Partigiano e storica figura del socialismo comasco; fra le cariche assunte negli anni, fu segretario del presidente Sandro Pertini
Agli amici era solito raccontare il suo primo giorno di parlamentare alla Camera dei deputati. "I ragazzi non possono entrare: è quanto mi sono sentito dire dagli uscieri. Avevo 28 anni, ero di gran lunga il più giovane, essendo anche piccolino, ne dimostravo meno. Poi, però, mi hanno lasciato entrare".
Così Renzo Pigni, partigiano, amministratore e politico comasco di lungo corso, scomparso nella notte a 93 anni. Storica figura del socialismo comasco. E' stato segretario del presidente più amato degli italiani, Sandro Pertini negli anni in cui era presidente della Camera. "Mi aveva scelto perché eravamo alti uguali". Buttava sul ridere il gravoso impegno. Ha ricevuto l'Abbondino d'Oro, la massima onorificenza cittadina.
Nell'immediato dopoguerra è stato sindacalista nella Cgil. Poi, parlamentare del Psi alla Camera dal 1953 al 1972. Dal 1951 al 1994 ha fatto parte del Consiglio Comunale di Como. Negli anni Sessanta ha ricoperto la carica di vicesindaco nella giunta di Antonio Spallino, sindaco democristiano, coetaneo. Assieme hanno contribuito allo sviluppo del capoluogo lariano.
Per un anno, dall'ottobre 1992 allo stesso mese del 1993, è stato sindaco di Como, sostenuto da un'ampia coalizione formata da Dc, Psi, Verdi, Pds, con l'apporto esterno del Pri e Psdi. Illuminato e sempre disponibile al dialogo, con avversari e comuni cittadini. I funerali domani a Sant'Orsolo a Como.
Da partigiano non mancava di ricordare che "non è dei fascisti di ieri che si deve avere paura ma di quelli di oggi, e che la libertà e la democrazia non sono beni eterni, che c’è sempre qualcuno che vorrebbe farli sparire e che per questa ragione si deve sempre vigilare".