secondo Garzoni, l'imputato si è comportato manifestando "Un preoccupante senso d'impunità". Il presidente della Corte delle assise Correzionali di Lugano, che ha commentato amaramente i comportamenti del poliziotto in qualità di rappresentante dello Stato, ha concesso l'ultima parola all'imputato e lui ha cercato di dare spiegazioni dicendo di aver agito con leggerezza e ha chiesto scusa. Con una sentenza di condanna, il 38enne rischia il posto di lavoro.
L'avvocata Maria Galliani ha invece chiesto il proscioglimento dell'imputato da tutte le accuse. Secondo la legale, il 38enne ha comunque segnalato a un suo pari grado che la ragazza era stata messa alla guida di una vettura della polizia da un suo collega. Ha riconosciuto che i selfie (che configurerebbero il reato di infrazione alle norme della circolazione) non sono stati una grande idea, però, ha sostenuto Galliani, sono stati fatti col telefonino sul cruscotto e non hanno messo in pericolo nessuno. L'avvocata ha contestato anche l'accusa di violazione del segreto d'ufficio perché le informazioni che il suo assistito ha fornito non le ha prese dalla polizia ma erano pubbliche. L'imputato è da prosciogliere anche dall'accusa di stato difettoso dei veicoli perché l'aumento di potenza della sua auto privata, da lui ordinato in una officina italiana, non è stato quantificato.